02: Candidata

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Il sole sorgeva ormai alto, quando Dhana si arrischiò ad avvicinarsi a Graf. Caleb l'aveva lasciata subito dopo averla riportata al campo e l'unico suo ordine era stato quello di rimanere in luoghi dove potesse essere sorvegliarla.

Gli schiavi e i minatori avevano già terminato un primo turno lavorativo e attorno si sentivano i colpi ritmati dei picconi nella roccia. I secchi e i vagoncini di ferro pieni di damantis salivano e scendevano dalla montagna senza fine.

Il regno di Pars era prosperato grazie a quel minerale e il Marah era solito vantarsi delle inesauribili risorse sotterranee. Per proteggere quel tesoro venivano impiegati solo schiavi, controllati a vista e impossibilitati a svelare l'ubicazione delle miniere, mentre i soldati erano sottoposti a rigide imposizioni. I nemici del Marah avrebbero pagato qualsiasi cifra per conoscere l'ubicazione del damantis, l'unica arma efficace contro la magia. L'esportazione di quest'ultimo era aumentata vertiginosamente dopo la scomparsa dei draghi, come se gli umani temessero ritorsioni per quanto successo. Avevano costruito arsenali di spade, lance e punte di freccia capaci di interferire con la magia e le creature nate da essa.

Ed era per quella ragione che si era unita agli schiavi della miniera. Si era vista costretta a farlo per sfuggire all'elfo che da tempo la inseguiva nei suoi viaggi solitari.

In quelle due settimane da schiava, il damantis aveva indebolito sia lei che Lazhar, ma allo stesso tempo aveva fatto perdere le sue tracce al cacciatore di taglie.

Quella decisione, al limite della follia, le era costata cara.

I primi giorni erano stati i peggiori mentre, intrappolata nelle gallerie della miniera, il damantis incombeva su di lei stringendole i polmoni in una morsa soffocante. Il suo corpo si era abituato a quella presenza costante con una lentezza esasperante e proprio quando aveva pianificato la fuga, i suoi piani erano stati distrutti da una ribellione sedata sul nascere.

Dhana chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Si concentrò sul suo vero obiettivo, quello che l'aveva spinta così a sud del continente: un drago, un sopravvissuto alla caduta di Menfhis, che si diceva trovarsi a Valantia.

La speranza e la pazzia di quel pensiero le avevano dato la forza di sopravvivere alle insidie celate nella Valle del Crepuscolo. Come fosse possibile che un drago ancora vivesse non lo sapeva, ma aveva avuto il bisogno di aggrapparsi a quella tenue illusione.

Con rapidi movimenti legò i capelli in una treccia. Erano sporchi e, come lei, puzzavano. Di quello doveva dar atto alle parole di Caleb. A Menfhis aveva odiato le cameriere che ogni giorno si presentavano nella sua camera per lavarla da cima a fondo e all'epoca non avrebbe mai detto che un simile trattamento un giorno le sarebbe potuto mancare..

Si fermò davanti a Graf. Lo schiavo aveva le mani legate ed era ricoperto di sangue ormai rappreso che seccandosi aveva assunto una colorazione nerastra.

Accanto c'era una tinozza d'acqua, che lei prese e utilizzò per ripulirlo come meglio poté. Le braccia erano piene di tagli e contusioni, mentre il volto e il collo erano ricoperti di ematomi violacei.

Un soldato le scoccò un'occhiata piena di disgusto.

"Perché stai facendo questo?"

Dhana ebbe un sussulto quando Graf le pose la domanda. "Non amo vedere le persone che soffrono senza tentare di alleviarne il dolore." Erano parole sincere, ma era una verità che aveva appreso in modo egoistico. Quante volte aveva desiderato che qualcuno si prendesse cura di lei quando Menfhis era caduta? C'era stato il generale Brom, certo, ma era stata una presenza discontinua e l'aveva presa con sé più per dovere che vero affetto. Le aveva voluto bene, a modo suo, e Dhana aveva ricambiato, ma non era mai stato la spalla sulla quale lei avrebbe voluto piangere e sfogare il suo dolore.

Ehorin-La stirpe spezzataWhere stories live. Discover now