ventiquattro

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Caleb mi apre la porta e io entro nel mio regno.
Dietro un bancone all'entrata c'è Rachel, la bibliotecaria, è una donna di mezza-età, i capelli rossi con qualche ciocca bianca sono sempre gli stessi, gli occhiali a goccia sono scesi sulla punta del suo naso all' in sù.
Vestita semplice con una maglietta bianca a colletto nero, una collana di perle scende lungo il petto.
Indaffarata guarda le carte e, come anti-stress, si gira e rigira la fede d'oro al dito.

<<Rachel...>>
Sussurro.
Mi ha sempre rimproverato sul volume della voce in biblioteca, lei ha un udito molto fine quindi un sussurro per me equivale al volume normale della voce per lei.

La bibliotecaria si volta di scatto e incrocia il mio sguardo.
Le sue labbra coperte da un rossetto nude si allargano in un sorriso a trentadue denti, porta il dito indice davantia alla bocca e con l'altra mano mi fa segno di venire dietro il bancone.

<<tesoro>> mi saluta una volta che sono arrivata da lei <<come mai da queste parti? Come va?>>

<<va tutto bene Rachel, sono di passaggio per il mio compleanno... come va con Tommy a casa? È cresciuta molto quella piccola peste?>>
La guardo dritta negli occhi e le continuo a parlare mentre, senza farmi beccare, allungo il braccio e prendo velocemente un mazzetto di chiavi.

Certo, ha un ottimo udito ma in compenso con la vista non se la cava tanto.
Caleb guarda il mio gesto furtivo sorpreso e curioso di capire come andrà a finire.

Finisco di farmi raccontare l'avventura di Tommy con le blatte a scuola.
Che schifo.
Sono bambini... non ci puoi fare niente.

<<okay, ora vado, prendo un libro e torno a casa>>

<<certo tesoro, mi raccomando silenzio>>
Annuisco e prima di andare Caleb saluta la bibliotecaria con un arrivederci ma ottiene come risposta un banale "sshhht".

Mi faccio seguire da Caleb nella grande biblioteca, vado fino in fondo agli scaffali dove c'è una piccola porta dello stesso colore del muro.

<<non ti credevo così brava a rubare, sai, bambinetta?>>

<<non sono brava a rubare e poi non ho "rubato" le chiavi le ho "prese in prestito", come ogni volta>>dico aprendo la porta, lui mi fissa come incantato <<dai... coraggio entra!>>

Lo strattono e lui mi ubbidisce chinandosi ma, prima di sparire dietro la porticina, si ferma.

<<non finirai mai di stupirmi Jennifer>> detto questo entra e io dopo di lui.

La stanza è piccola, impolverata,circa tre metri quadrati, alta per far spazio alla grande scala a pioli.
Mi chiudo la porta alle spalle e inizio a salire le scale di tutta fretta facendo segno a Caleb di seguirmi.

Lui, invece, sta lì fermo a guardarmi.

<<che fai? Non sali?>>
Chiedo ai grandi occhi marroni che mi fissano.

<<mi sto godendo lo spettacolo per qualche secondo>> sorride malizioso.

Alzo gli occhi al cielo ma non ribatto e continuo a salire, in fondo non mi dispiace che mi trovi attraente.

Solo una volta su mi accorgo che è esattamente dietro di me.

<<ti prego... dimmi come hai scoperto questo posto>>

La stanza rotonta ci avvolge con grandi e alte librerie bianchesulle pareti nere, il libri in esse sono vecchi e rovinati dall'ingiusto tempo.

Al centro della sala un tavolo quadrato marrone, come il pavimento scheggiato, stona insieme alle sedie in legno rovinato.

Tutto qui sembra fermarsi in un frammento di pace assoluta e, per quanto sia triste e banale, amo tutto questo.

<<me lo ha fatto scoprire mio padre quando ero più piccola, venivo sempre in biblioteca con lui e, mentre io leggevo Harry Potter, lui rivedeva i primi libri stampati, se ne prendeva cura da quando era adolescente... è lui che mi ha insegnato a trattare i libri come se dovessi toccare La Gioconda di Da Vinci>>
Il mio sguardo non incontrola nemmeno una volta quello di Caleb mentre vago per la stanza.

Ripasso la mano sul tavolo di legno e il mio coinquilino segue con gli occhi ogni mio singolo movimento.

<<pensavo che le prime stampe degli autori famosi fossero alla bibliteca comunale di Manhattan...>>
Dice stupefatto.

Passo il dito sopra il retro dei libri mentre leggo i titoli in cerca di quello giusto.

<<infatti è così>> dico prendendo una copia di Orgoglio e Pregiudizio << qui ci sono la seconda o la terza stampa, poca differenza insomma>>

Gli porgo il libro e con uno sguardo severo gli faccio capire che lo deve maneggiare con cautela.
Lui fa un cenno con la testa e prende tra le mani il romanzo.

<<questo posto è fantastico>>
Sussurra e io sorrido nel vederlo con quella faccia da ebete.

<<devi ancora vedere il meglio>> cerco un altro libro nello scaffale opposto a quello precendente.
<<guarda un po' qui>>

Gli porgo un quaderno spesso in pelle con scritto sopra il cognome della mia famiglia.

<<ci sono gli alberi genealogici di tutte le famiglie storiche di Livingston>> dico entusiasta aprendo il quaderno e indicando il mio nome <<non è fantastico?>>

Annuisce e poco dopo mi accorgo che il suo sguardo non era puntato sul libro... ma su di me.

Cerco di far finta di niente e chiudo velocemente il libro mettendolo altrettanto velocemente nello scaffale.

<<sei felice Evans? Questo è il mio posto segreto... ancora troppo poco poetico?>>

<<per niente, bambinetta>>

Si siede per terra e con la mano mi fa segno di sedersi davanti a lui.

Non obbietto e mi siedo scrutandomi in torno, amo alla follia questa piccola stanza.

<<grazie>>
Sento.
Mi volto di scatto e lo guardo sorpresa.

<<per cosa?>>

<<è da tanto che non avevamo momenti del genere...>>
Poi, accade tutto in una frazione di secondo, la sua mano prende il mio polso e con uno strattone improvviso mi trovo tra le sue braccia, in grembo al mio coinquilino.

<<ti va se mi riposo qualche minuto?>>
Chiedo, a volte dovrei stare zitta.
Lui non dice niente e guarda dritto davanti a se.
Lo prendo per un si.
Poggio la mia testa sulla sua spalla e lui la fa scontrare con il suo mento... desideravo da tanto un momento con lui.
Un momento vero, di quelli che ti rimangono incisi nella pelle come i tatuaggi, che a distanza di anni non spariscono dalla tua testa nemmeno se volessi.
Aspettavo questo un momento con lui... aspettavo lui.




Non so precisamente come sia accaduto ma mi sono addormentata con una rapidità immane tra le braccia di Caleb e lui stesso insieme a me.

Ma a svegliarlo non è certo qualcosa di piacevole, la mia sueneria ci rimbomba nelle orecchie.
Ricorda di cambiarla
Mugulo qualcosa e cerco nella tasca dei jeans il telefono.
Dove diamine è? Trovato.

<<pronto?>> rispondo con voce impastata.

<<Jennifer?! Sbrigati a venire in ospedale... tua padre sta male>>






Ehi, forse non ho mai fatto una cosa che sento da tempo ... ti vorrei ringraziare di cuore per avermi seguito dall'inizio di questa mia avventura senza di te la mia storia non avrebbe mai trasformato in un libro ... quindi grazie Grazie grazie !!! Vorrei potervi conoscere meglio e farti conoscere di più da voi! Mi piacerebbe sapere che emozioni hai provato leggendo ... hai mai vissuto una storia d'amore così intensa che vorrei tanto potermi innamorare così ... trovare il mio Caleb scrivetemi, ... e invidiamo insieme la mia prossima storia ... magari La protagonista sarà una di no Vi lascio il mio soprannome Instagram se volete parlarmi di qualunque cosa: Sono qui per voi ... @kora smoosh. Non sono mai stata molto "social" .... ma per te mi impegnerò. Promesso.

Grazie ancora di tutto❣️

Quel coinquilino snervante 2 - You were on my to do listDove le storie prendono vita. Scoprilo ora