14.

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Dopo essere andati via dal campo di basket andammo a fare una passeggiata per la città.
"ti va di  vedere un posto speciale?"

"Speciale?"

Alzò leggermente le spalle evitando un contatto visivo con me.
Lo seguii passo dopo passo, chiedendomi in continuazione dove mai stessimo andando.
Arrivammo  davanti a un parco abbandonato.
"Perché siamo qui?"
"Te l'ho detto, è un posto speciale"
"a me mette a disagio"
"Tranquilla"
Portò la sua mano sulla mia spalla e mi strinse a se.
Il mio viso era attaccato al petto e senza accorgermene le mie guance si tinsero di rosa.
"Guarda"
Disse quando arrivammo ai piedi di un albero.
"Qui quando ero piccolo amavo da pazzi giocare con le carte con il mio migliore amico"
"Abitavi qui?"
"Si, ma purtroppo io e mia madre abbiamo dovuto trasferci per lavoro,  quello di mio padre"
"avevi molto amici qui? Non ti è dispiaciuto perderli?"
"Oh io non ero un ragazzo molto socievole, ma avevo solo uno. Ma è ancora il mio migliore amico. È il dottore che ti ha visitato."
"Davvero? Non avete un rapporto così stretto"
"Cosa? Siamo unitissimi, è sempre stata l'unica persona  di cui mi potessi fidare. Hai presente quando dicono che gli amori vanno e vengono ma gli amici restano. Lui resterebbe per qualsiasi cosa"
"Glielo hai mai detto?"

"No..Ma lo sa.."

"E come fai a saperlo.?"
Voltò lo sguardo lontano da me è capendo che si stava immergendo in una forte rabbia preferii cambiare discorso.
"Ti va di fare la spesa? Dai cuciniamo  da  soli nella nostra piccola cameretta"
"Vorresti davvero?"
"Certo"
Sorrise e si colorì in volto.
Gli feci cenno di seguirmi
"Ma non sai dove andare!"
"Troverò la strada"
Rise e annuì.
Gli presi per mano e lo trascinai in giro per la città.
Mentre facevamo la spesa sembravamo due persone che si conoscevamo da anni.
Arrivati in albergo ci mettemmo a cucinare con un piccolo fornello.
La maggior parte del tempo ridevamo.
Scherzando sul pasticcio che da lì a poco  avremmo mangiato.
Alla fine abbiamo optato per una pizza presa dalla pizzeria vicino all'albergo e un pò di vino.
Luke mi riempì il bicchiere cercando di sembrare il più galante possibile.

"Ma grazie" dissi arrossendo
Eravamo in un piccolo albergo ma la vista alle nostre spalle era da togliere il fiato.
Avevamo come sfondo tutta Parigi illuminata.
Prendemmo entrambi il calice pieno di vino e facendoli scontrare dicemmo:
"Cin cin"
Con una grande risata dopo aver bevuto un sorso.
Si avvicinò chiudendo poco a poco gli occhi e sporgendo le labbra
In quel preciso momento dimenticai tutto e lo baciai.
Mi accarezzò i capelli e chiedendomi il viso tra le sue mani di staccò
Sorrise e disse:
"Non c'è nulla da fare"
"Cosa? " dissi confusa
"La palla ha sempre ragione"

My Evil L.H.Where stories live. Discover now