Capitolo 3 - PRESENTE E PASSATO - seconda parte

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Il tempo scorreva placido, immutabile, con il suo ritmico alternarsi di albe e tramonti. Le gelide mattine, che caratterizzavano i mesi invernali, andavano scemando, cedendo il passo alle temperature più miti del mese di marzo. I secchi alberi, rinfoltivano il proprio manto, colorandosi con lo sbocciare dei primi fiori. Gli animali, abbandonavano il letargo, tornando a popolare foreste e pianure. Il sole, tra una pioggia e l'altra faceva capolino, rischiarando con i suoi tiepidi raggi il ritorno della natura alla vita, caratteristica tipica dell'avvento della primavera. 

 Per Alteria invece, i giorni sembravano scorrere tutti uguali. All'interno della torre si perdeva la percezione di quello che succedeva nel mondo esterno; spesso era perfino difficile distinguere il giorno dalla notte in quel luogo, tra corridoi, stanze senza finestre e luce artificiale. 

Le ore di studio, i duri allenamenti, tutto, nel suo primo mese di permanenza, era improntato alla sua crescita come maga e lasciava poco spazio a ciò che non era strettamente pertinente all'argomento. Selene si era dimostrata un'insegnante più severa di quello che credeva anche se, grazie a quel suo atteggiamento, riusciva giorno dopo giorno ad accrescere esponenzialmente le sue capacità. 

Quello che le spiaceva, era il rapporto che non riusciva ad avere con lei. Seppur passassero insieme gran parte della giornata, la sua insegnante non le dava più di una certa confidenza e, teneva il rapporto alla distanza che c'è tra maestro e allievo, senza mai varcarne la soglia. Alteria invece sperava di farsi un'amica, di avere una persona su cui contare, con cui confidarsi all'interno della fredda torre, ma era soltanto una chimera. Era lei forse ad essersi illusa, a provare qualcosa di intimo nei confronti di Selene che, l'aveva assistita e curata con i suoi poteri, durante i primi giorni di agonia post rito del Quaresh. Negli ultimi tempi però, aveva capito che probabilmente la sua istruttrice aveva soltanto eseguito il compito che le era stato assegnato, con fredda professionalità. 

Con Dass invece, nutriva un po' più di empatia, ma anche lui era profondamente impegnato a seguire le istruzioni di Maximilian, ed erano rari i casi in cui i due giovani potevano incontrarsi e scambiare quattro chiacchiere a mente libera. 

Metabolizzare il fatto di essere sola permise ad Alteria di concentrarsi sul vero motivo per cui si trovava in quel luogo: Alexandros. Dai residenti della torre aveva carpito ben poche informazioni, lo stregone, per quanto rispettato, era un tipo schivo, uno dei tanti lì dentro e nessuno aveva idea di dove fosse finito. Perciò, decise di concentrare i propri sforzi sull'unico luogo dove credeva avrebbe trovato qualche indizio: la biblioteca della torre. 

Gli allenamenti diurni lasciavano poco spazio al tempo libero, così, la sua ricerca doveva avvenire nelle ore successive al calar del sole. 

Il luogo era di gran lunga lo spazio più vasto in tutta la torre. Ricavato circa a metà dell'altezza dell'edificio, era disposto su più piani, collegati da strette scale a chiocciola. Tranne che per l'atrio antistante all'ingresso, dove file di tavoli e sedie paralleli offrivano delle postazioni di studio, il resto della struttura era composta da strette e labirintiche vie, separate da altissime scaffalature ricche di polverosi trattati di ogni sorta. Da semplici manuali tascabili, a tomi del peso di parecchi chili, a libri con copertine ricche di metalli preziosi come gioielli; la biblioteca della Torre Scarlatta era considerata uno dei luoghi più vasti, dove era racchiuso gran parte del sapere che il genere umano potesse accumulare. 

Era in una notte scandita dai tuoni di un temporale primaverile, che alla mente di Alteria tornarono, taglienti come la lama di un coltello, i ricordi della separazione: quei terribili istanti che non avrebbe mai potuto dimenticare. Il mondo che si era plasmato attorno a lei, da quando l'aveva conosciuto, era scomparso da un momento all'altro, in quella tremenda serata in cui l'aveva visto per l'ultima volta.

"Zenobia, la sua ossessione..."

Un nome perso nel mito, che forse non esisteva neppure, una leggenda dimenticata tra le sabbie del tempo, un'antica città di cui nessun uomo sulla terra aveva memoria. 

Eppure lui era sparito per inseguire quella chimera, spinto da chissà quali profondi motivi, che non le aveva mai voluto spiegare. 

Lo ricordava benissimo, nell'ultimo giorno in cui se ne era andato, l'uomo che le aveva salvato la vita quattro anni prima, di cui si era follemente innamorata. L'Alexandros che aveva conosciuto negli anni precedenti come calmo, sereno e riflessivo era sconvolto. I suoi lunghi anni di ricerca erano finalmente arrivati ad una svolta: le aveva detto di possedere qualcosa di più di un vago indizio tra le mani. Farfugliava in preda a un lucido delirio frasi sconnesse, che parlavano di Zenobia, della morte dei suoi genitori, del suo destino che andava compiendosi. Fu un freddo addio quello che le diede, come se tutti gli incontri degli anni passati non avessero contato nulla per lui, come se lei, per lui, non avesse alcun significato.

Il mondo, quel giorno, era crollato addosso ad Alteria, travolgendola con la forza di una valanga.

Lei si era rifugiata nella più cupa disperazione. Non trascorreva attimo, senza fissare il viale davanti a casa, nella speranza di vederlo comparire. Non passava notte, senza versare lacrime, con il pensiero di non rivedere più il suo amato. A lei non importava nulla se lui non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti, le importava solo di rincontrarlo, di trascorrere fugaci e spensierati momenti assieme, di sentire la sua voce, calda e soave, dolce come miele per le sue orecchie. Non accettò mai di perderlo per sempre e, dopo averlo aspettato invano per settimane, decise che era il momento di agire. Soltanto la Torre Scarlatta, il luogo da cui proveniva Alexandros, le avrebbe reso il potere e la conoscenza necessaria per ritrovarlo.

"Per nessun motivo dovrai mai cercare di recarti alla Torre Scarlatta!" le aveva fatto promettere. Un giuramento che non era più tenuta a rispettare, dal giorno in cui l'aveva abbandonata.

Per quanto ricca di sapere, la città di Zenobia era una traccia troppo debole anche per la vasta biblioteca. Le lunghe notti insonni però, finalmente avevano dato i loro frutti. Aveva trovato un antico volume che, tra le sue pagine, forniva una descrizione dettagliata della leggenda, che gravitava intorno a quella città. 

Alteria prese il grosso tomo, dalla copertina rovinata dall'incessante erosione del tempo e lo mise su una delle scrivanie. Per quanto fosse vecchio, notò che la polvere su di esso era piuttosto scarsa, questo significava che qualcuno l'aveva consultato di recente.

La rivelazione le provocò un tuffo al cuore: soltanto lui poteva essere stato.

Accarezzò la pelle che rivestiva il libro. Insieme al pungente odore, che avevano le pagine tra le sue dita, le sembrò di percepire anche il profumo del suo amato. Era come toccare qualcosa che apparteneva a lui, qualcosa in cui percepiva la sua presenza. Scorse le pagine fino a giungere al capitolo dedicato all'antica città perduta; il suo cuore batteva sempre più forte. 

Fu un misto tra allucinazione e sogno per lei, era come se Alexandros fosse lì, seduto al suo fianco, ma in un tempo precedente al suo. Riusciva a immaginarlo, a vederlo: la sua chioma corvina che sfiorava le fascia rossa con cui si cingeva la fronte, il suo sguardo sagace assorto nella lettura. 

Allungò una mano, le sembrò quasi di riuscire a toccarlo...

LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora