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La sveglia delle sette in punto suona.
Mi alzo velocemente dal letto e mi preparo per andare a scuola.

Tiro fuori dei jeans e una camicia dall'armadio e vado in bagno per prepararmi.

Siamo solo a metà Settembre, il sole riscalda la città.

Esco di casa dopo aver fatto colazione.

"Ti levi? Dovrei passare" esclama il solito rompi palle, nonché il mio cosiddetto fratellastro.

"Non puoi semplicemente passare senza rompere i maroni?" sbuffo, lanciandogli un'occhiata.

Il castano fa un ghigno divertito e si allontana per salire sulla sua auto.

Avendo già fatto diciotto anni,Jimin ha un'auto,mentre io avendo ancora diciassette anni i miei genitori mi hanno assicurato di comprarmela al mio diciottesimo compleanno.

Cammino verso la fermata dell'autobus e lo prendo quando arrivo.

Come al solito, il bus è pieno,non lasciando così la libertà di respirare normalmente.

Oltrepasso la massa di studenti e mi siedo su un posto libero.

Infilo le cuffie e ascolto "lotto" degli Exo, finché il mezzo non arriva davanti alla scuola.

Scendo e cammino velocemente verso l'entrata. Sono in anticipo.

Entro in classe e saluto la mia migliore amica con un abbraccio.

"Mi sei mancata" sussurra stringendomi forte a sé.

"Anche tu" esclamo.

Ci sediamo ai nostri posti e parliamo finché la professoressa arriva e inizia la lezione.

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Mentre la professoressa spiega prendo appunti.

La donna ci spiega qualcosa su storia ma si ferma quando la porta si spalanca.

Un ragazzo dai capelli castani e gli occhi castani entra indifferente in classe e si passa una mano tra i capelli.

Jimin.

La prof lo rimprovera per il suo ritardo indicandogli poi, un posto dove andare a sedersi.

Nonostante sia solo il primo giorno di scuola,i professori sembrano non farci caso, infatti, spiegano come se fossimo già avanti.

Quando finalmente, la campanella suona, tutti si alzano ed escono dalla classe.

Prendo il mio zaino ed esco dalla classe con Min.

Usciamo dalla scuola e prendiamo l'autobus per tornare a casa.

"Sono a casa" urlo per farmi sentire.

Come al solito, non c'è nessuno.

I nostri genitori sono sempre in viaggio per lavoro, lasciando così, me e Jimin da soli.

"La principessina è arrivata" esclama Jimin, buttandosi sul divano.

Lo osservo mentre si apre una birra.

Distolgo lo sguardo quando i suoi occhi incontrarono i miei e un ghigno gli compare sul volto.

Salgo le scale e vado in camera mia.

Appoggio lo zaino e il cellulare, e prendo dei vestiti puliti dall'armadio, per poi andare in bagno a lavarmi.

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Finisco di vestirmi e mi sdraio sul mio letto.

Mi alzo,però,non appena sento Jimin, il mio cosiddetto fratellastro, urlare qualcosa di incomprensibile.

Esco dalla stanza e scendo in cucina.

"Mi spieghi perché urli in quel modo?" domando abbastanza nervosa.

"Guarda" indica la tv.

Ora capisco, la partita.

Roteo gli occhi e sbuffo per poi lanciargli un'occhiata prima di andare in camera mia.

Il solito.

Non riesco proprio a sopportarlo.

"Ti sei spaventata,eh?" ghigna entrando nella mia stanza.

"Quando imparerai a bussare?" sbuffo.

Jimin mi segue e si siede sul letto insieme a me.

"Cosa vuoi?" domando guardandolo male

Jimin alza un sopracciglio e mi guarda con aria divertita.

"Non posso stare con la mia sorellina?" ride

"La tua sorellina ti manda a fanculo!" faccio una smorfia

Jimin ride per poi alzarsi e guardarmi.

"Sono venuto qui perché devo parlarti" esclama, diventando serio.

I suoi sbalzi d'umore sono una cosa normale per lui.

Da quando lo conosco è sempre stato così.

"Ti serve qualcosa?" incorcio le braccia.

Jimin rotea gli occhi e si siede ancora sul letto.

"Questa è una cosa che scommetto, amerai, bambolina" sussurra facendomi l'occhiolino.

Lo guardo confusa incitandolo poi,a parlare.

"È già da un po' che ci sto pensando...sai,siamo sempre soli in casa, ci siamo sono noi due" dice.

Non capisco dove vuole arrivare,ma qualcosa me lo fa sospettare quando noto un ghigno sul suo volto.

Perché il mio cuore sta iniziando a battere più forte?

"Perché non approfittarne?" domanda.

"Dove vuoi arrivare?" domando puntandogli un dito contro.

"Che ne dici di fare un patto?" ghigna.

Porta una mano sulla mia gamba e la muove su e giù.

Lo guardo confusa e rimango in silenzio per qualche secondo.

"Che tipo di patto?" domando.

Jimin ghigna e si morde le labbra.

"Che ne dici di diventare la mia scopamica?"

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