■Capitolo due■

958 41 6
                                    

Sono sempre stato gay e Luca lo sa e non mi ha mai discriminato quindi non mi scandalizzai al fatto di avere una cotta verso il mio prof. bello, solare e della nostra età.

Non riuscivo ad ascoltare quello che dicevano i professori nelle ore seguenti e alcune volte perchè mi rompevano, la prof. stronza mi diede una nota, a me che non feci niente.

Ma ormai è di routine, loro ridono e mi deridono nella giornata e poi mi fanno incazzare e pigliare note anche il primo giorno di scuola, ma come ogni anno del tutto.

Però non mi hanno ancora premiato o dato un riconoscimento per aver bestemmiato in classe, o per aver avuto più note di tutti nella storia senza essere bocciato.

Ma la vita è così e suonò la campanella e tutti andarono a farsi giri o andare a casa, e io andai a casa, non avevo voglia di vedere nessuno per adesso.
Poi avevo anche promesso a Luca che venivo a quella festa.

Mentre prendo l'autobus il mio professore è lì insieme a me nella vettura, per la prima volta siamo soli..
Lui guarda il telefono e sorride a volte, quindi presi il mio telefono togliendo luminosità e flash.

Iniziai a scattare delle foto al prof. mentre sorrideva.
Poi notò che lo stavo guardando ma non ci diede peso.

"Professore." Dissi a pugni stretti.

"Dimmi Grassi e visto che non siamo dentro l'istituto chiamami Giovanni." Disse seguito dal suo maledetto sorriso.

"Giovanni..beh che fai sta sera?" Chiesi pentendomi subito.

"Non ho niente in programma." Disse mettendo tutta l'attenzione su di me, mettendo dentro la tasca del pantalone il telefono.

"Vuole venire a una festa? O magari ad andare a fare un giro?" Chiesi e inziai a sentire caldo, molto caldo sulle guancie.

"Accetto però non dirmi dove andremo." Disse con le gote leggermente arrossate.

"Ti vengo a prendere o vieni tu?" Dissi inziando a fare giesti.

"Dove abiti? Io abito in Via Valente 9." Disse appuntando in un foglietto qualcosa.

"Io abito in Via Muratore, nell' appartamento bianco al piano numero 17." Dissi mentre mi passava quel foglietto.

'339******* il mio numero☆'
Lessi sul foglio rimanendo a bocca aperta.

"Andrea stai bene?" Chiese lui guardandomi negli occhi.

"S-si..si!" Risposi balbettando.

"Questa è la mia fermata, poi scrivimi tu chi deve venire  prendere chi, ok?" Chiese salutandomi.

"Va bene a dopo Giova." Dissi ma quando lo vidi dalle ante non ce la feci e lo presi per un polso.

Lo girai verso di me e lo abbracciai facendo scendere una piccola lacrima mentre lui, stupito dal mio gesto ma poi ricambiò subito dopo.

"Non piangere e non soffrire, se non stai bene o ti serve una spalla su cui piangere io ci sono." Disse dandomi una pacca sulla spalla togliendomi poi la striscia della lacrima scesa.

"Grazie G-Giova." Dissi facendo un ultimo contatto con le sue mani veloce in una stretta, per poi metterlo fuori visto che l'autista doveva partire.

Con un sorriso sbiadito e amaro lo salutai col cenno della mano.
E lui ricambiò col suo bellissimo e maledettissimo sorriso.

Mi incamminai verso casa visto che mi dovevo preparare per la festa, o per il giro, e scrivere a Giova, mi fa strano avere così confidenza con un prof. ma è piacevole.

Aprii la porta e scaraventai a terra la cartella con un sorriso da ebete in faccia grazie al mio professore.

Decisi di cucinare vista l'ora e la fame, mi preparai una milanese e patatine con affiancata la coca cola. E in fine perchè ne sentivo il bisogno mi preprai un caffè con la moka ovviamente zuccherato.

Fatto il tutto lavai i piatti, tazzine e cazzate varie così per non avere roba e fosse venuto qualcuno o solo perchè non avevo voglia di pulirli di sicuro dopo.

Mi stravaccai sul divano e decisi di scrivere a Giovanni.

~Inzio Chat~

-Ciao.

-Ciao, Andrea?

Si, come va?

-Bene te?

-Bene, vengo io a prenderti va bene?..

-Va bene a che ora?

-Verso le 21:15

-A dopo Grassi.


-A dopo Leveghi.

~Fine Chat~


Mi batteva il cuore a mille che mi minacciava di uscire dalla cassa toracica da un momento all' altro, mi sentivo felice a pensare a lui e al suo sorriso.. ai suoi occhi.. a tutto di lui.

Di solito non mi innamoro così ma credo che questo sia un vero e proprio colpo di fulmine. Mi ha stragato, maledetto, si è preso il mio cuore in uno sguardo.

Va bene dai..ora devo essere bello, profumato e vestito decente per sta sera.
O almeno per provarci senza farsi notare.

Mi svestii e mi fiondai nella doccia e mi venne un brivido alle goccie calde sulla mia schiena e su tutto il mio corpo.
E non so il motivo ma la mia mente affoscata mi immaginò Giova nudo, dentro la doccia con me.

(Parte hot.)

Lo abbracciai anche se era un immagine del mio soupcountion e mi diceva parole dolci all'orecchio.

L'immagine mentale era talmente vivida che potevo sentire il calore del suo corpo  avvighiato al mio.

L'acqua calda scendeva lungo il suo corpo appannando i ventri della doccia. Mi coprii la bocca con la mano soffocando un lamento, dovevo smetterla e serrai gli occhi scuotendo la testa, ma quando li riaprii l'immagine che avevo concepito era ancora lì, nello spazio vuoto della doccia vicino a me.

Sarebbe stato veloce, solo qualche minuto..
Pensai.

Il mio muro della ragione crollò, e Giova alzò le braccia cingendomi il collo, mentre io immaginavo di prenderlo per i fianchi, portandolo con me alla parete della doccia.

Posizzionai la mano chiusa a pugno sulla punta della mia erezione, sostendendomi con una mano al muro, gli occhi chiusi focalizzati sulle fattezze del professore che ansimava eccitato, chiamandomi per nome e pregandomi di penetrarlo.

Presi un bel respiro, facendo scivolare il pugno lungo l'asta del mio membro immaginando di stare in realtà violando il corpo di Giovanni. Un lamento sconnesso sfuggì dalla sua bocca, mentre osservavo mentalmente il corpo davanti a me...

_Il Professore_ (CamperKiller)Where stories live. Discover now