Chiamata all'avventura

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È Occidentale, ma si sente Orientale.
Musica Gagaku irradia le sue quattro mura ricoperte dal legno, separate da paraventi in carta di riso ricamati con rami e fiori di ciliegio primaverili.
Le sue dita paiono legnose, grosse, volgari, invece nei fatti sono agili, danzano dinamiche, con le forbici fendono un po' lì e un po' là, seguendo un disegno preciso attorno alla chioma di quell'arbusto in miniatura che tutti conoscono come Bonsai.
È così concentrato nel gesto che non immaginerebbe mai di essere Gualtiero Bianchi, di avere sessantanove anni, di essere milanese, vedovo e diabetico.
Lui, potando il bonsai, pota la sua anima dal desiderio e dall'odio, determinato a fuggire dall'illusione della vecchiaia e dalla morte,
non sta pensando a chi è, cosa ha fatto e cosa farà, l'importante è il gesto nel suo presente, che in quel preciso istante è fatto d'un'estasi senza precedenti, in cui tutto pare in armonia, dove se le forbici si avvicinano all'ultimo rametto da potare, i flauti traversi soffiano ballerini, se le lame giungono aperte sul legno vivo, grappoli di note scivolano via dall'organo a bocca, se le lame prendono le distanze, i tamburi accelerano il passo, come se tutto fosse pronto per l'ultima sforbiciata prima della fine, finché
lo strillo d'un vetro rotto,
lo strappo del paravento bucato,
il pianto del vaso antico frantumato.
Il Gong finale della musica Gagaku.
Gualtiero c'impiega qualche secondo a elaborare.
Qualcuno ha lanciato un sasso in casa sua.
Prima sulla finestra, poi sul paravento, infine sul bonsai.
"...Ma che cazzo...?!" commenta sbalordito, guardando il bonsai schiacciato a terra dal grosso mattone rosso.
Gualtiero corre alla finestra, s'affaccia, per strada non c'è nessuno.
Poi il trillo del campanello, il sobbalzo, il "Chi è?" e la mancata risposta.
Apre la porta, che la catenella blocca praticamente subito.
Dalla fessura vede due cinesi, o koreani, certamente non giapponesi, sicuramente orientali, uno in giacca e cravatta visibilmente felice, l'altro in giacca di pelle gialla e casco azzurro visibilmente triste, stanno coi piedi sullo zerbino, in silenzio, sguardo leggermente assente puntato verso Gualtiero, che dopo qualche secondo di disagio chiede "Posso esservi utile?"
Il cinese in giacca e cravatta attacca con "È lei Gualtiero Bianchi?"
"A volte sì." sospira il sessantenne.
"Piacere, sono Davide Liang, traduttore dell'avvocato Rui Wu, residente a Tokyo, qui presente per rappresentare le ultime volontà di Akira Sama, scomparso tre giorni fa."
"Oh, che notizia orribile." dice Gualtiero, liberando la porta dalla catena, facendo un piccolo inchino al traduttore felice e all'avvocato triste, che a loro volta s'inchinano.
L'avvocato Wu sospira e parte a parlare in un vorticoso giapponese probabilmente erudito, dal tono certamente monocorde, e nel mentre estrae dalla tasca della giacca di pelle gialla una lettera grigia, sigillata, che porge a Gualtiero mentre il traduttore aggiunge "Questa lettera è per lei."
Gualtiero prende un po' stranito la lettera, la osserva, poi assorto dice "Sono sconvolto. Davvero sconvolto. Akira Sama era un vero amico. Che notizia orribile. Prego-prego, entrate, offro del thè".
I due giapponesi entrano nella casa orientale di Gualtiero, l'avvocato Wu parla in giapponese, il traduttore rende comprensibile con "Mr. Wu dice che ha proprio una casa accogliente."
"Oh, lo ringrazi, lo ringrazi tanto, ma in realtà non è come dovrebbe essere." dice Gualtiero, facendoli accomodare in salotto, dove la finestra è ancora rotta, il paravento di carta è bucato, dove il bonsai sta ancora sotto il mattone.
"Mi hanno appena lanciato un sasso dentro casa."
"Ma veramente?" chiede impressionato il traduttore, riferendo il tutto all'avvocato, che comincia a parlare in giapponese.
Dieci minuti dopo Liang traduce con "Mr. Wu è dispiaciuto per quest'atto vandalico. Mi ha chiesto anche Ma lei che lavoro fa?"
E Gualtiero, assorto, in cerca delle tazze "Oh, beh, nessuno in particolare. Prendo ciò che capita. Prima facevo qualcosa, aggiustavo e vendevo bici, cose del genere, ma ora prendo ciò che capita."
Gualtiero viene tradotto, l'avvocato prima sospira, poi comincia un assolo monocorde giapponese.
Dieci minuti dopo il traduttore fa "L'avvocato chiede Cosa intende? Dovrà pur mantenersi, no?"
Gualtiero trova tre tazze, e un po' assorto "Ciò che mi capita spesso sono i bonsai. Io sto fermo, loro arrivano da me. Forse sanno che li tratto bene. Forse no. Io li curo, i proprietari mi pagano. Che thè preferite?"
Il traduttore guarda il bonsai spalmato a terra, poi riferisce all'avvocato, l'avvocato sospira, poi risponde, il traduttore ripete "Thè Nero."
"Ah, ho solo Thé Verde."
L'avvocato si fa tradurre con "Va bene lo stesso."
Ora l'acqua è sul fuoco, Gualtiero cambia disco, mette la seconda parte della musica Gagaku, illustra casa agli ospiti, poi il fischio del bollitore, le tazze vuote e piene.
Ora i tre stanno in ginocchio davanti al tavolo, soffiano sui draghi di vapore, fanno il primo sorso accanto al bonsai spalmato a terra, l'avvocato, triste e monocorde fa il burattinaio con il traduttore, "Buono questo thè."
"Avevamo la stessa età, io e Akira. Che brutta notizia."
"L'avvocato apprezza il suo thè, e la esorta ad aprire la busta."
"Oh, devo aprirla ora?"
"Dice di sì, così lo mette a verbale."
"A verbale?"
"Sì, più o meno significa questo quel che mi ha detto."
"Chiaro. Va bene. Se devo aprirla ora, la apro. Uuh, che brutta notizia, proprio. Sconvolto. Ha un taglia carte?"
"No."
"E l'avvocato?"
Il traduttore chiede, l'avvocato dissente.
Gualtiero usa il lato opposto del cucchiaino, spacchetta la lettera piegata, la dispiega con gentilezza e la legge ad alta voce, o almeno tenta, perché in realtà è scritto in giapponese, dunque lo sottopone alla traduzione del traduttore, che legge "Ciao Gualtiero, sento che raggiungerò l'eternità molto presto, quando accadrà voglio che ti venga consegnato ciò che mi ha portato alle più belle illuminazioni mai avute. Il Mame Bonsai è tuo."
Gualtiero rimane immobile, ghiacciato dalla notizia.
I due giapponesi, un po' imbalsamati dalla curiosità, sorseggiano il thè attendendo la risposta che arriva dopo un paio di minuti "Dove me lo metto il Mame? Vale più di questo palazzo, quell'albero. Non posso tenerlo qui, dove mi lanciano i sassi in casa. No, non se ne parla, non posso accettare, glielo dica." chiede Gualtiero al traduttore, che riferisce, ascolta ciò che dice l'avvocato, poi traduce con "L'avvocato dice che Non può rifiutare. Disonora la richiesta ultima d'un amico."
"Era un maestro, oltre che amico."
"A maggior ragione, no?"
"E poi dov'è il Mame?"
"Non lo so."
"Ma lei è il traduttore, no?"
"Esatto."
"E perché mai dovrebbe conoscere quest'informazione?"
"Lo dico anche io."
"Allora lo chieda all'avvocato, no?"
"Oh, certo" dice il traduttore, stupito della semplicità della cosa, così chiede all'avvocato, che comincia a parlare.
Dieci minuti dopo Liang lo traduce con "Il Mame sta in Giappone, dove c'è la residenza di Akira Sama. E che in tal caso deve venire a prenderselo."
"Cosa?"
"Mi sa proprio che deve andare in Giappone."
"Fino a lì?"
"Già." annuisce il traduttore.
"Fino al tempio?"
"Già." annuisce il traduttore assieme all'avvocato, che beve l'ultimo sorso di thè, poi si alza, fa un inchino, comincia a parlare.
Dieci minuti dopo il traduttore lo interpreta con "Ora dobbiamo andare. La veglia funebre è tra due giorni. Ci vediamo lì. Cioè, voi due vi vedrete in Giappone, perché io rimango qui, in Italia, invece. Perché sono nato qui, io."
"Ah davvero?"
"Già. Non che le interessi. Va bene, comunque. La ringraziamo per l'ospitalità, davvero, ha proprio una bella casa, lo pensa l'avvocato, lo penso io. Non si scomodi ad alzarsi, andiamo noi alla porta."
"Sì, ma dovrò alzarmi per chiudere, quindi se aspettate un momento..."
"Eh, abbiamo altri sei appuntamenti.  Comunque, posso farle una domanda?"
"Ma certo."
"A cosa sta pensando?"
"Scusi?"
"Sta pensando a qualcosa?"
"In che senso?" chiede Gualtiero, stranito.
"Pare sempre un po'... sa, no? Assorto."
Silenzio.
"No, evidentemente sembra, me lo dicono in tanti, ma in realtà è solo la mia faccia." risponde Gualtiero, un po' assorto.
Liang sorride con "Ah, okay. Allora arrivederci, grazie per il thè, arrivederci, arrivederci..."
Chiudono la porta, e Gualtiero rimane con la lettera aperta sul tavolo, con un Bonsai da raggiungere su un altro continente, con nessuna voglia di muoversi da casa.
Pensa L'universo è strano, oggi.
Si alza lentamente, prende scopa e paletta, raccoglie da terra i cocci del vaso e la terra e le foglie e i rami e i frammenti della finestra, buttando tutto in un sacchetto, che poi lascia accanto alla porta.
Raccoglie il suo bonsai tutto accartocciato, lo travasa con gentilezza.
Sa che il suo piccolo albero non sarà più come prima.
Forse l'universo gli sta spifferando qualcosa.
Forse gli spiffera vento, vento dalla finestra rotta.
Si sdraia sul divano.
Una volta era il più comodo divano del mondo.

Dream ThreeWhere stories live. Discover now