'La freccia spezzata' di @MaddieLys

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Quindi, tagliando corto, per me il femminismo è un movimento che lotta a tutti i livelli perché le persone, uomini e donne, cisgender e transgender (e intersessuali), di tutti i millemila orientamenti esistenti, possano essere liberi di essere loro stessi senza che questo li trascini in una spirale di scherno, bullismo e violenza, perché possano uscire di casa e tornarci senza temere per la loro incolumità e perché, alla fine della fiera, tutti noi dovremmo essere uguali davanti alla legge.

Magari sarà utopistico, esagerato, ma non si dice "punta alla luna e mal che vada ti ritroverai tra le stelle"?

In che modo la mia storia contribuisce all'iniziativa?

Potrei parlare per ore del femminismo della Freccia Spezzata, ma vi ucciderei di noia – o voi uccidereste me – e non sarebbe carino, quindi cercherò di essere sintetica.

Partiamo dall'aspetto più superficiale: Vanya, la protagonista, è la classica eroina che combatte in prima linea, armi in pugno. Costretta a salvarsi da sola dal proprio passato, non ha paura di sporcarsi le mani; anzi, è una combattente esperta ed è lei a salvare il suo comprimario (che ha le capacità di combattimento di un cetriolo di mare) in diverse occasioni. Questo non la porta a sminuire le altre donne per dimostrare che lei è migliore: il suo odio è sempre correlato a come la singola persona si è comportata nei suoi riguardi, non al suo sesso. Ma Vanya non è perfetta, altrimenti non sarebbe interessante. Le è stato insegnato ad essere razzista verso i drow, ad avere pregiudizi. Non posso spoilerarvi tutto, ma vi assicuro che la trama ha un curioso senso dell'umorismo.

Di pregiudizi, poi, si parla spessissimo. In un mondo multirazziale, dove l'etnocentrismo è forte quanto ingiustificato, ognuno ha i propri. Spesso si vedono i luoghi comuni che i personaggi si lanciano addosso con più o meno cattiveria, perché Kharista non è Favolandia. Le cose brutte ci sono a tutti i livelli e non si può far finta che non sia così.

Un esempio tra tutti, una piccola "chicca": la società drow è una delle più scavate del romanzo – molto più delle società umana – perché [SPOILER!]i personaggi sono elfi e drow[/SPOILER]. Essendo una società non umana, non esistono i concetti di "uomo" e "donna", ma di "maschio" e "femmina". In particolare, è una società matriarcale ed è marcia fino al midollo. L'ho dipinta a tinte fosche perché fosse disturbante. Ho messo in bocca ai drow molti luoghi comuni misogini, anche di quelli brutti, che siamo abituati a sentire usati per le donne, ma non per gli uomini – e risultano, così, ancor più stonati.

Non posso scendere troppo nei dettagli, perché altrimenti non la finirei più, ma tutto questo cartello di carte funziona su un'ampia base di lavaggio del cervello, centralizzazione del potere in mano femminile, con ruoli di genere estremamente ben definiti e con un sistema di controllo fondato sulla vergogna. I drow hanno qualcosa delle api, ma per molti versi sono più simili alle cavallette.

Non posso dirvi come Vanya finirà per relazionarsi con questa società che detesta (in buona parte perché le è stato insegnato), ma spero di avervi se non altro incuriosito.

Estratto:

dal capitolo 10.1. Stelle

[...] «Ricordami: perché devo venire con te sotto terra?» mormorò, a denti stretti.

«Perché sai troppe cose, lysse. Sei diventata una preziosa fonte di informazioni e qui in superficie sei indifesa: la mia magia non può più nasconderti e sarebbe solo questione di tempo, prima di finire in mano agli agenti di Yutri.»

«So badare a me stessa. Sono duecento anni che non faccio altro.»

«Credimi, se una kine vuole la tua testa, la domanda non è se la otterrà, ma quando

«E tu ti offri magnanimamente di proteggermi facendo di me il tuo giocattolo.» Strinse i denti e girò il viso. Non poteva accettare quello. Meglio la morte o la tortura, piuttosto. Quelle poteva gestirle.

Cahlind le sollevò il mento. «È solo scena. Non è diverso dal tingerti i capelli o mettere un mantello.»

«Certo!» sbottò. «Devo solo diventare la tua schiava, che vuoi che sia.»

«Non me ne approfitterò, se è questo che ti preoccupa.»

Il tentativo di sdrammatizzare funzionò per metà. «Come se te lo permettessi.»

«E allora qual è il problema?»

«Che è disgustoso essere trattata come un oggetto, idiota. Non sono un paio di stivali.»

«Ma sei una femmina di superficie, per di più una Chiara.»

«Scura.»

«Come ti pare. Ma non fingere che io verrei trattato meglio, nella tua perfetta società di abbraccia-alberi.»

Sbuffò e si puntellò sui gomiti. «Verresti torturato e ucciso, quindi... sì, sarebbe sempre meglio che essere schiavo di qualcuno che disprezzi.»

Cahlind si rabbuiò. «Quindi è questo il punto: mi disprezzi. Per questo tante storie, anche se è solo una dannata copertura.» Le voltò le spalle. «Come ti pare. Niente collare, ma non venire a piangere da me, quando ti stupreranno.»

Si diede della stupida. «Non volevo dire questo.» mormorò. «È solo che tu... insomma, sei quello che sei. Non è...» Si passò una mano tra i capelli scuri e lo abbracciò da dietro. «Non sei tu il problema.»

«Solo la mia razza.»

«Lo dici come se fosse strano. » constatò. «Per te non lo è?»

Cahlind si girò. «Mi stai chiedendo davvero se mi dispiace non doverti chiamare "mia signora" e fare attenzione anche a non respirare troppo forte?» Rise. «Il mio unico cruccio sono i tuoi due pollici in più.»

Vanya rise. «E io sono bassina, per la media dei miei simili. Conosco elfe che non riusciresti a guardare in faccia.»

«Basta mettervi a pecorina, lysse. Poi non si nota più.»

Mi rendo conto che come estratto è abbastanza avanti (non proprio a metà della storia, ma quasi) e che sia difficile capire le meccaniche tra i personaggi o cogliere i riferimenti, ma riassume buona parte del femminismo che ho messo nella Freccia. Spero mi perdonerete. E scusate Cahlind: come dice Vanya, è un idiota.

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