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La fiducia è la sola cura conosciuta
per la paura.

Lena Kellogg Sadler

Z-A6001,
Enitor Infici : Z-Q4481 e Z-F5277
E.E. : 30 cicli umani

Annotazione : 11.201.002
Taccuino n° 309.182

Quasi non riesco a credere alla quantità di informazioni raccolte nell'ultima settimana di viaggio a contatto con l'umano, lo studio più approfondito del manuale fornitomi per prendermene cura mi è stato utile, ma non abbastanza per far si che il vivente mi rivolgesse la parola.
Mano a mano che lo spazio percorso va aumentando, comincio a pensare che il mio compagno non sia affatto in grado di comunicare, il libro dice che alcuni individui della sua specie posso nascere con determinate problematiche o menomazioni e lui potrebbe rientrare in uno di questi casi, forse.
Ho riscontrato come il lungo cammino lo indebolisca rallentandomi molto, la sua pelle chiara ha assunto un colorito rosso che va imporporandosi mano a mano che le ore di luminosità si fanno intense, inoltre rilascia dello strano liquido salato ed il suo petto si muove sempre più velocemente quando lo obbligo ad aumentare il passo tramite la catena che ci tiene uniti per il polso, il suo destro ed il mio sinistro.
Devo dire che questi viventi hanno dei bisogni che non avrei mai immaginato, tanto per cominciare devono nutrirsi almeno tre volte al giorno in modo vario per restare in forze, ed ingerire dell'acqua quando necessario, inoltre vivono l'intera durata del ciclo notturno totalmente immobili, con gli occhi chiusi e preda del mondo che li circonda, per recuperare le energie, a dir poco assurdo.
Non riesco a capacitarmi di quanto il senziente sia fragile, lento e costantemente spaventato da ogni piccolo suono che si espande intorno a noi, fra il fogliame delle oasi o sulla sabbia, sembra sempre sul ciglio di un burrone, aggrappato con tutte le proprie inconsistenti forze al suo prezioso segreto, l'unica cosa che le istruzioni sulla sua razza non sono riuscite a rivelarmi.
Non so per quanto sarò in grado di portarlo con me, il mio archivio è piuttosto distante, devo confrontarmi con lui il prima possibile oppure mi vedrò costretto a cibarmene e chiudere la questione, tanto, se non lo faccio io, se ne occuperanno i semi viventi e sarebbe davvero uno spreco immane.

Annotazione conclusa.

Val, Z-A6001

°

Chiuso il taccuino Val andò a posarlo immediatamente sul carrello insieme agli altri, era stato obbligato ad usare quel piccolo mezzo di trasporto dopo che il suo zaino aveva ceduto in seguito all'attacco di un gruppo di affamati semi senzienti quadrupedi e coperti di pelliccia, circa a metà del micro ciclo luminoso passato. Resosi conto di aver tralasciato quell'informazione il non morto recuperò il blocco e, nello spazio superiore al proprio nome, riportò l'annotazione accuratamente, senza dimenticarsi di descrivere con minuzia le reazioni del vivente che, nel frattempo, stava a fissarlo mordendosi nervosamente l'interno della guancia.

« C ... Cosa scrivi ? »

Nonostante quelle parole avessero abbandonato le labbra del ragazzo come il più flebile dei sussurri, nessuna sfuggì all'udito sviluppato del non morto che, immediatamente, abbandonò ciò che stava facendo per poi sollevare lo sguardo verso l'altro con incredulità. L'umano catturò istantaneamente tutto l'interesse dell'albino spingendolo a compiere qualche passo in avanti, gesto che, sorprendentemente, non produsse alcun indietreggiamento nell'altro, immobile, nonostante i tremori del suo corpo ne rivelassero tutta l'agitazione. Val avrebbe voluto incidersi quel momento nella mente per tutti i millenni futuri, finalmente il primo scambio linguistico stava avvenendo, una svolta per tutti i suoi simili, ed era merito suo, non poteva fermarsi, ma era fondamentale proseguire cautamente per non rovinare ogni cosa.

« Tu dunque ... sai comunicare. Perché farlo solo in questo momento ? Quale motivazione ti ha spinto ? Ho così tante cose da domandarti umano »

A malapena due metri li dividevano, quando il giovane fece un passo indietro tenendosi le mani al petto per darsi coraggio ed osservare più attentamente il volto del proprio carceriere. Nessun dettaglio gli sfuggì, il modo in cui i suoi occhi privi di vita brillavano o la pelle diafana trasluceva sotto i raggi del Sole, mentre, i capelli d'avorio brizzolati, stavano scompigliati e pieni di polvere in preda della brezza. Era in tutto e per tutto identico ad una persona qualunque, tranne che per l'enorme squarcio che aveva all'altezza della mandibola sul lato sinistro del volto e dal quale si potevano ammirare i muscoli sotto la pelle strappata e le ossa bianchissime lasciate scoperte. Quella ferita incuriosiva il vivente, ma non era certo di poter chiedere a riguardo, a malapena era a conoscenza delle intenzioni di quel cannibale, l'unica cosa che sapeva era di non voler morire, desiderava tornare alla solita vita, riabbracciare la sua famiglia e dimenticarsi totalmente di quell'incubo in cui era finito.

« La verità, è che ... pensavo mi avresti ucciso quasi subito. Non serve parlare a chi non è pronto ad ascoltare, questo dice sempre mia mamma »
« Mamma ? È la tua Enitor Infici, giusto ? »

Come poteva un individuo tanto intelligente e curioso essere come quei mostri che lo avevano catturato strappandolo dai suoi genitori ? Inoltre, come zombie, non era nemmeno paragonabile a quelli dei film o dei fumetti, loro emettevano versi, lamenti, erano più lenti e decomposti; i suoi rapitori, quelli sì che erano davvero i non morti che conosceva, il loro odore era peggiore di qualsiasi cosa il ragazzo avesse mai sentito prima, ma Val, se non ricordava male era quello il nome dello strano personaggio che gli stava davanti, era totalmente differente. Una strana sensazione all'altezza del petto mandò un segnale al corpo del giovane, calore, quasi di serenità, ma era meglio esserne sicuri, prima di fidarsi totalmente bisognava prendere delle precauzioni, di quelle serie, o non sarebbe sopravvissuto a lungo.

« P-prima di rispondere alle tue domande ho bisogno di sapere una cosa. Tu ... vuoi mangiarmi ? »
« Per chi mi hai preso ? Per un vettore di prima generazione ? Non ho alcun interesse nel nutrirmi di te. Desidero conoscere tutto sulla tua specie, così potrò narrarne sui miei appunti » 

Alla conclusione della propria frase il non morto trovò davanti a sé la mano dell'umano chiusa a pugno, solo il dito più mingherlino dei cinque era sollevato mentre, negli occhi del senziente, brillava intensa una fiamma alla quale Z-A6001 non riuscì a dare nome o significato,  ma che lo lasciò interdetto.

« Prometti che non mi mangerai e non mi lascerai morire ed io ti dirò tutto quello che vorrai sapere, ma devi promettere ! E se prometti non puoi tornare indietro ! »

Confuso, pieno di un'inspiegabile istinto e preda di un ricordo dimenticato, Val copiò il gesto dell'umano intrecciando le proprie falangi con quelle dell'altro, stringendo piano in modo da non ferirlo.

« Lo prometto umano »
« C-comunque il mio nome ... è Andy »
« Allora lo prometto, Andy »

Ecco il capitolo per la storia del concorso di shinigami_micchan e Barbara_Nateri
Spero vada bene !

Il Morso della VitaWhere stories live. Discover now