Non sapeva spiegarsi il rumore dei passi che aveva seguito: non se l'era immaginato, ne era certo, ma lì non c'era nessuno né aveva incontrato qualcuno mentre si muoveva verso la sala.

Si sentì prendere dal panico e dallo sconforto; cominciò ad affannarglisi il respiro, stava per avere un attacco di panico. Lo sguardo cominciò a vagare, allucinato; solo allora si rese conto delle pitture sulle pareti: sembravano foglie o piume, turbinavano sui muri della stanza, secondo moti a lui sconosciuti; Stiles però sapeva che quelle correnti misteriose avevano un'origine. Seguendone i flussi con gli occhi spalancati e col respiro sempre più corto, il giovane ne cercò l'inizio, nulla aveva più importanza in quel momento, solo l'origine di quei moti.

E alla fine la trovò, lì dove le piume si facevano più fitte.

Cadde in ginocchio, mentre la destra artigliava la felpa e la sinistra afferrava i capelli; all'altezza dei suoi occhi vide una scena che lo raggelò fino alle ossa.

La figura umana col ventre pieno di omini e il canide alle spalle era di nuovo davanti a lui, ma non era sola, a fronteggiarla c'era una strana accozzaglia di figure: una tartaruga grossolanamente tratteggiata, una figura umana proprio sopra e uno strano 8 storto con due V ruotate di di 90°, l'apertura dal lato dell'8.

Stiles continuava a fissare l'immagine, inebetito e dimentico di respirare, mentre sentiva i capelli rizzarsi sulla nuca: la scena sembrava in qualche misura un combattimento feroce e da cui sarebbe uscito un solo vincitore; perfino le foglie avevano un'aria minacciosa, sembravano affilate come lame.


- Stiles –

Il sangue divenne colla nelle sue vene.

Non si girò e nascose il viso tra le mani; era esattamente alle sue spalle, davanti all'uscita della sala.

-Stiles, che succede? Perché hai paura di me? Sai che non voglio farti del male... - soffriva, poteva capirlo dal tono della sua voce. Soffriva a causa sua.

- ti sono stata accanto per così tanto tempo ormai... dovresti conoscermi ormai. Voglio solo il tuo bene... - si avvicinò e si inginocchiò alle sue spalle.

-Stiles, conosco il tuo dolore, lo conosco meglio di quanto tu creda... - mentre parlava si era chinata su di lui, poteva sentire il suo respiro vicino al suo orecchio; aveva posato le mani sulle sue spalle.

Poi cominciò a sussurrare piano, dolcemente, e ogni parola sembrava diventare miele nelle sue orecchie.

-Lo so come ti senti... non sembra normale respirare, mangiare o dormire perché c'è qualcuno che non lo fa più, è un affronto alla sua stessa memoria essere vivo... e poi è colpa tua. Perché tu sei vivo e lui no? Sei davvero così speciale da meritare il sacrificio di una vita per la tua? Cosa mancava a lui e che tu hai? Perché sei tu ad essere ancora vivo? – le mani della voce scivolarono sul suo petto, fermandosi sul lato sinistro.

-è qui che batte il tuo cuore, no? Eppure al suo posto senti solo un buco nero che non fa male ma che annulla qualsiasi emozione. Sei davvero così vuoto da non provare neppure dolore? – Stiles tolse le mani dal volto e le lasciò cadere sul grembo, inerti.

- come fai a sapere che sensazioni provo? - chiese con voce sottile, inerme.

- perché anche io, come te, ho perso qualcuno... tenevo a loro più di ogni cosa... i miei poveri bambini... il fiume li ha trascinati via... - la voce sospirò e si strinse un po' di più a lui; ora le sue labbra gli sfioravano il lobo dell'orecchio.

- è terribile perdere il proprio padre... soprattutto quando le ultime parole sono state rabbiose e piene di risentimento... ricordi cosa gli ha detto Stiles? Gli hai detto...

LOVE IS, ABOVE ALL, THE GIFT OF ONESELF || Teen WolfWhere stories live. Discover now