Sospirai anche io. Allora era questo il problema.
«Avete paura che io possa farmi del male? Ragazzi, a volte siete veramente dolci...!», mi si stava sciogliendo il cuore.

«Hai intenzione di accettare?», chiese  Gajeel a bassa voce.
Guardai il foglio.

«Ci penserò su. Qui dice che ho un po' di tempo per decidere, così posso fare anche qualche ricerca su questo concorso misterioso del Concilio.» risposi.
Era da molto tempo che il Concilio voleva avere fra le sue schiere alcuni dei maghi della gilda, era una cosa risaputa, ma non si erano mai spinti a così tanto. Non pensavo di essere tanto brava da meritare un ruolo del genere. Essere un'analista significava passare molto tempo con gli archivi di Stato e la cosa mi andava molto bene, anzi benissimo.

«Mentre tu decidi io vado a fare la spesa, così stasera mangeremo qualcosa, che ne dite?» propose Lily trasformandosi da gattino dolce e carino ad una specie di buttafuori per locali notturni.

«Non metterci troppo poco tempo...» sentii dire da Gajeel. Che cosa voleva fare?

«Penso che farò anche un salto a casa nostra, devo prendere alcune cose», aggiunse allora Lily.

«Bene!» esclamai quando l'Exceed se ne fu andato. «Vado a farmi una doccia, Gajeel tu...»

«Mi stai chiedendo se voglio venire con te?» mi interruppe sogghignando. Nonostante tutto era il solito pervertito. «Perché la mia risposta sarebbe ovviamente sì.»

Arrossii di colpo: «Quanto sei stupido!», esclamai, «Ma che ti dice il...»

Non riuscii a finire la frase.
Gajeel mi aveva preso per i polsi e mi aveva attirato a sé.
Quelle stupide farfalle nello stomaco non mi davano tregua, per non parlare delle guance rosse e le gambe che cedevano.
Ero di nuovo sua.

Mi fece poggiare le sue mani sul suo petto smisuratamente grande e riuscii a sentire il suo cuore battere.

«Non sei l'unica ad essere fragile.» disse, con la sua voce profonda e roca che mi faceva venire la pelle d'oca. «Sei l'unica che mi fa sentire così... vivo...»

«Sta' zitto.» gli ordinai. Misi le mani dietro il suo collo e mi alzai sulle punte per poterlo raggiungere, e finalmente lo baciai.

Era un paradiso.

Le sue labbra erano stranamente morbide, mentre lui era piuttosto avido, mi baciava con molta passione. Ma a me andava benissimo.
Immediatamente poggiò una delle sue mani sul mio sedere, cosa a cui non diedi molta importanza, ero impegnata a fare altro.

Non volevo pensare a niente, solo ai suoi muscoli tesi sotto la sua pelle abbronzata, pensare a quanto fosse sexy e a quanto avessi desiderato che lo facesse.
E, finalmente, era accaduto.
Gajeel era letteralmente l'uomo dei miei sogni, e credo di averlo sempre amato, ogni giorno un po' di più, se possibile.

Poi ci separammo, con una lentezza che era quasi romantica.
Lui aveva le labbra lucide, gonfie e leggermente arrossate, cosa che mi fece un po' eccitare.

«Ti porto in un posto, vieni con me.»,
mormorò prendendomi la mano. Annuii e lo seguii senza dire una parola. Non avrei mai permesso al mio cervello di poter interferire in un momento del genere.
Prese le chiavi di casa poggiate sul tavolo vicino la porta e poi uscimmo.
Camminammo mano nella mano in silenzio, di tanto in tanto Gajeel mi guardava e notavo che nel suo sguardo qualcosa stava cambiando, in lui si stava accendendo una luce.
Era sempre più bello.

Camminammo per dieci minuti scarsi, fino ad arrivare alla spiaggia, ma non era la solita spiaggia addobbata per la balneazione, era un pezzo di spiaggia inutilizzato, dove tutto era esattamente come era sempre stato.
Si vedevano gli ultimi raggi del sole che tingeva tutto il litorale di rosso.

Set me freeWhere stories live. Discover now