don't come easy

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"It was a one-way road for you and I
Yeah, we built this castle based on lies
And now we have hit the point of no return
We crash and we burn, you live and you learn"

Le foglie morte facevano un orribile rumore quando finivano sotto le suole delle scarpe: ecco perché, quando ci camminavo sopra, cercavo di pestarle il meno possibile. Mi metteva soggezione e spesso immaginavo le foglie come esseri umani.

Quando uscii con Wonho, però, non ci feci molto caso, perché ero distratto dai piccoli passerotti che mi mettevano addosso una tristezza immane; erano sì molto graziosi, ma ciò che mi dispiaceva era la loro libertà. Per quanto potesse essere bella, la libertà li rendeva così deboli, indifesi. Io e Wonho camminammo un po' per il paese, parlando, poi ci fermammo al parchetto di quel giorno. Ci sedemmo entrambi sulla panchina nel prato e il mio hyung aveva un'aria terribilmente cupa. Portava il suo solito paio di occhiali dalla montatura chiara e spessa, ma stavolta portava un cappottone rosso lungo fino alle ginocchia e non fino ai piedi. Ci furono diversi minuti di silenzio, poi tentai di rompere il ghiaccio.

<< Ehi, Wonho >> dissi girandomi verso di lui. Rimase fisso a guardare davanti a sè, con uno sguardo cupo.
<< Sai - ho sempre molta voglia di prendere un passeretto e rinchiuderlo nelle mani per proteggerlo. Sono liberi, liberissimi, ma vivono una vita piena di pericoli. Per te, cos'è meglio? La paura o la libertà? >>

Rimase in silenzio, alzando la testa e guardando il cielo.
<< E' meglio avere la libertà. Tutto il resto, alla fine non importa. Non importa se sei da solo, o se hai paura, o se hai degli ostacoli davanti a te. Sei libero, libero di spiccare il volo. Non dipendi da nessuno, se non dal tuo istinto. >> sussurrò, con voce roca. Lo guardai colpito da quella risposta e annuii, spostando lo sguardo. Chiusi gli occhi e rimasi ad ascoltare i suoni della natura, ma improvvisamente sentii una voce dolcissima cantare una melodia: era incantevole, ma molto triste. Aprii gli occhi, e guardai la canzoncina che usciva dalla bocca di Wonho; era lui che stava cantando. Ne fui davvero affascinato, e lo guardai mentre, con gli occhi chiusi, cantava malinconico. Cantava di una bella ragazza, sia dentro che fuori, che per disgrazia perde tutto il suo fascino esteriore e rimane solo con il suo buon carattere. Però, tutte le persone che prima la apprezzavano solo per il suo aspetto cominciano a lasciarla sola. Povera e sola, per quanto umile e speranzosa potesse essere, la disperazione divorò anche lei spingendola al suicidio.
Questa cosa mi mise addosso un gran peso, e capii quanto un singolo sguardo o delle parole potessero cambiare una persona.

La canzone finì tra i singhiozzi. Hoseok stava piangendo leggermente, e lo guardai mentre anche a me scendeva qualche lacrima.
<< Wonho... sei davvero talentuoso. Hai una bellissima voce. >> sussurrai. << Dove hai imparato questa canzone? >> chiesi stupefatto. Si asciugò qualche lacrima che scendeva sul suo viso, e mi guardò intensamente. Rimase un po' a guardarmi.
<< L'ho composta io. >>
<< Davvero? >> esclamai senza riuscire a trattenere la mia sorpresa. << E... come ti è venuta in mente una simile idea? >>

Non rispose, e abbassò la testa: rimase in silenzio mordendosi leggermente l'unghia già mangiucchiata. Non insistetti, ma dopo un po' cominciò a darmi un po' fastidio.
<< Mh? >> lo sollecitai. A quella risposta alzò lo sguardo, fissandomi.
<< E' un fatto successo tanto tempo fa, che conosco bene. >> continuò, riducendo la voce ad un bisbiglio.
<< Oh, e come mai ti sei ispirato a quel fatto? Voglio dire... >> chiesi ancora.
<< Basta. >> mi interruppe Hoseok, e mi ammutolii. Poggiò la schiena alla panchina, e mise le mani sulle ginocchia fissando le nuvole. << Non voglio parlarne più. >>
Rimasi in silenzio, ma poi sospirai e strinsi i pugni.

good morning friend; hyungwonhoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant