Hold my heart

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Nota importante e lettera aperta all'autrice di Entropy:

Per prima cosa questa sarà una one - shot su una storia di wattpad, Entropy, di Nimue_

Non posso che consigliarvi di leggerla, perché è scritta in maniera sublime e la trama è magnifica. L'autrice si sarà resa conto che io adoro letteralmente la sua storia, forse in un modo un po' particolare, il motivo, a parte quelli già detti, è molto semplice: sembra quasi che sia stata trascritta la storia della mia vita, romanzata. Volevo farle sapere che Nicholas esiste, con la sua alterigia, la sua intelligenza e i suoi scatti di bipolarismo, e io mi sono innamorata di lui nel libro come nella realtà. Questa sarà una one - shot sulla mia ship: Nicholas Reichenbach, il Principe machiavelliano e Sybil Crowford (NON CANON!). Spero di aver fatto un lavoro decente!

Don't be afraid to hold this
Even the thorns have roses
I know I can stand alone
But I can't love on my own.

Ogni volta che metteva piede nella stanza di Nicholas succedeva qualcosa di sbagliato, eppure in quel momento tutto era un errore, nulla sarebbe potuto andare peggio. L'universo aveva toccato il fondo, decisamente: si poteva soltanto risalire.

Stesa sul letto, si prese un attimo per studiare il viso del Principe: non avrebbe dovuto farlo, ma la stanchezza offuscava la razionalità. Il ragazzo era più spossato dell'ultima volta, le occhiaie più scavate, la vita più sottile, la bocca tesa. Sybil si chiese da quanto tempo non lo vedeva sorridere. In fondo, lo aveva mai fatto davanti a lei?

"Ti fa ancora male la testa?"

La ragazza girò di scatto il viso: ma come, niente sarcasmo? Niente parole difficili, diagnosi impossibili e uso della parola cefalea a sproposito? Questo sì che era destabilizzante.

"Sto meglio, grazie." il suono di quel ringraziamento sapeva di amaro e di errore, se il destinatario era Nicholas Reichenbach. Era tutto strano in quel momento, una conversazione cortese crea imbarazzo a chi è abituato a combattere con il sarcasmo. Il silenzio avrebbe messo meno a disagio: quella domanda civile e socialmene accettabile, la risposta calcolata, misurata, giusta, era così sbagliata che non c'era più nemmeno la forza di guardarsi negli occhi, come per vergogna.

Nicholas non aveva nemmeno bisogno di studiarla: ormai conosceva a memoria la disposizione delle cellule della sua creaturina, quella disposizione che andava a formare un volto fine, quasi anonimo per chi non comprendeva la bellezza della semplicità.

"Sono contento, creaturina. Sai essere particolarmente insopportabile quando stai male."

Ecco lo strafottente che conosceva: Sybil si lasciò sfuggire un sorriso involontario, che andò a imprimersi a fuoco nella memoria del Principe. Il ragazzo allungò una mano diafana verso la fronte della piccola sapiens.

"Non hai nemmeno più la febbre."

"E tutto questo uso di termini comprensibili a noi comuni mortali a cosa è dovuto?" lo rimbeccò Sybil, girandosi verso di lui. Avrebbe potuto giurare che in quel momento gli occhi del ragazzo non erano verdi, ma scuri e pastosi, come se una coltre fitta di nebbia fosse scesa a coprire quelle iridi taglienti e luminose. Nicholas fece scorrere istintivamente le mani lungo la sua guancia, fino al collo, soffermandosi sopra il battito che accellerava sempre di più.

"Questa volta sarà diverso?" chiese a bassa voce, forse a se stesso.

"Questa volta sarà diverso, Sybil?" ripetè.

Il nome, aveva detto il suo nome, non l'aveva chiamata creaturina, e la ragazza si stupì di quanto avesse aspettato di sentire quella parola uscire dalla bocca del Principe.

"Sì."

Non sarebbe riuscita ad articolare più di una sillaba: forse aveva ancora la febbre, perché si sentiva bruciare, sentiva la testa esplodere, i battiti prima morire e poi saltare. Doveva avere ancora la febbre, Nicholas si era sbagliato. Quel pensierò risultò ridicolo alla sua stessa mente, sapeva perfettamente che non aveva sbagliato, che quella non era febbre. Dopo tutto il sarcasmo, l'arroganza, gli sguardi di disprezzo e le corse per salvarsi la vita, sarebbe finita in maniera tanto inaspettata quanto giusta. Forse era la notte, forse la stanchezza, forse il bisogno di legami, forse la volontà di avere una certezza. Forse. O forse era solo quello che doveva essere: il destino ha un buffo modo di giocare con chi non crede in lui.

Era finita in quel modo: con labbra morbide e occhi chiusi, con i respiri corti di chi ha trovato qualcosa di meglio da fare che inspirare ossigeno. Nicholas era veramente dimagrito, pensò Sybil mentre andava a stringergli la vita, ma non era questo l'importante. Era lo stesso bacio di qualcehe tempo prima, eppure era diverso: non era più un momento di debolezza e di egoismo, in una sera limpida. Era la presa di consapevolezza finale, l'accettare l'impossibile, sia per lui che per lei.

Il Principe aveva abbassato la guardia e aveva scoperto dei sentimenti, aveva dimenticato di non saper amare e stava imparando ad abbandonarsi a quel tocco intimorito e dolce. Sybil sapeva di medicine, di stanchezza e di caramelle alla menta, eppure Nicholas non aveva mai sentito un sapore migliore.

C'era una guerra in corso lì fuori, ma a loro non importava, non in quel momento. L'unica battaglia che volevano combattere l'avevano appena vinta con un bacio che si era trasformato in mille scosse elettriche. Erano vivi e simili, erano unici e uguali. Sybil affondò i denti nel labbro inferiore di Nicholas, facendolo sussultare, come se fosse sorpreso dall'iniziativa. La ragazza non pensò a nulla, se non a dire la verità a se stessa. Si era innamorata di una mente brillante, perché lei che ammirava il bello non poteva far altro che essere rapita dal genio.

I don't need a man to hold my hand
I just want one to hold my hear.

No need to say goodbyeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora