(6)Tutto sbagliato.

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Benjamin's POV.

Uscii dalla mia camera
Non appena mio padre andò
A dormire,
Mia madre non era ancora tornata
Ed era abbastanza strano,
Sospirai andando in cucina per
Prendere qualcosa da mangiare,
Mi aprii una scatoletta di tonno
E mi feci un semplice panino,
Mi sedetti e anniato mangiai
Mentre con l'altra mano tenevo
Il cellulare,
La maggior parte del tonno cadde
Sul piatto,
Entrai su Whatsapp, diedi
Una letta alle ultime chat
Che si stavano tenendo sul
Gruppo della classe,
Sempre le solite cose e mai nulla
Di nuovo,
Intanto mi ricordai anche
Di Rachel,
Non riuscivo ancora a dimenticare
L'espressione basita che
Ella mi mostrò quando
Mi vide in quello stato,
Arrossii per la vergogna,
Con quale faccia dovrei
Andare domani a scuola?!

Dovevo chiederle scusa
Almeno,
Dovevo far vedere che
Avevo un po' di vergogna
Dopo quel che era successa,
Finii il panino accorgendomi
Di tutto il tonno che giaceva
Sul piatto,
Sbuffai mentre con la forchetta
Tentavo di prenderlo goffamente.

-Ciao, Mi dispiace per quello
Che hai visto primo-

Mi limitai a scriverle questo,
Chissà se mi avrebbe risposto,
Se fossi in lei mi ignorerei e basta.

Sospirai mentre me ne
Andai in camera,
Non avevo sonno quella sera,
Così rimasi sveglio con la
Scusa di aspettare mia madre.

Sentii il mio cellulare vibrare
Nella tasca.

-Non fa niente-

Mi rispose,
Mi sorprese il fatto che
Anche lei fosse sveglia,
Un po' mi incuriosii.

Mi sdraiai sul letto,
Subito Tom, il mio
Gatto mi salì sopra,
Lui c'era sempre,
Mi seguiva ovunque,
Sembrava l'unico a capirmi in quella
Casa,
L'unico che tenesse a me,
Lo accarezzai mentre
Mi soffermai a pensare
Ad una risposta.

-Vai a dormire?-

-Non ancora.. Non ho
Sonno, te?-

-Idem..
Non vuoi parlarmi dopo
Quello che hai visto,
È così?-

-No ma..
Perché lo fai?-

-Sono costretto a farlo-

-Costretto?-

-Sì..-

-Che vuoi dire?-

-È una lunga storia in realtà..-

-Ah..quindi non vorresti
Fare quello che fai?-

-Esatto, non dirlo a nessuno
Però-

-Non lo farei mai e poi..
Non ho nessuno a cui potrei
Dirlo-

-Nessuno?-

-Nessuno-

-Non mi fido di nessuno-

-Io di te mi fido-

-Di me?-

-Sì-

-Davvero?-

-Davvero-

-Meno male-

-Vado a letto ora,
A domani-

-A domani
Notte-

Mi voltai per vedere
L'ora, mi accorsi subito
Di quanto questa fosse volata:
Aspettare i messaggi,
Il tempo,
La tensione,
Tutto.

Sospirai e spensi il
Cellulare,
Poi mi misi nel letto,
Mi infilai nelle
Lenzuola fredde e
Cercai di trovare una posizione
Comoda,
Chiusi gli occhi,
Non seppi quanto tempo
Fosse passato quando un
Rumore colse la mia attenzione.

Rizzai le orecchie e aprii gli
Occhi,
La porta che
Avevo precedente chiuso
Venne spalancata,
M alzai subito mettendo
A fuoco la vista,
Mi tolsi velocemente
Il ciuffo dagli occhi,
Guardai,
Ad aprirla era stata mio padre.

Egli era fermo sull'uscio
a fissarmi,
Provai una certa inquietudine
In quel momento.

-Che..-

si avvinò a me
Barcollante con una grande
Lentezza,
Mi alzai dal letto stordito indietreggiando.

-Che cosa?
Che c'è? Oh!-

Sembrava essere ubriaco,
Anzi lo era proprio,
Mia madre ancora non
Era tornata putroppo,
Degludii,
Non esitai,
All'improvviso scattai
Sfrecciandogli di lato
Uscendo dalla stanza.

Non aveva buone
Intenzioni,
Non volevo rischiare,
Lo sentii accellelare dietro
Di me,
Di corsa entrai in bagno
Chiudendomi la porta a chiave
alle spalle,
Non sapevo cosa fare,
Ero sfacciato,
Mi accasciai contro questa,
Presi il cellulare che
Per fortuna ero riuscito
A portare con me,
Chiamai mia madre,
Non rispondeva,
Non squillava,
Sentii il panico soffocarmi
Quando udii il respiro
Di mio padre dalla fessura
Della porta,
Cercai di opporre forza
Contro questa.

-che cazzo vuoi?!-

Gridai preso dalla
Disperazione
Mentre intanto il mio
Cervello elaborava per
Una soluzione improbabile.

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