08: La voce degli dei

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Nota introduttiva: c'è stato un CAMBIO NOME. Yacop Ned'deq, il Marah, è diventato Yecob... presto modificherò il nome anche nei capitoli precedenti!        





Le guardie sembrarono sorprese nel vederlo di fronte al corridoio che portava alle stanze del Marah, ma lo lasciarono passare e confabularono tra loro non appena lo videro distante. Era quasi un anno che Gideon non rivolgeva a suo padre alcuna parola, da quando si era rifiutato di riprendere a combattere per lui.

Yecob lo accolse in vestaglia, scacciando in malo modo una delle sue concubine più giovani e si sedette allo scrittorio. Il volto pallido non tradiva alcuna espressione, ma i tratti affilati del viso si distesero un poco nel vederlo. Gli occhi, scuri e insondabili come quelli di Caleb, si spalancarono, sorpresi.

"Cosa può averti spinto fin qui, mi chiedo. E di notte, per giunta!" esordì suo padre, grattandosi il mento irsuto. "Hai forse ritrovato il senno?"

Gideon serrò i pugni. Un tempo aveva amato quell'uomo, ricordò, ma da diversi anni il posto occupato da lui nel suo cuore era stato preso da qualcun altro.

"Se sei venuto a dirmi che partirai per andare a cercare di nuovo quella ragazzina... puoi risparmiare il fiato!" esclamò il Marah impugnando uno stiletto e tagliando la busta di una lettera. "Sciocca e viziata com'era, come pensi che sia sopravvissuta al mondo vero, selvaggio e brutale? Se non l'ha uccisa qualche balordo starà vagabondando nei bassofondi: affamata, sudicia e infreddolita." Si appoggiò allo schienale della sedia, aspettando con stanca pazienza una risposta.

"Probabilmente avete ragione" concesse Gideon, reprimendo la rabbia che sentiva nel petto. Non voleva immaginare così la vita di Elhara, ma quelle elencate dal padre erano tutte esperienze che lei poteva aver vissuto davvero.

"Il suo destino non è più affar nostro. Inoltre, a dispetto delle ultime voci, sono ancora convinto che la ragazza sia morta. Ho fatto mettere su di lei una taglia da cinquantamila corion, come volevi, dunque non puoi rinfacciarmi nulla."

Gideon si appoggiò al muro. "E... io vi ringrazio per questo."

Il Marah batté le mani in un lento applauso derisorio. "La discussione sta progredendo in modo insperato. Hai finalmente deciso che non spenderai il resto della vita a cercare un fantasma? Dopo cinque anni mi chiedo se il dio Karus abbia finalmente accolto le mie preghiere" disse tagliente.

"Non saprei dirvi, padre."

Jecob si chinò su una mappa geografica e calcò la linea di demarcazione che divideva Pars dal territorio di Salot, le dieci città indipendenti.

"Tuttavia, ho un annuncio da fare. Ho fatto un sogno prima di recarmi da voi" proseguì Gideon, drizzando la schiena. L'espressione del Marah si fece interessata. "Mi trovavo in un campo di battaglia ed ero circondato dai cadaveri del nostro esercito. Vi era una pianura piena di corpi martoriati e fiori di Arthesia."

"Arthesia, dici?" Le labbra di suo padre si schiusero in una smorfia infastidita.

Con quello dettaglio Gideon sapeva bene che l'attenzione del padre era ormai totalmente sua. C'era un solo luogo che corrispondeva alla descrizione, la valle che precedeva l'ingresso al regno della regina Nefher.

Proseguì, mentre lo sguardo si perdeva verso il mare e le stelle che brillavano sopra quella massa oscura. "I demoni imperversavano ovunque e molti erano chini sui morti e ne bevevano il sangue."

"Sciocchezze. I demoni non si nutrono di sangue, per quanto il popolo ami diffondere simili storie" fu la secca replica.

Lui non ci badò e proseguì. "I Mille cadevano come statuine di vetro di fronte agli avversari." Per un attimo, suo padre sembrò quasi impallidire. "E poi un drago è sceso dal cielo, vomitando fiamme tutto attorno. I nemici bruciavano e la nostra bandiera si levava alta da quel mare di fuoco." Fece una pausa, quasi aspettandosi che il Marah gli ridesse in faccia.

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⏰ Cập nhật Lần cuối: Jun 19, 2017 ⏰

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