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Osservo titubante quello che ne è rimasto della sigaretta, cercando il coraggio necessario e me la porto alle labbra per poter prenderne un ultimo tiro.

Arrendendomi al nostro ultimo ricordo, rassegnandomi a vivere anche quest'ultima memoria, lascio uscire la nuvola di fumo.

"...Throwing rocks at your window at midnight
You met me in your backyard that night
In the moonlight you looked just like an angel in disguise
My whole life seemed like a postcard..."

Lanciai il quinto sassolino contro il vetro della finestra, pregando che fosse quella della stanza di Isabel.

«Ma chi è?», sbottò la sua voce, spalancando la finestra per potersi affacciare.

Se fossimo stata una normale coppia, sarebbe potuto sembrare romantico.

La luna che le illuminava il viso la faceva somigliare ad un angelo travestito nonostante i capelli fossero raccolti in una coda praticamente disfatta perché lei, per quanto avrei potuto provare a negarlo e per quanto lei avrebbe provato a sminuirsi, era bella.

Non rientrava nei canoni di perfezioni, (non ci sarebbe mai rientrata, neanche volendo,  o non sarebbe mai stata la Isabel che avevo conosciuto), ma aveva una bellezza geroglifica.

Esteticamente parlando, rientrava in quella categorie chiamate "niente di che": aveva dei comuni occhi nocciola, comuni capelli neri e quasi sempre raccolti di fretta in una coda, un piccolo naso e le labbra sottili.

Chiunque l'avesse incontrata, avrebbe pensato:"É carina, ma c'é di meglio.", pensando a quelle bellezze che saltano subito all'occhio.

Isabel era una bellezza geroglifica perché bisognava saper capire lei e il suo essere grandiosa, e ci si metteva del tempo, parlando specialmente per esperienza personale, ma, una volta capita la sua grandezza, era più bella della bellezza stessa.

Era quel tipo di persona di cui ci sentiamo sinceramente e profondamente fortunati ad avere al proprio fianco, che spesso si tende a sottovalutare perché temiamo che possa rivelarsi essere come tutti gli altri, eppure queste persone riescono a stupirci tutte le volte che siamo sul procinto di arrenderci alla realtà dei fatti.

Quel tipo di persona che crediamo, sappiamo di non meritare.

Quel tipo di persona, forse l'unica nella nostra vita, per cui ci ritroviamo a fare i salti mortali per non ferirla, finendo spesso con lo sbagliare.

Quindi, riprendendo il discorso iniziale, se fossimo stati una normale coppia sarebbe potuto suonare romantico se avessi detto che somigliasse ad un angelo, ma non eravamo né una coppia, né tantomeno normali e quindi non fu per niente romantico.

«È mezzanotte passata!», sbraitò lei, cercando di tenere un tono di voce basso mentre, con espressione scocciata, con una mano si massaggiava la fronte dove l'avevo colpita qualche attimo prima con il sassolino. «Si può sapere cosa diavolo stai facendo?»

«Puoi uscire?», chiesi ignorando le sue imprecazioni.

Lanciò uno sguardo all'interno della stanza prima di rivolgersi di nuovo a me, confusa.

«Devi spacciare?», chiese seriamente preoccupata.

«No.», risposi dopo aver ruotato gli occhi al cielo. «Puoi?», insistetti massaggiandomi il collo con una mano.

Twelve Minutes// Calum Hood Where stories live. Discover now