Addio

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14 Marzo,Tokyo, quartiere di Ikebukuro.

Il sole aveva colorato ogni cosa d'arancione. Era una delle prime giornate in cui le nuvole non avevano intralciato la luce e ora che scendeva la notte, ogni cosa,le macchine, le persone, avevano fretta di tornarsene a casa. Il rumore dei motorini, dei clacson e l'odore penetrante del gas discarico, rendeva il primo impatto, all'uscita della metro, frastornante.

In mezzo al caos e alle vite di persone che scorrevano nel traffico, c'erano due ragazzi, vicino alle scale d'ingresso della metro. Shou non credeva a quello che la sua ragazza gli stava dicendo. Misaki si sentiva in colpa per averlo nascosto fino a quel momento. Se ne sarebbe andata per sempre. Suo padre l'aspettava in Cina e là avrebbe frequentato l'università. L'anno scolastico in Giappone terminava a marzo, e ora che anche gli ultimi esami erano stati fatti, Misaki doveva partire.

Shou le stringeva le braccia, la guardava negli occhi e Misaki piangeva. Le cadde dalle mani il telefono. Non lo raccolse. Alzò invece la mano lasciata ormai vuota, voleva accarezzare il viso di Shou un'ultima volta.

-Perchè Misaki? Lo sapevi ormai da mesi...- disse Shou. Aveva gli occhi lucidi e faticava anche lui a trattenere le lacrime. Da domani non l'avrebbe più vista.

-Se te lo avessi detto... avremmo rovinato quel poco che ci rimaneva...io, non volevo perdere nemmeno un minuto con te- disse lei provando a sfiorare il volto di Shou. Si erano conosciuti un anno prima per caso e si erano piaciuti subito. Shou mollò la presa e annullò il contatto tirandosi indietro. Si sentiva perso. Misaki era stata una delle persone più importanti della sua vita. Si sentiva preso in giro.

Misaki aveva il volto rigato dalle lacrime, gli occhi scuri spenti e lo guardava inerte. Sembrava svuotata. Abbassò la mano rimasta a mezz'aria. Shou manteneva il volto abbassato, i ciuffi neri che gli coprivano gli occhi. Misaki si abbassò a raccogliere il cellulare e nel farlo, notò i pugni contratti di Shou, tremavano. Avrebbe fatto meglio a sparire ora. Avrebbe dovuto semplicemente mandargli un messaggio il giorno dopo, dileguandosi dalla sua vita. Misaki ora guardava per terra, incapace di fare qualsiasi cosa.

Consapevole che quelle sarebbero statele loro ultime parole, che le loro vie per poco tempo si erano incrociate e che entrambi ora salivano su treni diversi, Shou pronunciò le ultime parole di saluto.

-Quest'anno trascorso con te è stato il più bello della mia vita. Non ti dimenticherò-

Shou si avvicinò e Misaki, sorpresa da quelle parole, si lasciò baciare per l'ultima volta. La mano di Shou le stringeva il polso, ma le labbra erano delicate, leggere come se Misaki fosse qualcosa di fragile, ormai rotta e persa per sempre.

Quando il contatto terminò, Shou la guardò per qualche secondo, cercando di ricordare ogni cosa di quel momento. Misaki deglutì, abbassò gli occhi, si staccò e prima che un'ondata di lacrime la travolgesse di fronte a lui. Gli diede le spalle e corse via.

Shou rimase a guardare la figura di Misaki scomparire nell'oscurità della metro. Si promise di ricordarsi ogni cosa di lei: il profumo, la voce, il sorriso. Una parte della sua vita se ne stava andando sotto i suoi occhi. L'unica piccola e magra consolazione era quella busta bianca, che ora stringeva nella tasca destra. Conteneva un biglietto bianco, molto molto speciale.



White DayOù les histoires vivent. Découvrez maintenant