Capitolo 3

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[Luke]

"Non posso credere che tu l'abbia fatto davvero" mi rimprovera Michael - di nuovo - mentre io mi siedo soddisfatto sulla sdraio, con la visione di Ashton Irwin che si guarda attorno spaesato davanti a me. Ce l'ho in pugno, sicuramente - e soggiogarlo è stato più facile che con altri. Ashton era diventato praticamente creta nelle mie mani, e nonostante avesse creduto di avere il controllo su di me ero stato io a tenerlo in pugno. E nel modo più soddisfacente possibile.

Estraggo il leccalecca dalla mia bocca producendo un piccolo pop che fa fare una smorfia a Michael. "Fare cosa? Non ho fatto niente di male, Mikey" dico innocentemente, sbattendo le ciglia in modo civettuolo, nonostante sappia benissimo che cose del genere fanno soltanto incazzare Michael di più.

Michael sospira rassegnato. "Hai fatto esattamente il contrario di ciò che mi hai detto" esclama, guardandomi contrariato, "Ti avevo chiesto di non infastidire Ashton e tu hai fatto esattamente l'opposto".

"Lo sai che non posso essere controllato" ribatto, incrociando le gambe sulla sdraio, "E poi, credo che ad Ashton non abbia dato per niente fastidio parlare con me - okay, forse un po', ma è un problema che può risolvere in modo molto pratico e veloce" aggiungo, sorridendo malizioso mentre Michael mi guarda male.

"Sei impossibile" si lamenta il ragazzo, distendendosi sulla sdraio e mettendo fine alla conversazione.

Io faccio spallucce, continuando a guardare Ashton che adesso, dopo aver parlato con il suo amico moro - anch'egli niente male, a dirla tutta -, si dirige verso l'edificio dove so che ci sono le docce e gli spogliatoi dei bagnini. Vorrei seguirlo, ma resto al mio posto. Non voglio far arrabbiare Michael ulteriormente - e poi, come ho detto a lui prima, una principessa non si sporca le mani al primo appuntamento. Voglio farlo penare, prima di dargli ciò che vuole. Voglio vedere fin dove riesco a spingerlo.

***

"Luke, riordina la tua stanza. E potresti essere meno appariscente? Stasera ci sono gli amici di tuo fratello a casa" esordisce mia madre non appena rientro in casa, facendomi venire voglia di tornarmene da dove me ne sono venuto. Sarei dovuto restare a casa di Michael.

Sospiro. "Ciao anche a te, mamma. Tranquilla, sono stato da Michael" borbotto indispettito, trascinandomi nella mia camera da letto dalle pareti color rosa chiaro. Sorrido non appena i miei occhi cadono sulla foto che ho appeso al muro che ritrae me e i miei fratelli prima di affondare sul letto e cercare il numero di Michael in rubrica - ho bisogno di una mano con gli amici inopportuni di mio fratello che non sopporto per niente. A mia madre non darà fastidio avere una bocca in più da sfamare in casa, le piace cucinare per tante persone.

"Ti ho lasciato sul tuo vialetto due secondi fa. Che vuoi?" mi chiede Michael, suonando leggermente seccato.

Io sbuffo. "Ho bisogno del tuo aiuto, mio simpaticissimo e gentilissimo unico amico che ho" borbotto, guardando il soffitto con fare annoiato.

"Cos'è successo adesso, principessa? Ti si è incastrato un dildo nel sedere e vuoi che lo tiri fuori senza destare sospetti nella tua famiglia?" mi prende in giro il mio migliore amico, facendomi arrossire.

Sarei tentato dal rispondere che preferirei mille volte avere un dildo incastrato in culo che vivere l'imbarazzante situazione di stare nella stessa stanza con gli amici di Jack, ma non voglio traumatizzare Michael più di quanto non l'abbia fatto già, così mi limito a dire "Stasera ci sono gli amici di Jack a casa e io non voglio stare da solo. Lo sai come la penso di loro".

"Oh. Allora è una cosa seria. Sarò da te in due secondi" risponde Michael, staccando. Non mi da neanche il tempo di respirare che già sento bussare alla porta; decisamente più sollevato corro ad aprire, abbracciando Michael che sospira nella mia stretta soffocante.

Mia madre si volta verso di noi, facendo una smorfia sospettosa verso Michael. "Oh, ciao Michael. Non mi aspettavo venissi anche tu qui stasera" dice, guardando prima me e poi lui con sospetto. So già a cosa sta pensando, e non mi piace per niente. Ma la lascerò fare, tanto comunque non cambierà idea qualsiasi cosa le dirò...

Michael si limita a fare spallucce. "Spero non sia un problema, signora Hemmings".

Afferro Michael per una mano trascinandolo via prima che mia madre possa esprimere tutto il suo astio nei suoi confronti. "Sì che non è un problema!" urlo, chiudendomi in camera con Michael "I problemi sono ben altri. Come faccio a passare la serata con gli amici di Jack e ad uscirne indenne - e soprattutto, senza ricevere ramanzine perché il mio culo si vede oltre la gonna vedo non vedo di pizzo?".

"Semplice. Non metti quella cazzo di gonna che tra l'altro sembra più un centrino da tavola che un capo d'abbigliamento!" sbotta Michael, facendomi arrossire, "Hai qualcosa di poco appariscente nell'armadio?" mi chiede poi, avanzando verso di me e superandomi, aprendo successivamente l'armadio e richiudendolo. Sì, probabilmente si era risposto da solo a quella domanda.

Mi appoggio all'anta in crema dell'armadio, quella che Michael aveva chiuso, e sospiro rassegnato. Non avrei mai pensato che l'avrei usata per altre occasioni oltre che per la palestra, ma non ho scelta. "Dovrei avere una tuta, nascosta da qualche parte qui dentro" spiego, facendo accigliare Michael.

"Va benissimo. Ora però dobbiamo cercarla".

E dire che fu un'impresa titanica sarebbe dire poco. Dopo aver messo a soqquadro la mia stanza, aver bestemmiato ed aver cercato di ignorare una vasta ed imbarazzante collezione di frustini rosa che avevo preso in modo tutt'altro che legale, trovammo la tuta giusto in tempo per la cena. Neanche il tempo di indossarla e mia madre chiama me e Michael, intimandoci di andare in cucina per unirci agli altri - ovvero, gli snob ed antipatici amici di mio fratello che mi avrebbero guardato male per la mia tuta rosa confetto con l'enorme scritta pink sul culo. Alla faccia della sobrietà, direste...

"Andrà tutto bene" cerca di rassicurarmi Michael mentre percorriamo il corridoio con la lentezza di un condannato che va verso il patibolo.

Sospiro. "Lo spero, guarda. Giuro che se cominciano a darmi fastidio mi chiudo nella mia stanza e non esco finché non se ne vanno" prometto, determinato a mantenere la parola almeno finché non svolto l'angolo che da verso la cucina e mi rimangio tutto così come l'avevo detto. Non avevo messo in conto che, tra gli amici di Jack, si poteva annoverare Ashton Irwin. Che adesso, vestito di una camicia nera aperta sul petto, mi guarda come se volesse mangiarmi.

Di tutta risposta, io mi lecco le labbra, pregustando già la lunga serata che ci attende. Ho intenzione di divertirmi, stasera.

Babydoll || LashtonWhere stories live. Discover now