smell of coffee

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"Come a little bit closer
Don't stay in the shadows my boy
The melody's fading...
Now or never, love will go
I'll be there by your side
Share your fears in the silent redemption
Touch my lips, hold me tight
Live in vanity for a while"

Un'altra fiaba che mi raccontavano spesso quand'ero piccolo raccontava di un bambino che amava l'arte. Amava l'arte in tutte le sue forme, ma in realtà la sua arte preferita era la pittura. Da grande voleva diventare un pittore: si esercitava ogni giorno e mostrava le sue creazioni agli altri. C'era un problema, però. Lui era daltonico. Nonostante tutto, l'istinto e la sua mano lo guidavano verso la scelta dei colori, creando magnifici accostamenti. La scoperta di un talentuosissimo pittore daltonico fu qualcosa di eccezionale; in poco tempo venne sempre più apprezzato, fino a diventare conosciuto il tutto il mondo.

Un giorno, si risvegliò e noto che qualcosa era cambiato. Riusciva finalmente a vedere i colori. Non capiva perché, ma era sicuramente qualcosa di paranormale. Ne era contentissimo: poteva continuare a sviluppare la sua passione e nessuno si sarebbe accorto che lui poteva ora vedere il vero colore delle cose. Ma, quando si mise eccitato all'opera, vide che il colore non veniva come voleva. Le opere finora fatte non lo soddisfavano, anche se di fama mondiale. Non riusciva più a dipingere. In preda alla disperazione, pensava fosse semplicemente un blocco artistico temporaneo; invece non riprese mai più a disegnare. La sua fama, lentamente, calò, e lui fu dimenticato.
Era una cosa davvero triste, e lui cominciò a dubitare di sè stesso. Tutti i ricordi su di lui sparirono, tutti si dimenticarono chi fosse. Quando diceva di essere quel grande pittore, le persone lo guardavano come se fosse pazzo. Nessuno aveva memoria di lui e tutti lo avevano dimenticato. Perciò, morì solo e povero. La morale di questa favola, che mia madre mi ripeteva spesso, stranamente non riuscii a ricordarla. Mi leggeva questa storia quasi tutte le sere, per sette anni di seguito, ripetendomi ogni volta la morale. La sapevo a memoria, ma ora era scomparsa dal mio cervello.

Era un'altra favola catastrofica, una storia per bambini camuffata, con un tocco di magia e un po' di oscurità. Sembrava la classica favoletta dove tutto inizia bene; dopo c'è un problema che, grazie alle qualità del protagonista ed eventualmente con l'aiuto di un altro personaggio, si risolve facilmente. Infine, c'è il finale felice.
Queste storie erano diverse. Iniziavano in un clima normale ma già narravano di tematiche un po' strane, non il solito principe azzurro. Andava tutto bene, poi c'era un picco assurdo e infine, la catastrofe come la morte. Un clima surreale, per una favola per bambini.

Mi svegliai, dopo aver sognato questa favola. Mi era tornata stranamente alla memoria e ora l'avevo sognata. Aprii gli occhi, e sentii un silenzio irreale intorno a me. Mi misi le mani sulla pancia nuda, perché mi faceva male per via della fame. Poi, allungai la mano verso il lato del letto di Wonho, che era ancora tiepido ma vuoto. Sbattei gli occhi e presi il suo cuscino, stringendolo e buttandoci la testa.

Sentii la sua voce, che mi chiamava dolcemente. Alzai la testa, come se avessi udito un richiamo, e sorrisi raggiante sebbene ero ancora mezzo addormentato.
<< Woonhoooo... >> lo chiamai come un bambino alla ricerca dell'affetto della madre. Ridacchiò dolcemente e si chinò, baciandomi sulla fronte. Sentii il forte odore di caffè provenire dalla sua mano e per poco non urtai la tazzina calda.
<< Buongiorno, carino. Dormito bene? >> chiese amorevolmente. Annuii sorridendo e guardai la tazzina.
<< Oh, ma come mai ti piace così tanto il caffè? >> domandai.
Mi guardò male. << Che domanda. Il caffè è arte. >> rispose con tono solenne. Ridacchiai in modo sciocco e strinsi il cuscino.
<< Capisco. >>
Fece una smorfia. << Potresti usare la forza che stai usando per abbracciare quel cuscino per abbracciare me. >>
Lasciai il cuscino e aprii le braccia verso di lui.
<< E allora, vieni qua. >>
Hoseok sorrise e, dopo aver poggiato la tazzina, mi saltò addosso abbracciandomi. Strofinai la guancia contro la sua e lo strinsi forte, cullandolo tra le mie braccia.
<< Ooh, sembri un orsacchiotto! >> osservai infantile.
<< Eh? Perché? >>
<< Sei caldo e morbido. >>
Wonho gonfiò le guance arrossendo e guardando altrove. << No. >> borbottò, e replicai con un sorrisetto divertito.

good morning friend; hyungwonhoWhere stories live. Discover now