I. Happy 2017

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Il liquido spumoso all'interno del calice ondeggiava a ritmo della mia mano. La mia attenzione era rivolta alle bollicine che piano piano risalivano dal fondo della coppa di champagne fino ad arrivare sulla superficie.
Mancava poco più di un'ora alla mezzanotte e la serata non poteva essere peggiore di com'era. Lì, sul terrazzo del Luxury Hotel di Los Angeles, le famiglie più in vista della società si erano riunite per un inutile incontro per festeggiare l'arrivo del nuovo anno. Che perdita di tempo, continuavo a pensare.

Stringendomi nel mio cappotto di cashmere, mi alzai da tavola per dirigermi verso le ringhiere che circondavano il terrazzo. Per farlo dovetti obbligatoriamente passare al centro della pista da ballo, dove i miei genitori si stavano esibendo in un imbarazzantissimo quickstep. Mia madre mi lanciò un saluto da sopra la spalla di mio padre che io ricambiai con un leggero sorriso.
Proseguii per la mia strada e arrivai alla fine del terrazzo, da dove si poteva vedere tutta Los Angeles. Un vento freddo mi scompligliava i capelli e mi risvegliava dallo stato di trance in cui ero caduta poco dopo l'agnello aromatizzato al miele.

«Serata freddina, non è vero?»
Una voce maschile al mio fianco mi fece riaprire gli occhi.
Wilmer Wood - di cui solo a pronunciare il nome mi sembrava di avere un conato di vomito - mi osservava con quel sorrisetto beota che avevo sempre odiato fin dai tempi della dolce infanzia. Ogni anno non rinunciava mai alla sua missione, quella di sedurmi, e ogni anno falliva miseramente.

«Già.» mormorai.

«Prima non ti ho vista in pista. Dovevi per forza vedere come si scatenava Joyce, la figlia dei Brown, a ritmo della bachata. Sembrava un animale imbestialito!» esclamò per poi finire con la sua fastidiosa risata gutturale.

«Non fa per me il ballo.» gli dissi, come ogni anno.

«Ah giusto, tu sei la ragazza tutta libri e solitudine.»

«Non la chiamerei esattamente solitudine, ma insofferenza alla gente incivilizzata.»
Wilmer, che sembrava non aver capito una sola parola della mia risposta, mi fissava continuando a sorridere. Mi lasciai sfuggire un sospiro rumoroso prima di ritornare a fissare le luci della città.
Me ne rendevo conto, certe volte potevo sembrare abbastanza snob, ma non sopportavo quella gente che per essere felice aveva bisogno di soldi, tanti soldi, e di festeggiare in luoghi lussuosi come quello. E più di tutto, non sopportavo di dover far parte di quell'ambiente superficiale e di essere consapevole che un giorno, preferibilmente molto lontano, avrei dovuto sposare uomini come Wilmer, i quali mi sembravano più scimmie con il gilet che esseri umani.

Dato che Wilmer non sembrava neppure sfiorato dall'idea di lasciarmi un po' da sola, tornai al mio tavolo, dove trovai ad aspettarmi il mio fratellino Alexander.
«Ehi.» lo salutai sorridente, sedendomi al suo fianco «Come va?»

«Una merda.»

«Alexander! Cosa sono queste parole!» lo rimproverai, anche se ero perfettamente d'accordo con lui. Quella serata era una merda.

«Scusa.» mormorò, visibilmente risentito «Ma è veramente una noia mortale.»

Sospirai, «Sì, concordo.»

«E poi mamma e papà sono così imbarazzanti.»
Sollevai lo sguardo verso la pista da ballo. I nostri genitori si agitavano in uno strano ballo che non avevo mai visto nei miei diciassette anni.

«Già.» risi, «Ma almeno loro si stanno divertendo.» gli risposi, passando una mano nei suoi riccioli ribelli.

«Se almeno loro ci riescono...» mormorò con aria afflitta.

Decisi di riempirmi un altro calice di champagne e di sorseggiarlo con calma. Se la serata era così noiosa, dovevo animarla almeno un poco. Mi annotai di dover cercare una caramella alla menta nella mia borsa, per mascherare il mio alito.
«Non faccia quella faccia, signora Ruiz.» sussurrai con le labbra che sfioravano il vetro freddo del bicchiere, lanciando un'occhiataccia alla signora Ruiz, la quale mi guardava con un'espressione scandalizzata e piena di disapprovazione.

***

Il freddo era aumentato e mi penetrava nelle ossa. Le dita erano ormai intorpidite e non riuscivo neanche a mantenere il mio smartphone per vedere come se la spassavano diversamente le mie amiche.
Il freddo aveva deciso di arrivare a Los Angeles proprio quella notte.

Ormai Alexander si era addormentato da un pezzo sulle mie ginocchia intrappolandomi sulla sedia del nostro tavolo. Almeno avevo una visuale perfetta della pista da ballo, dove ormai tutti quanti si stavano dirigendo per il fatidico conto alla rovescia.

«Dieci! Nove! Otto!»
Le grida iniziarono e a poco a poco Alexander iniziò a svegliarsi.

«Sette! Sei! Cinque!»
Presi la bottiglia di champagne e versai lo scarso contenuto rimasto dentro il mio calice. Wilmer, dalla pista da ballo, mi inviava delle occhiate.

«Quattro! Tre!»
Ormai Alexander era sveglio e la massa di ricci neri si alzò dal mio grembo.

«Due! Uno!»
Mio fratello mi guardò con aria frastornata mentre alzavo leggermente il calice di champagne.

«Buon 2017!»
Mi portai il calice alle labbra e sentii una vibrazione provenire dalla mia borsetta. Erano sicuramente iniziati i messaggi di auguri.
I miei genitori ci individuarono e ci fecero segno di avvicinarci. Presi Alexander per mano e lo accompagnai a centro pista.

«Buon anno amori miei!» gridò mia madre, cercando di sovrastare la musica alta. Si piegò verso Alexander per depositargli un bacio sul capo mentre io venivo abbracciata calorosamente da mio padre. Quando fu il turno di mia madre, lei mi guardò negli occhi e immaginai che avesse sentito il mio alito.

«Bevuto troppo, signorinella?»
Io feci spallucce mentre mio padre prendeva in braccio Alexander e se lo portava sulle spalle.
Poco lontano, intravidi la sagoma di Wilden avvicinarsi con il suo sorrisetto.

«Signori Moore, auguri!» gridò verso i miei genitori. Poi, come ogni anno, dovetti sopportare quei due abbondanti secondi in cui Wilden avvicinava le sue labbra alla mia guancia e mi augurava "buon anno nuovo".

«Buon 2017 anche a te, Wilden.»

Alexander stava praticamente crollando addosso a mio padre, allora decisi di prenderlo in braccio e riportarlo a tavola. Lasciammo i nostri genitori a ballare, bere e scambiarsi gli auguri più di due volte con le stesse persone e feci appoggiare Alexander su di me.
Mentre lui ritornava nel mondo dei sogni, io cacciai fuori il mio cellulare dalla pochette e iniziai a rispondere agli auguri che mi avevano inviato.

Dopo qualche minuto di continui "Grazie! Auguri anche a te!" "Buon 2017 anche a te!" "Spero che questo anno possa essere pieno di prosperità!" arrivai al primo messaggio che mi era stato mandato, esattamente alle 00.00

Non vi conveniva mettervi contro di me.
Ora tutta la famiglia ne pagherà le conseguenze.

- Angolo autrice -
Ehi people! Benvenuti nella mia storia! 🥀
Spero vivamente che vi piaccia, è la prima volta che mi metto in mostra. Mi scuso per gli errori che troverete, ovviamente qualsiasi consiglio è ben accetto!
Non sono una professionista, per cui i miei capitoli saranno pieni di errori. 😥
Spero che comunque non sarete troppo duri con me!
Al prossimo sabato!!
- Alex Green ❤️

UndercoverWhere stories live. Discover now