08. Ancora non riesco a dimenticarti

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❀ L y d i a 

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Lo sguardo di mia madre bruciava addosso alla mia figura. Eravamo entrambe sedute a tavola, ero riuscita nella grande impresa di preparare un cena con i fiocchi. I mesi trascorsi da sola a Londra mi avevano aiutata molto, soprattutto sul fattore cucina. 

Non capivo però a cosa fosse dovuta tanta tensione, perché ci fosse silenzio: gli unici  suoni udibili erano le posate che battevano contro i piatti di cocci, per il resto io tenni lo sguardo basso tutto il tempo. Percepivo però i suoi occhi puntati su di me, intenti a seguire i miei movimenti meccanici. Sperai con tutta me stessa che proferisse parola il prima possibile e per fortuna, le mie preghiere vennero ascoltare. Tossì leggermente per richiamare l'attenzione, io puntai i miei occhi nei suoi.

"Come stai?" mi domandò di punto in bianco. Una domanda del genere me l'aspettavo, soprattutto da parte sua.

Come stavo? Avrei potuto mentirle, dirle che ogni cosa andava per il verso giusto. Eppure da quando ero tornata in Canada, i ricordi avevano ripreso a tormentarmi. Tutto, in quella cittadina, mi raccontava qualcosa. Mi portava indietro nel tempo.

Avrei potuto invece dirle che la notte non dormivo perché avevo la testa affollata di pensieri, che la voglia di tornare a Londra e scappare di nuovo cresceva giorno dopo giorno. Non stavo bene, questo era evidente. Ero confusa, avevo bisogno di capire. Avrei potuto sfogarmi con lei, raccontarle del mio grande amore e spiegarle il perché della mia necessità di andare via. 

"Sto bene" mentii. 

Lei si zittì, mi fissò intensamente e poggiò la forchetta nel piatto, successivamente pulì le labbra con un tovagliolo.

"Lydia, se c'è qualcosa che ti turba, ti prego di dirmelo" disse preoccupata. 

Io non ebbi il coraggio di guardarla negli occhi, sapevo che sarei potuta cedere se lo avessi fatto. Come avrei fatto a spiegarle che il mio dolore era causato dall'amore distrutto per un uomo poco più piccolo di lei? 

"Cosa ti fa pensare che ci sia qualcosa che mi turba?" domandai bevendo dell'acqua minerale.

"Da quando sei tornata ti ho vista...assente" sussurrò appena l'ultima parola. Aveva paura di una mia reazione improvvisa di disapprovazione, non le avrei ma urlato contro. Lei non c'entrava niente. 

"Sono solo stanca" effettivamente lo ero. Sia fisicamente che psicologicamente. 

Lei sospirò arrendevolmente: erano passati gli anni in cui mi confidavo con lei. Ero cresciuta, questo non lo avrebbe mai accettato. In fin dei conti era ancora mia madre, per lei sarei rimasta sempre una ragazzina con le labbra ricoperte di lucidalabbra glitterato e lunghi capelli biondi. Il mio cambiamento era più che evidente, questo lo aveva destabilizzata. La Lydia di un tempo era scomparsa, eppure una parte di lei continuava a vivere nascosta dentro al mio animo. Non le avrei mai permesso di uscire allo scoperto. 

Mia madre si alzò da tavola, poggiò il tovagliolo sul tavolo e mi sorrise leggermente.

"Vado a riposare, è stata una lunga giornata. Grazie per l'ottima cena" la sua voce era carica di tristezza. Non volevo che mia madre stesse male a causa mia, avevo venti anni, sapevo cavarmela da sola. 

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