♡4♡

538 20 24
                                    

/Billie's POV/

La sveglia suona ininterrottamente sul comodino, facendomi svegliare. Mugugno, per poi spegnerla. Dopo aver contato due minuti, mi alzo dal letto, stiracchiandomi. Vado in bagno, faccio pipì, mi lavo le mani e recupero dei vestiti dall'armadio. Giacca grigia, camicia nera, cravatta nera a righe sottili bianche, skinny obbligatori neri e le classiche Converse nere, più dei boxer puliti. Porto tutto in bagno, mi tolgo i boxer sporchi, li butto nel cesto dei panni fin troppo colmo e inizio a farmi la doccia. Dopo aver finito, mi avvolgo nell'accappatoio e mi guardo allo specchio. Un uomo di quarant'anni che ne dimostra trenta, capelli neri, tinti. Occhi verdi come tanti altri. Magro, con pochi muscoli ma ben delineati, tatuaggi che riempono le braccia. Non ho voglia di farmi la barba, quindi la faccio restare rada. Mi asciugo in fretta, mi vesto, mi asciugo i capelli con il phon e li sistemo con il gel, portandoli tutti all'indietro per poi mettere un filo di eyeliner sotto l'occhio. Perfetto.

Scendo in cucina canticchiando, per poi prepararmi un caffè veloce. Dopo 'colazione' recupero le mie cose ed esco di corsa da casa, saltando in macchina e guidando il più in fretta possibile verso scuola, visto che sono in ritardo.

Mentre guido, passo accanto a casa di Martina. La vedo uscire di casa, sbattendo la porta e correndo via piangendo, mentre un uomo apre la porta e la insegue. La raggiunge e la butta per terra, per poi iniziare a picchiarla. Accosto e scendo immediatamente, raggiungendoli.

"la lasci andare immediatamente!"

urlo. L'uomo mi guarda. Occhi lucidi, guance arrossate. È ubriaco fradicio.

"e tu chi sei? Il suo scopamico?"

"no, sono un suo professore. Andiamo Martina, ti accompagno a scuola."

"hey testa di cazzo, tu non puoi portarmela via, chiaro?! È la mia fottuta figlia, e io le faccio quel cazzo che voglio!"

le tira un calcio dritto in pancia, facendole sputare sangue. Cerco di mantenermi calmo, ma dopo pochi istanti mi ritrovo sopra di lui, pestandolo.

"signor Armstrong, la prego, si fermi!"

urla Martina, singhiozzando. Mi fermo, notando che suo padre ora giace inerme sotto di me. L'ho fatto svenire. Mi alzo da sopra di lui, osservandomi i pugni arrossati. Mi volto verso Martina, la quale è in ginocchio, mentre piange come una disperata. Il cielo si rannuvola improvvisamente e qualche istante dopo una debole pioggia inizia a scendere.

"andiamo Martina. Vieni con me."

le porgo una mano. Ha smesso di piangere, il suo sguardo si è perso sul corpo di suo padre, la schiena ancora scossa dai singhiozzi. La prendo in braccio stile sposa e sento subito il suo corpo rilassarsi un pochino, ma percepisco qualcosa di bagnato in mezzo alle sue gambe. E vi assicuro che non è né urina né pioggia. L'ha violentata. La porto in macchina, adagiandola sul sedile accanto al mio. Salgo in macchina, accendo il motore e inverto la rotta.

"dove mi sta portando?"

"a casa mia. Tu a scuola non ci vai ridotta così. Fino a quando non sporgerai denuncia contro tuo padre rimarrai a casa mia per la tua sicurezza. Quel bastardo non ti farà più del male Martina, te lo prometto."

la sento cambiare posizione, la sua mano tremolante va a posarsi sopra la mia che è sul cambio.

"grazie per avermi salvata."

"non c'è di che Scricciolo."

rimaniamo in silenzio fino a quando non parcheggio nel mio posto auto. Scendo e vado ad aprire la porta, ma notando che Martina non è accanto a me, guardo verso la macchina. Sta cercando di scendere dal sedile. Mi affretto e corro da lei. In mezzo alle gambe c'è una grande chiazza rossa e dalle smorfie di dolore presenti sulla sua faccia capisco che l'ha stuprata veramente.

Yes, Sir. /Green Day/Where stories live. Discover now