PIACERE, ROSE

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Si chiamava Rose, buffo nome per una con i capelli rossi. Capii che conosceva molto bene la zona poiché una volta in macchina, mi chiese di portarla in un fiume lì vicino. Era un posto  tranquillo e molto isolato. C'era un forte silenzio che si andava a perdere di vario passo, sotto il forte respiro di alcuni animali intorno a noi. Si poteva avvertire un vento lieve soffiare  dolcemente accanto al fruscio delle foglie che  andava  a mischiarsi  nella conversazione tra me e Rose. I primi minuti li avevamo passati a parlare della vita e cose di routine. Dopo essere entrati in sintonia, aveva cominciato a parlarmi dei suoi tatuaggi e della sua storia.

Mi aveva detto che sin da piccola, era stata abbandonata in un convento. I suoi primi anni di vita non furono facili perché  non era molto gradita da alcune suore e bambine. I capelli rossi erano visti di cattivo presagio e lei non credeva molto nella chiesa. Soffriva anche del fatto di essere invisibile agli altri e  di non sentirsi mai accettata per quel poco di buono che aveva. Decise allora che il mondo l'avrebbe accettata per il lato sbagliato di sé. A soli dieci anni era già conosciuta per le sue malefatte: dalle guerre col cibo in mensa, ai disegni che faceva sulle mura, alle scappatelle  dal convento e infine dal suo continuo vestirsi da fantasma per spaventare  le suore.

Fu proprio da questo scherzo, che conobbe suor Maria. Mi disse divertita, che una con questo nome solo la suora poteva fare. Suor Maria le diede quell'amore che fino ad all'ora né i suoi "genitori" né la chiesa  erano riuscite a darle. Le insegnò a ad apprezzare la vita e  la natura. Ricordava ancora di quando la portava per le praterie dietro il convento e di quanto si divertisse a correre per i prati. Di quanto amasse rimanere a guardare i tramonti e mi confessò, un po' imbarazzata, che furono il suo primo amore.

Le cose però, cominciarono a peggiorare. Si vedeva sempre di più che non era fatta per la chiesa, a causa del suo modo di fare poco ortodosso. Un giorno era stata trovata  a lavarsi in un laghetto vicino al convento. Da quel momento le  suore fecero di tutto per trovarle una famiglia, visto che  era ancora minorenne e non poteva arrangiarsi da sola. Le famiglie non fecero di certo una corsa sfrenata per averla. Era una ragazza con troppe idee e pensieri  per essere conforme alle  regole dei più  grandi. Vedeva il fatto di andare contro i schemi come un'opportunità per mostrare a se stessa di essere in gamba e forte.

Alla fine c'era stata una ricca famiglia, proveniente dall'America, che decise di adottarla. La signora Stones non poteva avere figli e si era legata fin da subito a Rose. in quel periodo iniziò il momento più felice della sua vita. Gli Stones, la portarono nel loro cottage di campagna. Pieno di cavalli e ampie distese di praterie.  Riuscivo a intravedere per la prima volta in tutto il suo discorso un lato umano. Una volta Suor Maria, le disse che l' amore non  si può misurare senza la felicità, che essa sia presente o assente, sarà sempre  di vitale importanza per noi. E Lei  era felice in quel periodo, tra le mani della madre dove si sentiva importante quasi come un miracolo.

La rendeva felice anche  il fatto che la famiglia avesse una stalla. In quel periodo  si affezionato a un cavallo di nome Argent. Si svegliava presto per nutrirlo, lavarlo e portarlo in giro tutti i pomeriggi. Aveva partecipato anche ad alcune gare, chiuse da vincitrice. Quel cavallo era stato la prima cosa importante per lei, prima ancora di un umano. Diceva che amasse gli animali perché erano grati per quello che la natura e Dio gli avevano dato, e non cercavano come gli uomini un continuo  progresso, tanto da farli dimenticare quelli che erano veramente. I problemi veri  cominciarono a presentarsi quando crebbe  e raggiunse l'età dei diciotto anni. Finalmente, poteva far parte del mondo dei grandi. A scuola si era fidanzata con Matt. Il solito ragazzo misterioso e temprato che riesce a darti, quello che secondo le femmine, la vita non può darti. All'università era rimasta distrutta quando aveva scoperto del tradimento di Matt e Giulia.

Erano amiche sin da quando si era segnata al liceo e quello fu un brutto colpo. Sì era chiusa in se stessa e isolata da tutti. Mi Sembrava tanto di riascoltare la mia storia, con la differenza che lei aveva abbandonato gli studi e la vita che si era creata lì. Aveva bisogno di nuove avventure e dover  gustare tutti i vizi che la vita le potesse dare. La fortuna che aveva conseguito facilitò il suo scopo. Infatti L'ottimo bagaglio economico della sua famiglia, le aveva  permesso di prendere un volo di solo andata per l'America.

Si era emozionata all'aeroporto. Diceva che era sempre stato il suo sogno: vedere la nazione più affascinante di tutto il mondo. Nei primi giorni cercò di ambientarsi. Prese una casa nel Michigan per iscriversi al conservatorio, lì vicino. Ci aveva messo  due mesi per apprendere bene l'inglese. Dopo aver passato facilmente i test di ammissione, si era ritrovata in una classe  piena di viziati e di benestanti. Era rimasta sorpresa da come andava d'accordo con quelle persone. Nonostante, la sua fosse una ricchezza acquisita dopo molte sofferenze nel periodo infantile, e invece quella degli altri era  una ricchezza ereditaria e senza difficoltà. Era entrata nel gruppo femminile della classe e aveva trovato molte somiglianze: dalla continua voglia di sentirsi libere, di ribellarsi e essere accettate per quello che erano. A questo si aggiungeva anche la voglia del brivido, del rischio e del pericolo. Conquistavano la loro indipendenza, andando a ballare, bere e prendere tutte le sostanze possibili nei weekend. Viaggiavano con macchine di lusso per le città e facevano spese folli. Si sentivano invincibili, belle e dannate. Furono gli anni più belli della sua vita.

Si fermò  e abbassò lo sguardo. Il silenzio tra noi si era fatto  dirompente. Dal modo in cui concentrava il respiro, si poteva capire la nota dolente che avrebbe raggiunto con le prossime parole. Quando ricominciò la narrazione era diversa rispetto a prima. Era come se fino a quel momento avesse parlato solamente con la ragione e ora dovesse farlo con  il cuore. Esordì con " la vita è sempre un continuo scorrere di dolore"  e tirando sopra la manica del vestito, mi aveva mostrato il polso con il numero ventitré.

Riprese- era un sabato come gli altri, il tempo era tranquillo e le cose andavano come sempre. Eravamo in camera di Charlotte e stavamo decidendo dove andare la sera. Alla fine eravamo andati in un locale dall'altra parte del Michigan. Arrivati, come sempre avevamo iniziato a bere e a prendere di tutto. Quella sera stavo esagerando e volevo divertirmi. Volevo lasciarmi trasportare come facevano gli altri e godermi quella serata fino in fondo. Si avvicinò un ragazzo alto e robusto. Ero completamente andata e Tremavo: è pauroso non riuscire a capire quello che ci circonda, ma è terrificante non capire quello  avviene dentro di noi e io quella sera, mi sentivo così. Dopo alcuni balli, il ragazzo mi prese e mi portò in bagno...Fu là che successe tutto. Ricordo ancora quell'odore nauseabondo che si respirava in quel porcile, mentre la mia faccia piegata da quel pezzo di merda si trovava davanti a un muro  freddo di  marmo, che scandiva bene l'atto che si sarebbe verificato quella notte su di me.

Cercava di andare più lentamente, non riuscendo più a nascondere gli sbalzi della voce. - Aveva violato ogni cosa di me: Il corpo, i miei ricordi,  il convento, la  chiesa, La mia fiducia, il tradimento di Matt con Giulia, le  mie speranze e il mio dolore. Tutto quello che ero si era cancellato in una notte. La mia vita sembrava finire e non sarei stata più quella di prima. Questa volta però il cambiamento lo dovevano vedere tutti. Aveva detto cominciando a mostrarmi il tatuaggio del cavallo che portava sulla coscia, la croce sul petto, la goccia di lacrima nell' occhio destro, la scritta Matt e infine la fenice sulla schiena come segno di rinascita. Forse era il riflesso della luna lungo i suoi capelli e i suoi occhi spenti e sereni come la notte, ma volevo il mio nome sul suo corpo. Si era completamente spogliata di sé e del suo orgoglio e ora mi guardava, aspettando la mia mossa. Avevo raggiunto la sua stessa scala di dolore e  riuscivo a vedermi nei suoi  occhi, mentre si avvicinava. Mi aveva dato un leggero bacio ed eravamo entranti nel fiume, piena di chiazze chiare lasciate  dalla grande luna di quella notte. Ci eravamo baciati ovunque e infine sulle labbra. Eravamo due rassegnati che si cercavano da tempo, fu quella la giustificazione che diedi a quello che stava succedendo.

IL SANGUE DELLE ROSEWhere stories live. Discover now