Capitolo 3: Metafisica musicale

1 0 0
                                    

Annabel sorrideva, sorrideva felice, mentre il plettro che teneva fra le dita pizzicava, con virtuoso talento, le corde della chitarra che teneva in mano.

Teneva gli occhi chiusi, muovendo la testa a tempo e sussurrando, impercettibile, le parole della melodia che stava andando a creare.

I mossi boccoli castani le ondeggiavano sul viso, mentre con il piede sinistro batteva ogni battito, sulla secca erba del prato ove sedeva all'ombra di un salice.

Il cielo era sempre più plumbeo, e cominciò a tirare un freddo vento di burrasca. Tuttavia, Annabel sembrò non farci caso: ne' ai primi tuoni lontani, ne' alle virulente folate, neppure alle prime gocce di pioggia, e al conseguente rumore di gente che correva per cercarsi un riparo.

Era unicamente concentrata sulla meravigliosa melodia che stava creando, sulle emozioni che le provocava ogni nota, ogni accordo, ogni vibrazione... si sentiva percorsa da un fremito, ogni volta che terminava una battuta e si apprestava a cominciarne un'altra...

Era in quei surreali momenti, quand'era un tutt'uno con la musica e con la propria chitarra, avulsa dal triste e decadente mondo che la circondava in ogni dove, che sentiva che le note erano più che semplici suoni...

La fanciulla scosse leggermente il capo, continuando solerte e sorridente a tenere il tempo nonostante la fredda acqua stesse iniziando a grondargli dai capelli.

Nono, non erano solo suoni... erano come... come chiavi, chiavi di lettura per capire la realtà nella sua essenza, nel suo noumeno... per cogliere una briciola, anche minuscola, di verità cosmica...

Broom!

Un violentò tuonò rimbombò nell'aria.

"!"

Annabel sgranò di colpo gli occhi, spaventata.

La melodia si era interrotta, per un'istante aveva smesso di suonare... e tanto era bastato a riportarla alla cruda realtà!

La ragazza si guardò intorno, battendo le palpebre un'attimo frstornata: era lì, a inzupparsi sotto la pioggia all'ombra del salice, mentre l'aria rimbombava di tuoni.

"Etciù!!" starnutì, iniziando a tremare.

Subito la fanciulla prese la propria roba e iniziò a correre sotto il portico più vicino.

"C-Cristo!! S-sono proprio u-una deficiente!! Etciù!!" balbettò starnutendo, iniziando a battere i denti dal freddo mentre l'acqua iniziava sgradevolmente a penetrargli sotto la variopinta maglietta.

Finalmente riuscì a ripararsi sotto una piccola e angusta via commerciale, adiacente a un piccolo bar che dava sulla strada

Si guardò: era lì, completamente fradicia e grondante d'acqua sporca, tremolante e infreddolita, con il naso gocciolante e costipato di muco...

Distrutta dalla corsa, dalla pioggia e dallo spavento, si sedette traballante su una panchina lì vicino.

Fu percorsa da un virulento brivido di freddo, mettendosi le mani in viso tentando d'impedire che, dalla frangetta, l'acqua gli colasse ulteriormente negli occhi.

Rimase così qualche minuto, a tirare su col naso tremando, autocommiserandosi.

Attorno, l'impietoso diluvio continuava a imperversare.

-

Ventuno osservò, torvo e malcontento, la pioggia scendere copiosamente sulla vetrina del caffè ove si era rifugiato, non appena notate le prime avvisaglie di tempesta.

Seduto davanti a una fumante tazza di caffè caldo, il professore maledisse quello schifoso clima autunnale: in quel momento, invece che stare seduto a gozzovigliare, sarebbe dovuto andare dal secondo potenziale membro della sua equipe, e invece...

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: May 18, 2017 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Gli Argonauti dell'Oceano IndianoWhere stories live. Discover now