♡2♡

544 16 18
                                    


/Billie's POV/

Non so che cosa mi sta succedendo. Questa ragazza...è...strana. I suoi capelli ginger, acconciati nel classico stile emo, i suoi occhi ambrati, diversi dagli occhi comuni...il suo modo di vestire, nero e solo nero, mi ha attirato. È davvero una bella ragazza.

Non posso pensare certe cose di una ragazzina. Quanti anni avrà? Sedici? Diciassette?

"ehm prof?"

mi riscuoto dai miei pensieri, guardando l'angelo davanti a me.

"si, dimmi?"

dico distrattamente, perché mi sono perso nei suoi occhi.

"andiamo insieme in s-sala m-musica?"

aw, balbetta quando è tesa.

"certo, aspetta solo che sistemo i libri..."

inizio ad ordinarli e lei mi aiuta. Le nostre dita si sfiorano su un libro. Ci guardiamo, lei diventando rossa e distogliendo lo sguardo, mordendosi un labbro. Prendo io il libro e lo infilo nella borsa.

"forza, andiamo!"

dico con entusiasmo. Ci incamminiamo verso la sala musica, non troppo distante dall'aula. Una volta arrivati, lasciamo le nostre cose in un angolo. Mentre Martina recupera due sedie, io prendo una chitarra acustica, ottima per imparare le basi. Mi volto, trovandola già seduta, pronta per iniziare.

I piedi non toccano terra, le gambe si muovono leggermente avanti e indietro, le mani appoggiate sulla sedia, in mezzo alle ginocchia, che sorreggono il suo corpicino esile. È davvero minuta. I capelli di media lunghezza coprono le piccole spalle, gli occhi luccicano per la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo. È bellissima.

Mi riscuoto dal mio momento di ammirazione della ragazza e vado a sedermi di fronte a lei. Le porgo delicatamente la chitarra. La imbraccia malamente, così gliela sistemo.

"prima lezione: come si accorda la chitarra."

le sorrido. Ricambia timidamente, diventa rossa e distoglie lo sguardo. È dolcissima.

/Martina's POV/

La lezione è finita, devo dire che è stata veramente bella. Il professor Armstrong è molto bravo, spiega da Dio e riesce anche a farti ridere. Ed è anche molto dolce, premuroso e paziente.

"quando sei libera per la prossima lezione?"

"mh...giovedì o venerdì."

"ti va bene al giovedì? Come sempre dopo scuola, ci troviamo fuori dall'aula."

"perfetto, grazie mille signor Armstrong. Arrivederci."

"ciao Martina."

mi sorride. Avvampo, sorridendogli timidamente. Prendo le mie cose e corro di fuori. Ma essendo stupida mi sono dimenticata che non passano più autobus a quest'ora. Diamine. Qualche minuto dopo passato a disperarmi, qualcuno mi chiama.

"vedo che sei rimasta a piedi."

mi volto, trovando il professore che mi osserva con le braccia incrociate.

"s-si..."

balbetto io. Mi passo una mano nel ciuffo, ridacchiando imbarazzata.

"forza, vieni con me, ti do un passaggio a casa."

ridacchia lui, prendendo in mano la sua borsa. Si volta, dirigendosi verso il parcheggio auto.

"s-signore io n-non-"

"smettila di lamentarti. Non disturbi, bla bla bla. Ti porto a casa, non ti rapisco."

si incammina in una direzione a me sconosciuta. Potrei non seguirlo e tornarmene a casa da sola, ma che figura ci farei con il signor Armstrong?

Mi incammino al suo seguito, andandogli affianco.

"sapevo avresti fatto la scelta giusta. Dove abiti?"

gli do le indicazioni necessarie per arrivare a casa mia, e ci troviamo già in moto. Durante il breve viaggio c'è di sottofondo della musica rock.

"prof, che musica ascolta lei?"

"bella domanda. Principalmente punk, come Ramones e The Clash, ma anche il rock non mi dispiace. È tu invece?"

"anche io ascolto il rock, tipo Bruce Springsteen, U2, REM, Dire Straits..."

"hai dei buoni gusti musicali, signorinella."

arrossisco e mugugno un grazie. La musica di sottofondo rende il viaggio meno imbarazzante per me, perché per il signor Armstrong sembra un viaggio assolutamente normale. Una volta arrivati a casa mia, mi sorprende vedere le luci accese.

Il che significa che c'è a casa mio padre.

Inizio ad agitarmi sul posto, mentre il signor Armstrong accosta a bordo strada.

"hey Martina tutto bene? Perché stai tremando?"

vorrei rimanere qui in macchina con lui, sentirmi protetta, ma non posso. Devo affrontarlo.

"n-no, n-niente...grazie mille per il passaggio signor Armstrong, ci vediamo a scuola."

apro la portiera e faccio per scendere, ma il professore mi blocca un braccio con la mano, mi volto verso di lui.

I suoi occhi verdi sono diventati più scuri, più cupi, ci scorgo una tonalità di preoccupazione.

Si sporge verso di me. Le sue labbra mi sfiorano la pelle della guancia, facendomi travolgere da un lungo brivido. Subito dopo le sue labbra lasciano un bacio delicato sulla pelle prima sfiorata, per poi ritirarsi. I suoi occhi tornano nei miei.

"sta' attenta."

il mio sguardo si posa per un secondo sulle sue labbra carnose e rosee. Una leggera attrazione nel baciarle c'è...MA non posso.

"okay."

dico con un filo di voce, per poi recuperare lo zaino e scendere. Chiudo la portiera dietro di me e guardo il signor Armstrong mettere in moto e partire. Faccio un respiro profondo, aspettandomi già il peggio.

Tempo dopo...

Giaccio per terra, stremata. E anche oggi, mi ha picchiata. Le gambe non mi reggono, tremano ancora per la paura, il torso e il basso ventre dolorante per i vari calci subiti, il viso bollente, gonfio e arrossato per l'umiliazione e per i pugni ricevuti. Lacrime calde scorrono lungo le mie guance.

Dopo interi minuti passati a maledirmi per la mia ingenuità e per la disgrazia di mio padre, riesco ad alzarmi e a buttarmi a peso morto sul letto.

Ora non penso penso più a niente, perché in pochi istanti riesco ad addormentarmi, il sonno intervallato da incubi dove mio padre mi picchia ancora e ancora, prendendomi in giro, e da sogni pieni di occhi verdi, capelli neri e quelle magnifiche labbra carnose.


This time

I've gotta put my guard down
Pick myself up off the ground
Take the pain


It'll pass
The swelling never really lasts
But the scar remains remind me
That I'm still living


Well it's not too late
Oh, it's really not worth the fight
No one's right
Well it's time to walk away

Walk away
Walk away
Walk away
Walk away


Well the bigger that you come
Oh the harder you're gonna fall

Walk away
Walk away

Did you win?
Oh, maybe, did you lose?
Now you're gonna lick your wounds anyway
When it comes back to you

When you fall
You're gonna need a parachute
Or a used pair of shoes to go
And walk away

Well it's not too late
And it's really not worth the fight
No one's right
Well it's time to walk away

Walk away
Walk away
Walk away
Walk away

Well the bigger that you come
Oh, the harder you're gonna fall

Walk away
Walk away

Walk away

Eh eh eh eh eh
Walk away

Eh eh eh eh eh
Walk away

Well the bigger that you come
Oh, the harder you're gonna fall

Walk away
Walk away
Walk away
Walk away

Walk away

Yes, Sir. /Green Day/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora