27

5.2K 316 1.8K
                                    

Newt's Pov

Erano trascorsi due giorni da quella notizia e, di nuovo, con la stessa ansia dei giorni precedenti, ero lì ad aspettare l'esito.

Erano appena le otto del mattino e già ero al quarto caffè. I ragazzi ancora dovevano arrivare, e io ero circondato dalla confusione che è solita regnare negli ospedali: dottori in camici bianchi, infermieri che vanno avanti e indietro con qualche flebo tra le mani, e quelli che si occupano di portare la colazione ai malati. Poi,  quelle due figure sedute passivamente sulle poltrone scomode della sala d'attesa: i genitori di Thomas.

Non ero solo ma era come se lo fossi.

Mi trovavo a spartire quegli attimi di soggezione con loro, attimi  che riassunti in due parole potevano essere soltanto: soggezione e orrore.

A differenza di come avevano fatto con Minho e Teresa, non mi avevano rivolto alcuna parola, avrei dovuto farlo io? Insicuro su cosa fosse giusto fare, con gran dose di coraggio avevo provato ad azzerare le distanze, a eliminare quell'aria tesa: mi ero  avvicinato alla macchinetta del caffè sperando di azzeccare dei gusti  decenti e, con una paura immane, gli avevo porto le due tazzine, che avevano rifiutato con un "No, grazie" senza neanche degnarmi di uno sguardo.

"Alla faccia della gentilezza,  potevano mandarmi direttamente a quel paese."

Sfiduciato, ingerii entrambi i caffè con celerità,  e stavolta mi guardarono con accenni di disgusto.

Che gli stessi  sulle scatole era palese, ma perché? Potevo essere un semplice amico del figlio, non riuscivo a comprendere tale ostilità nei miei confronti.

Certo,  se avessi potuto scegliere in che modo conoscerli,  non avrei assolutamente optato per l'ospedale,  né tanto meno in una situazione orribile come questa,  e né con indosso il sangue di Tommy.

Tornai a sedermi, con il capo basso,  fissavo il pavimento senza alzare la testa in attesa di un riscontro.

Mio padre da lontano aveva visto la scena, e a passi furtivi si era avvicinato sedendosi al mio fianco. Avrei aggiunto anche lui nella lista "ti guardo da lontano".

Teneva le gambe leggermente divaricate, le mani strette in pugni sulle ginocchia,  e un sorriso fiducioso sulle labbra. Detestavo la sua calma. O forse riusciva soltanto a mascherarla.

Lo guardai di sottecchi ma appena se ne accorse, distolsi lo sguardo. Sorrise come se volesse dirmi "ti ho beccato" poi,  ritornò serio.

-Qualcuno una volta mi disse: si può salvare tutto quello che vogliamo. - profetizzò, posando lo sguardo su di me.

-Poeta? Scrittore?-domandai a raffica- Sicuramente un idiota...- svalorizzai poi,  quella  frase poteva essere detta soltanto da uno stupido illuso.

Ci si può salvare dalla morte?

Probabile ma non per sempre.

Mio padre si strinse nelle spalle e avvicinandosi al mio orecchio;

-Semplicemente Thomas.- mi rivelò,  e inevitabilmente mi nacque un brivido lungo la schiena. Al primo impatto pensai:"Come poteva essere altrimenti?" Ma riflettendoci su, non potei far altro che sorridere.

Non era da Tommy essere saggio, di rado lanciava frasi  profonde,  ma quando lo faceva, colpiva al centro del petto.

Abbozzai una risata priva di umorismo,  stavo per scoppiare di nuovo a piangere. Non mi sarei mai dato pace,  finché non avrei saputo Thomas sveglio che diceva "Newtie".

A dire il vero quel nomignolo non mi piaceva granché, però...lo diceva lui, lo rendeva bello, come aveva fatto con la mia vita.

Mentre cercavo di mettere a tacere, invano, quelle voci che mi accusavano della sua vita in pericolo,  mi era difficile non  pensare a Thomas avanzare verso la morte, senza essere spaventato, mi faceva sempre più capire che era più forte di quanto pensassi, di me.

Indelible||Newtmas||[In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora