Viaggio

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La mattina seguente, abbassate le tapparelle, scocciato il vetro, fatto lo zaino, indossato il parka arancione, Gualtiero esce di casa, chiude ogni serratura della porta, scende le scale, torna davanti alla porta, controlla d'averla chiusa bene, scende di nuovo le scale, esce dal portone, entra nella nebbia, sale sul taxi.
"Aeroporto di Linate, grazie."
Il taxi parte.
Una Fiat Panda gialla sguscia via dal parcheggio e si accoda, prendendo la scia della macchina bianca di semaforo in semaforo, di curva in curva, fino a sbucare in tangenziale, dalla corsia di sorpasso a quella d'uscita.
Gualtiero scende dal taxi, sgancia i contanti e con lo zaino in spalla entra in aeroporto.
La Fiat Panda trova parcheggio.
Escono quattro uomini pelati in scala d'altezza, dal più piccolo e grasso al più alto e magro. 
Quattro occhiali da sole sportivi, quattro giacche nere, quattro camicie bianche, quattro pantaloni neri e otto mocassini bianchi.
Nessuna valigia, nessuno zaino in spalla.
Entrano comunque in aeroporto.
Passato il check-in, Gualtiero entra nell'aereo per Tokyo, pieno di passeggeri giapponesi, lui si siede al suo posto, accanto a una famiglia giapponese di cinque persone.
I quattro pelati si siedono sette posti dietro di lui, rimanendo in silenzio, lo sguardo nascosto dagli occhiali da sole.
L'aereo inizialmente non si muove, rimane nella pista oltre l'orario di partenza, i passeggeri cominciano a lamentarsi del ritardo di qui, ritardo di là, poi il velivolo si muove, prende la rincorsa, sempre più rapida, sempre più potente, finché le ali non flettono.
Ora l'uomo vola senza ali, un miracolo, ma nessuno pare entusiasta.
Pochi, come i quattro pelati, sono indifferenti.
Alcuni, come Gualtiero, sono terrorizzati.
Tutti, comunque, stanno seduti con le cinture allacciate, a guardare il vuoto.
Raggiunti i diecimila metri d'altezza, le cinture vengono slacciate, i bambini cominciano a piangere, la gente riprende a lamentarsi, chiede di mangiare, chiede il sacchetto per vomitare, ascolta musica dalle cuffiette, legge il giornale.
Gualtiero, ancora un po' scosso dal miracolo dell'uomo volante, decide di tranquillizzarsi meditando un po', perciò impacchettato nel sedile mette dritta la schiena, chiude gli occhi, espira lentamente, fino all'ultima molecola d'aria condizionata, poi inspira, e il suo petto si gonfia, si sgonfia, si gonfia e si sgonfia, sentendo l'emozione allontanarsi mentre pensa "Io non sono questo, né quello. Non sono mio padre, né mia madre, né il figlio, né il mio corpo, non sono l'aereo, non sono l'aria condizionata, non sono il bambino che strilla, non sono il sedile su cui siedo, non sono il cielo, né la terra, non sono il film, né lo spettatore, non sono gli auricolari né la loro musica, non sono il nauseato, né il sacchetto che sta usando, non sono il pilota che guida, né la hostess che lo aiuta, non sono il tipo che si lamenta, non sono la tipa che continua a parlare, non sono la lampadina accesa o spenta, non sono quello che già russa, né quello che fotografa fuori dal finestrino, non sono la mia valigia, non sono il viaggio, non sono l'uomo che mi spintona, non sono la hostess che mi chiede Signore, tutto a posto?, non sono l'uomo che urla Sono un dottore!, nemmeno il secondo che urla Anch'io sono un dottore!, nemmeno il terzo che urla Io sono un dentista!, nemmeno la donna laureata in economia, nemmeno l'avvocatessa, nemmeno quello delle assicurazioni, nemmeno i disoccupati, non sono le mani del dottore che mi alzano la maglietta, che mi schiacciano il petto, non sono gli schiaffi che ricevo in faccia dalla hostess preoccupata, tutto è Dio, io non sono Dio ma sono tutto, ma dopo il tutto, che succede?"
Ed ecco che di sua spontanea volontà Gualtiero torna tra i comuni mortali destandosi all'improvviso, ma a tutto l'equipaggio è parso d'aver visto un dottore giapponese rianimare un vecchio obeso occidentale con un abile quanto eroico massaggio cardiaco sulla passerella d'un aereo in volo.
Gualtiero pensa "Non sono arrabbiato." anche se aveva appena iniziato a provare l'estasi meditativa, si ripete "Non sono arrabbiato".
Ringrazia il dottore, dicendo "Mi ha salvato la vita.", tenendosi per sé il fatto che in realtà stava meditando, contento del fatto che quel dottore, oggi e nel futuro, per questo momento si sentirà un eroe, e al mondo gli eroi possono sempre servire, dunque si risiede sul suo sedile, lasciandosi trattare come un ditino malato dal personale dell'aereo.
Il volo riprende la rotta, tutto procede e procederà bene per le prossime quattordici, quindici, sedici ore di dormita e ozio.
Dopo diciassette ore di viaggio, quasi diciotto emmezzo, spettatore passivo della noia e delle lamentele dei passeggeri, Gualtiero si trova nel guazzabuglio tecnologico di Tokyo, i semafori scandiscono alla perfezione flussi infiniti di lavoratori e macchine, non c'è tempo per distinguerli, non c'è tempo per respirare e per pensare, proprio come in Occidente.
Prende un taxi.
Una Fiat Panda azzurra si accoda.
I quattro pelati con gli occhiali da sole seguono il taxi e insieme escono da Tokyo, tagliando per le campagne autunnali rosse e marroni, fermandosi dal benzinaio.
Poi s'immergono di nuovo sui monti un po' innevati, sulle stradine ripide delle montagne bianche affrontando curve a gomito, curve larghe, a destra e a sinistra, fermandosi ancora dal benzinaio.
Dopo un'ora emmezza di viaggio raggiungono la destinazione, ovvero una colonna di antichi gradini rocciosi che si gettano in una fitta vegetazione che sale su-su fino in cima a una grossa montagna, dove la neve abbraccia le rocce.
Gualtiero paga il tassista, muovendo i primi passi verso la lunga scalinata per il Tempio Akira.
La Fiat Panda azzurra viene parcheggiata davanti ai gradini.
I quattro pelati scendono dalle loro auto.
In giapponese, quello più basso e grasso dice una cosa come "Ora non ho voglia di fare tutti questi gradini. Facciamoli più tardi. Hai una birra?"
E quello più alto e magro dice una cosa come "Non siamo passati al supermercato."
Rimangono in silenzio, il vento ulula, i quattro si coprono il collo.
Il più basso e grasso dice "Andiamo al supermercato, allora."

Dream ThreeWhere stories live. Discover now