16. Dimentica tutto

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{Vorrei che ascoltaste The Night We Met di Lord Huron nel punto in cui verranno aggiunti i tre asterischi. Esempio: ***}

J u s t i n

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Non riuscii a credere ai miei occhi. Lydia era proprio lì, di fronte a me, nell'appartamento del mio migliore amico. Gran parte del suo corpo ricoperto di colore, proprio come Noah. Cosa avrei dovuto pensare? Soprattutto, cosa avrei dovuto fare? Andare via oppure rimanere. Non avevo altra via di scampo. 

Fulminai con lo sguardo Lydia: più che avercela con lei, stavo odiando me stesso per averla lasciata. Non avevo avuto il coraggio di risponderle, di riferirle i miei sentimenti. Avevo avuto paura, come un comune codardo. Quegli occhi mi avevano spaventato, la sincerità che era trapelata dalle parole della sua dichiarazione erano state in grado di intimorire anche un uomo come me. Mi spaventava il fatto di non essere in grado di darle quello che meritava, di prendere con me il suo amore e prendermene cura. 

Tutto era ancora avvolto nel mistero, sarebbe stata felice al mio fianco? Vicino all'uomo che aveva dimenticato ogni momento trascorso insieme.

Noah tossì leggermente, interrompendo il nostro contatto visivo. Mi voltai verso di lui, con una mano grattò la nuca, impacciato.

"Di cosa hai bisogno?" chiese.

Pareva avesse fretta di tornare dentro la sua stanza, insieme a Lydia, la donna che aveva ammesso di amarmi. La ragazza che io avevo amato, pur non ricordandolo. 

"Pareri" risposi semplicemente, sorridendo appena. "Ma non vorrei interrompervi, tornerò in un secondo momento" dissi poco dopo, spostando nuovamente il mio sguardo verso Lydia.

Ella abbassò lo sguardo e morse il labbro inferiore, io cercai di non dare a vedere la mia amarezza. Mi ero recato a casa di Noah per raccontargli tutto, esprimere le mie emozioni, chiedere dei consigli. Era pur sempre il mio migliore amico, lui avrebbe potuto aiutarmi a fare chiarezza nella mia mente. Peccato che in quel momento, Noah mi stava incasinando le idee il doppio.

L'uomo dai capelli ricci si voltò verso Lydia, la quale non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo né per guardare me, né per guardare lui. 

"Scusatemi per il disturbo" strinsi i denti. Avrei voluto con tutto il cuore scansare Noah, afferrare la mano di Lydia e portarla via con me.

Gridarle contro di avermi ferito, sentirmi in colpa per non averle risposto, dirle finalmente la verità e fare l'amore fino allo sfinimento. Tutto quello che riuscii a fare però fu voltarmi e andare via, dando le spalle a due delle persone più importanti della mia vita. Non mi sentivo tradito, in fin dei conti il problema ero io. 

"Justin!" mi apostrofò Noah quando già stavo scendo le scale. Mi voltai guardandolo appena negli occhi. "Chiamami quando vuoi" 

Io annuii e gli sorrisi: strinsi i denti e scesi velocemente le scale, percependo un vuoto nel petto. Avrei dovuto immaginarlo, prima che io ci perdessi la testa. Il suo ti amo però mi aveva stupito, quelle due parole mi avevano fatto sentire vivo per una volta. Ma Lydia non era un oggetto, non era un'appartenenza. Non avrei mai potuto impedirle di vedere Noah né tanto meno imporle di stare con me. Mi aveva illuso? Sicuramente. Sarebbe stato difficile fidarmi di nuovo.

The Feeling 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora