Capitolo 2

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"Vuoi che risponda io?"
Zayn si avvicina a me con l'intento di prendere il mio cellulare, ma io lo allontano dalla sua presa. Sembra restarci male, ma è una questione troppo personale e delicata per lasciarle nelle mani di un ragazzino.

"Ti ringrazio, ma posso cavarmela da sola" sembra deluso dalle mia parole, ma poi si ricompone con la consapevolezza che questi atteggiamenti fanno parte di me da anni, non per nulla mi hanno definita " la ragazza di ghiaccio".

Le persone credono che io non ne sia a conoscenza, ma dopo tanti anni che senti dei bisbigli provenire dalle tue spalle la curiosità ti sollecita ad indagare, così un giorno mi sono nascosta dietro il banco frigo e ho sentito Mika pronunciare il mio nome accompagnato da quella perifrasi.

Inizialmente ci rimasi male, ma poi capii che forse non avevano tutti i torti. In seguito ho sentito commenti poco carini riguardo me, la mia vita da eremita e sulla mia mancanza di tatto.
Non che io sia nata con delle qualità in meno rispetto al genere umano, ma la mia mancanza di umanità è stata la conseguenza di una grande sventura capitatami anni or sono.

Il cellulare squilla interrottamente senza che nessuno riceva una mia risposta dall'altra parte del cellulare, noto che Jake comincia ad irritarsi a causa di questo aggeggio e sono costretta a rispondere.

"Miss Owen" la solita voce maschile, che ho sentito qualche ora fa, pronuncia il mio nome con un pizzico di irritazione nella voce. Avrebbe potuto anche smetterla di chiamarmi se la cosa lo irritava!

"Sì, sono io" non so il perché di quelle parole, ma mi sembravano le più giuste da dire in quel momento.

"Stamattina mi sono dimenticato di ricordarle che ci sono ancora due rette da pagare per il solito mantenimento" ed ecco che la notizia, che avrei voluto evitare, arriva al mio orecchio.

Deglutisco a fatica, la mia gola è asciutta e le mie ghiandole sembrano non voler funzionare a dovere.

"Ha il limite di scadenza per la fine del mese prossimo, sono stato buono sapendo delle sue condizioni, ma oltre quel termine è fuori!".

"Grazie" sono le uniche parole che riesco a dire, ma quando noto che il mio telefono a cominciato a produrre un rumorino continuo capisco che quelle mie parole siano andate al vento. Aveva già riattaccato.

Poso il cellulare in tasca e comincio a mettere ordine dietro al bancone. Spesso incontro lo sguardo di Zayn che cerca di confortarmi, forse ha percepito la mia frustrazione dal mio sbuffare continuo o forse è soltanto preoccupato per la conversazione avvenuta poco fa.

La giornata sembra non finire mai e tocco davvero il fondo quando Jake mi ordina di risistemare la cantina dei vini.

"Jake ma sono le 20:00" spiego " il mio turno è finito" concludo.

"Non credere che quel moccioso mi abbia convinto. Lo so che sei entrata con 10 minuti di ritardo! La cantina è il giusto prezzo da pagare" commenta.

"Ma ci vorrà un'altra ora!" mi lamento.
"Se vuoi tenerti ben stretto il lavoro, dovrai farlo" sentenzia.

Senza degnarlo di uno sguardo mi dirigo verso la porta della cantina con tutto l'occorrente per pulirla. Il caos totale regna in questa area.
È un macello!

Inizio a pulire non dando troppa importanza al senso di nausea e ai continui sbandamenti, finché una volta portato su l'ultima busta di sporcizia cado a terra davanti agli occhi di tutti.

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La luce accecante, che mi abbaglia non appena apro gli occhi, mi costringe spontaneamente a portare un braccio all'altezza della fronte e a ridurre gli occhi in due fessure.

"Ma dove sono?" borbotto.
"Non si preoccupi" la voce calda di un uomo anziano mi solletica l'udito. Riconosci subito quella voce, anche perché è una delle poche persone che mi rivolgerebbe la parola.

Il dottor Thompson sposta la lampada al neon e mi porge una mano per aiutarmi ad alzare da quel lettino.

Adesso riconosco l'uomo davanti a me e il suo studio.
"Venga" mi prende per una mano e mi fa sedere su una sedia, a passi lenti raggiunge la sua postazione dietro la scrivania.

Tossisce e noto che, dall'ultima volta che l'ho visto, ha lasciato crescere la barba. I suoi occhi, contornati da rughe, sembrano essere ogni giorno sempre più stanchi, i movimenti delle sue mani iniziano a sfuggire al suo controllo per l'età che avanza.

"Si sente bene Dottor Thompson?" chiedo gentilmente.
L'uomo alza la testa dalle scartoffie che stava leggendo e mi rivolge uno sguardo premuroso.

"Sono io che dovrei rivolgerle questa domanda, Miss Owen" sentenzia " ma grazie per la premura" dice " sono solo troppo vecchio per tutto questo" conclude gettando i suoi occhiali su cio' che stava leggendo.

"Mi dica lei più tosto" il suo tono è duro " prende i tranquillanti che le ho chiesto?" domanda.

Scuoro la testa in segno negativo.
"Male Miss Owen, molto male!" mi rimprovera.

Se avessi avuto il tempo e i soldi per comprarli l'avrei fatto.

"Non posso prenderli dottore" l'uomo alza la testa e mi fissa.

"E sentiamo perché mai?" chiede.

"Lavoro anche di sera e quei farmaci portano sonnolenza" dichiaro cercando di trovare una giustifica.

Annuisce.
"Allora adesso le prescrivo dei farmaci diversi" dichiara " non dovrebbe avere problemi con questi" afferma.

Annuisco.

"Dottor Thompson" l'infermiera Jesy entra nel grande ufficio " suo figlio è qui" dichiara " e chiede di lei" spiega.

"Lascialo entrare Jesy" afferma l'uomo.
Jesy, dopo aver annuito, si congeda.
Pochi attimi dopo la porta bussa.

Il dottor Thompson mi da la prescrizione dei farmaci e mi raccomanda di prenderli la mattina, più volte mi ricorda di prenderli con la consapevolezza che forse non lo farò.

"Sì, non si preoccupi!" mento.
Annuisce.

Qualcuno bussa di nuovo alla porta, ma l'uomo non ci fa caso.

"Deve mantenere una dieta equilibrata e mangi più proteine" specifica " ha bisogno di nutrirsi come si deve signorina" se ne avessi il tempo ...

Un altro tocco.

"Ci si vede Miss Owen e per qualsiasi cosa mi chiami" afferma " ha fatto davvero preoccupare quel povero ragazzo. Come si chiamava? Aspetti!" cerca di ricordare.

"Zayn" dico e lui annuisce.

La porta si spalanca all'improvviso mostrando la figura di un uomo possente ed elegante.

"Daren non ti ho insegnato l'educazione?!" sentenzia l'uomo anziano.

"Papà dove hai lasciato il tuo apparecchio acustico?" lo prende in giro il nuovo arrivato.

#SPAZIOAUTRICE
Ed ecco anche il secondo capitolo. Spero vi piaccia.
Xoxo

The One Who Makes Me Feel... Where stories live. Discover now