Capitolo 10 - Feste spiacevoli.

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"Eccoci arrivate!" Esultò Jade prendendo la mia mano nella sua.
Mi trascinò dentro.
Le persone all'interno di quella casa ballavano strusciandosi fra di esse.
Jade salutò alcune persone e poi arrivammo vicino a un gruppo di ragazzi che se ne stavano seduti nei divani accanto la porta finestra che dava al giardino.
La musica suonava forte dalle casse, c'erano tanti tipi di alcolici e non solo!
"Ciao ragazzi!" Jade richiamò l'attenzione del gruppo su di sé, e anche su di me.
"Hei" salutarono tutti in coro.
Alcuni di loro non smettevano di fissarmi, in attesa di sapere chi fossi.
"Lei è la mia amica: Alessandra" mi presentò la mora, spingendomi un po' in avanti.

Alzai la mano un po' insicura: "Ciao" salutai tutti.
"Allora loro sono: Jared.." Indicò un ragazzo intento a farsi uno spinello, con i capelli tinti di blu. "Michael.." si presentò dandomi la mano, e stringendola con un sorriso a 32 denti. "Andrew ma è impegnato a limonare Susy. E lei è Lizzie.." Indicò la ragazza dai capelli biondi che mi guardava con un sorriso beffardo.
"Ci siamo viste già" disse allungandosi per buttare la cenere dentro il portacenere sul tavolo.
Tornò a guardami: "Sei la compagna di stanza di Mike, se non sbaglio" sorrise.
"Si" ammisi io guardandola.
"Tra poco dovrebbe arrivare" mi disse alzandosi.
Indossava una minigonna lasciando a nudo le sue gambe perfette. "Guarda; Eccolo lì!" Lo indicò esultando.
Mi voltai e il mio sguardo si incrociò con quello di Mike.
Mi voltai abbassando lo sguardo.

Si avvicinò a Lizzie e mise la mano attorno alla sua vita, mentre aveva iniziato a baciarla.
La baciava allo stesso modo in cui aveva fatto con me.
Questo mi fece male, ma cercai di mantenere la calma, non avevo diritto di starci male, tanto meno di pensare che Mike mi baciasse perché gli piacevo.
Feci un sorriso fra me: che stupida che ero a pensare ad una cosa del genere.
Troppo stupida!

"Scusate il ritardo" una voce alle nostre spalle richiamò la nostra attenzione.
Mi voltai e davanti a me c'era un ragazzo dagli occhi verdi più belli che avessi mai visto.
"Ciao, ti sei?" Mi chiese gentilmente.
Avevo dimenticato come si parlasse.
"Lei è Alessandra" disse Jade al mio posto.
Lui continuò a sorridermi, prendendo la mia mano e portarla sulle labbra. "Io sono Matt"
"Piacere" dissi io, timidamente.
Mike osservava la scena, con uno sguardo cupo, quasi infastidito dal modo in cui Matt si era presentato.

"Lei è italiana" disse Lizzie attirando l'attenzione su di sé per un istante.
Matt sorrise, riposando su di me la sua attenzione: "Davvero? Io amo l'Italia!" Sorrise.
"Essì.." dissi io, ancora in imbarazzo.
Perché non stava zitta?
"Da dove vieni?"
Avevamo preso posto nel divanetto di fronte a quello dove erano seduti Michael, Lizzie e Mike. Quest'ultimo aveva appena preso un bicchiere mezzo pieno di quella che sembrava della vodka.
"Del sud" dissi.
Lui sorrise.
Continuammo a parlare. Lui non smetteva di parlarmi di sé e altre robe varie.

Guardai Mike di fronte a me, anche lui mi osservava con un sorriso stampato sulle labbra.
Mi morsi il labbro, cercando di supplicarlo con lo sguardo.
Scrollò le spalle, mimando un "no".
Sospirai sconfitta, roteando gli occhi, e poggiandomi con la schiena contro lo schienale del divanetto.
"Ti ho annoiata?" Mi richiamò Matt vedendomi poco attenta ai suoi racconti.
"Cosa? No no." Feci un sorriso finto.
"Grande!" Esultò entusiasta. "Quindi, dicevo..ieri avevamo avuto una partita importate, e sai chi ha segnato?" Fece una pausa: "Si, io. Brava! Sono il miglior.."
"Matt scusami.." Mike era in piedi di fronte a noi, con le mani nelle tasche del giubotto.

"Si?" Disse Matt infastidito dall'interruzione del suo racconto.
Mike afferrò la mia mano.
"Dobbiamo andare, mi sono ricordato che non ho finito un compito, e Alessandra non ha il passaggio per tornare ai dormitori" spiegò con un sorriso fra le labbra.
Ero grata per avermi salvata.
"La posso portare io"
Intervenni io, alzandomi.
"No, meglio con Mike, devo aiutarlo con il compito. Ci vediamo a scuola, se vuoi"
Lui fu poco convinto della scusa che avevamo usato. "Come vuoi"

Io e Mike andammo fuori da quella casa con la musica alta, assordante.
Teneva la sua mano salda contro la mia.
Ci incamminammo verso un parco non poco lontano dall'università.
Si fermò sdraiandosi per terra.
"Stenditi" mi disse, guardandomi.
Aveva messo le mani sulla sua pancia,  ed aveva piegato il ginocchio.
Feci come disse, sdraiandomi accanto a lui.
C'era un lieve venticello fresco.

Stavamo sdraiati in quel parco deserto a guardare le stelle. Alzai il polso per vedere che ore fossero, spalancai gli occhi quando vidi che erano le 2:45.
Mi voltai verso Mike che aveva chiuso gli occhi e respirava lentamente. Il suo viso sembrava rilassato, ed era bellissimo.
Strano a dirsi, fino a questa mattina litigavamo, mentre adesso..adesso eravamo qui a guardare le stelle, sdraiaiti sull'erba, con i nostri corpi che si sfioravano.

"Non dovremmo rientrare?" Chiesi a Mike.
Aprì gli occhi voltandosi appena verso di me.
Schiuse le labbra per dire qualcosa: "No, perché dovremmo?"
"Sono quasi le tre.." sussurrai io, tornando a guardare le stelle.
Mike si mise su un fianco, e poggiò la testa sul mento. Adesso poteva vedere meglio ogni mia reazione visiva.
"Tanto non avremmo avuto lezione  domani, non devi preoccuparti per rientrare" sussurrò strappando un filo d'erba e rigirandolo fra le dita.
"Perché?" Chiesi io.
"Perché non abbiamo lezione?" Domandò incerto.
"No. Dico: perché mi hai portata qui?"

Posai il mio sguardo sul suo. Non sapeva come rispondere, sembrava che lo avessi colto di sorpresa.
Schiarì la voce prima di rispondermi: "Perché non c'è altro posto in cui vorrei essere adesso se non qui.." disse per poi fissarmi di nuovo negli occhi. "Insieme a te."

Il cuore iniziò a battermi forte. Non mi sarei mai aspettata una dichiarazione del genere. Magari stava solo scherzando, approfittandosi del fatto che mi aveva trascinata via dalle grinfie di Matt.
Mi misi a sedere, tirando le ginocchia contro al petto.
Mike mi guardò senza dire nulla.
Il silenzio calò fra di noi.

Mille pensieri invadevano la mia mente, chiedendosi -chiedendomi- perché avesse detto una frase di quelle.
"Se ti stai chiedendo perché ho detto quella frase.." si alzò mettendosi di fronte a me: "È perché in questo momento è l'unica cosa che voglio davvero"
Cercò di incrociare il mio sguardo. Ci riuscì subito.
"Mike non voglio che tu gioca con me"
Mise le mani sulle sue cosce.
"Non sto giocando!" Esclamò prendendo il mio viso fra le mani.
"Sono serio"

Scossi la testa. "Torniamo ai dormitori" mi tolsi dalla sua presa, e mi alzai.
Mi seguì poco dopo e tornammo ai dormitori.
Andammo a letto senza rivolgerci la parola..

"Non riuscirai a scappere via!" Quell'uomo mi spinse a terra, facendomi sbattere violentemente le ginocchia.
Un urlo assordante uscii dalle mie labbra.
Un dolore allucinante invase tutto il mio corpo, soprattutto le gambe.
Pensai che non avrei più potuto camminare..

Mi svegliai di soprassalto, con il respiro che sembrava un affanno. Passai le mani sul viso sudato.
Ogni singola parte del mio corpo lo era.
Cercai di calmarmi e mi guardai intorno. Per fortuna Mike dormiva ancora.
Passai la notte insonne con la paura di addormentarmi.

Nota Autrice: Non ci credo che ad una settimana esatta la storia sia arrivata ad 1,6k di letture.
Mi rendete felice e orgogliosa di portare avanti questa storia.
Detto questo; vi piace la storia in generale?
Cosa ne pensate del capitolo?
Commentate! ❤

A Lonely Night. ||Mike Bird||Where stories live. Discover now