Matematica.

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Matematica.


(Henrik)

Mi siedo alla scrivania. E' perfettamente in ordine e il copione giace al centro.

Metto il telefono sopra il copione e lo fisso.

Devo chiamarla, è orribile lasciarla per telefono, ma devo togliermi questo peso.

Ma per ora resto fermo, mi focalizzo sui nostri ricordi insieme.

Le cose potranno anche cambiare, ma lei è come una sorella per me.

Non voglio che sparisca completamente dalla mia vita, cioè, se lo facesse lo capirei, ma la cosa non mi piacerebbe.

Mi sento una merda.

Lei è sempre stata presente.

Lei mi ha salvato, insieme alla mia famiglia.

E io come la ripago? Lasciandola.

Beh, continuare però mi sembra peggio. E' diventata una presa in giro. Non c'è più una singola emozione, e non credo di essere l'unico ad averlo notato.

Forse lei sta resistendo semplicemente perché ci tiene a me.

...forse...dovrei resistere anch'io?

Prendo un foglio.

Ho deciso di risolverla nel miglior modo logico possibile.

Matematica.

"Allora...", scrivo ripetendo ad alta voce, come per convincermi.

"Sesso/Momenti vari + Lei = Nessuna emozione, erezione difficile, piccola soddisfazione verso la fine, fame."

Dio, ma lo sto facendo davvero?!

Riprendo.

"Scene di simulazione + Tarjei = ..."

Mi fermo. Ci penso. Penso alle cose che ho provato davvero. Cose a cui non avevo mai dato particolare peso.

"...= brividi, crampo allo stomaco, sorriso, tranquillità, erezione."

Guardo il foglio e lo accartoccio con le mani imbarazzato da me stesso.

Scherziamo? Ma che cosa sto facendo?!

Lo butto nel cestino.

Ci ripenso.

Lo riprendo, lo apro, lo strappo in mille pezzi e lo ributto.

Non voglio lasciare prove del mio delirio. E' già stato abbastanza imbarazzante anche solo farlo.

Prendo il telefono e mi sdraio sul letto.

"Devo lasciarla...non posso continuare questa farsa."

Prendo un grande respiro e digito il numero a memoria. Inizia a squillare. Al secondo squillo metto giù col cuore che batte all'impazzata.

"Non posso, non posso, non posso!"

Sono terrorizzato, non mi piace deludere le persone, non è da me.

Sento il terrore divorare il mio intero corpo.

Il telefono inizia a squillare. Tremo.

"O adesso o mai più."

Rispondo, "Hey"

"Hey, mi hai chiamato? O ti sei seduto sul telefono?", ride.

Questa risata mi fa male, è la risata dell'inconsapevolezza. La quiete PRIMA della tempesta.

"No, si, ti ho chiamato. Dobbiamo parlare."

L'aria cambia completamente, sento della tensione salire.

Penso che lei sappia cosa sta per succedere.

Penso che lei abbia cominciato a fare il conto alla rovescia da tempo, ormai.

Penso che lei abbia cominciato a dubitare di me esattamente la stessa sera che vide il quinto episodio della terza stagione di Skam. Neanche io mi riconoscevo.

"Neanche con me sei così adorabile, sei proprio pazzesco sai?", mi aveva detto ridendo per poi baciarmi.

In quel periodo la mia testa era ancora sovrana del mio essere, ma in questo preciso momento mi accorgo che il comandante è cambiato e che adesso è il mio cuore a reggere il timone.

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