Parte senza titolo 5

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Per un attimo ho persino il sospetto di avere immaginato tutto, ma, proprio in quel momento, Claudio fa capolino dalla porta.

"Ti sei svegliato finalmente?!" ed intanto, con la mano poggiata sulla mia fronte, controlla che la febbre sia passata. "Non sei ancora del tutto sfebbrato, ma è evidente che tu stia meglio! Adesso preparo un po' di tè caldo con i biscotti e poi prendi l'antibiotico", mi dice.

"Claudio non c'è bisogno che tu rimanga qui. Posso benissimo alzarmi e fare tutto da solo" gli rispondo cercando di alzarmi dal letto. Ma lui mi blocca con decisione, costringendomi a tornare giù e, fulminandomi con lo sguardo esclama: "Mettiti in quella tua testa dura che non ho alcuna intenzione di andarmene da qui! Lo so che sai cavartela benissimo senza l'aiuto di nessuno, ma adesso non sei solo!".

Mi dice questa cosa con assoluta naturalezza, come se fosse la cosa più normale del mondo, ma non può neanche immaginare quanto male mi facciano queste parole, quanto, in un'altra vita, abbia aspettato per sentirle pronunciare. Fortunatamente però non se ne accorge e così, soddisfatto per la mia capitolazione, va in cucina a preparare il tè.

*********

Claudio si prende cura di me per tutto il giorno e sembra davvero infaticabile. Ha ricevuto una miriade di telefonate: non fa in tempo a chiudere una conversazione, che immediatamente ne avvia un'altra ed intanto prepara da mangiare, sistema le medicine che devo prendere, mi sistema i cuscini perché possa stare più comodo.

Soltanto nel tardo pomeriggio riesce finalmente a fermarsi. Così, avvicina la poltrona accanto a letto e si rilassa un po'. Vorrei chiedergli qualcosa di lui, ma non ci riesco. Non voglio essere invadente e, soprattutto, non voglio conoscerlo. Non voglio scoprire una persona alla quale potrei persino affezionarmi.

Purtroppo, però, avevo fatto i conti senza l'oste.

A Claudio, infatti, non sembra importare che io lo ignori, che non gli chieda niente. Lui ha deciso che deve raccontarmi di sé e lo fa senza farsi troppi problemi. Scopro, quindi, che è il proprietario di una società, la "WhiteHouse", che produce arredi per la casa. Ha acquistato la maggioranza delle quote cinque anni fa ed ora la società è tutta sua. Mi racconta del suo lavoro con evidente orgoglio ed io penso che abbia ragione ad essere soddisfatto. Ad appena 29 anni ha una società tutta sua, che gestisce da solo con ammirevoli risultati.

Ovviamente, come invero avrei dovuto facilmente aspettarmi, mi chiede di me: "E tu cosa fai? Di cosa ti occupi? Come mai ti sei trasferito a Parma? E prima dove vivevi? Ti trovi bene qui? Ti piace vivere in questa città?". Mi ha praticamente travolto con le sue innumerevoli domande. Questo però mi consente di essere abbastanza evasivo ed infatti mi limito a raccontargli che sono arrivato qui un mese e mezzo fa, che mi sono trasferito perché volevo cambiare aria e che lavoro al "Piatto del giorno". Lui conosce il posto ma non ci ha mai mangiato ed aggiunge: "Adesso che so che il cuoco sei tu sarò costretto a provare la cucina di questo posto".

Io però lo tranquillizzo rispondendogli caustico: "Non disturbarti! Sopravviveremo alla tua assenza!!".

"Sono contento di sapere che stai meglio! Se l'acidità che ti contraddistingue è tornata, allora il peggio è passato" mi dice in un botta e risposta ed io sorrido prima di dirgli che è tardi: "È giunta l'ora di togliere le tende vicino!".

Sono le 22 passate quando finalmente Claudio, anche se un po' riluttante, torna casa a riposare ed io, rimasto solo nel mio appartamento, finisco per ripensare alla giornata appena trascorsa. Ripenso a Claudio e penso che in fondo non è poi così male. Che avevo sbagliato a giudicarlo. Che non è solo un sorriso beota. Anzi, a dirla tutta, non è affatto un sorriso beota. È intelligente, è ironico, è arguto, ma soprattutto sembra buono.

Solo che non appena formulo questo pensiero mi autocensuro immediatamente. "Mario non fare cazzate!" mi ripeto, "hai già fatto una volta la stronzata di fidarti! Non capiterà più".

Ma non faccio neanche in tempo a mettere a fuoco il campanello d'allarme che ha appena risuonato nella mia testa, che sento il telefono squillare. Mi è arrivato un messaggio. Sarà Matteo che vorrà sapere come sto, visto il modo in cui sono andato via dopo avermi comunicato che sarebbero partiti.

"Vicino scassacazzo, quiè il vicino strafigo che ti parla. Se dovessi avere bisogno di me fai unosquillo. E non fare il supereroe...si vede che non sei capace!". Mentre leggo ilmessaggio non posso fare a meno di sorridere. Claudio – che deve aver preso ilmio numero mentre dormivo - è davvero un rompicoglioni, un dito! Ma stoiniziando ad apprezzare la sua positività ... "Ma che cazzo dici Mario??? Ma tisei rincoglionito??? Non provarci nemmeno ad affezionarti a lui!!" dico fra mee me, sperando che questi auto-cazziatoni mentali sortiscano un qualche effettoed intanto cerco di tranquillizzarmi pensando che Claudio neanche lo conosco eche l'unica cosa che in questo momento mi induce ad essere "generoso" nei suoiconfronti è che è oggettivamente bellissimo. Ma so bene che un corpo, perquanto spettacolare, se rimane vuoto non può rappresentare un pericolo per me.    



Insegnami ad amarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora