Oh Captain

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Oh capitano, ricordi ancora la schiena dorata del tuo amante?
Era giovane e lucida, una tela di muscoli e nervi che si offriva completamente a te nelle sere d'estate.
James Barnes era il suo nome, ma tu lo chiamavi Bucky.
Aveva diciannove anni quando, spogliandosi difronte ai tuoi occhi chiari e luminosi come aveva ormai preso d'abitudine, ti propose di dipingere sulla sua pelle.
Tu tenevi tra le dita magre e affusolate il pennello di legno unto di tempra ormai secca, pensando con sfacciataggine a ciò che avresti potuto fare per esaudire quella proposta.
Tingesti la punta del tuo attrezzo spelacchiato tra la pomata rossa accesa, che con dei movimenti sinuosi e curati iniziò a creare un motivo circolare sulle spalle di James.
Quando era ancora vivo, quando James era ancora James, amava come lo sfioravi con i polpastrelli.
Lui ti amava da quando eravate avvolti dall'innocenza della giovinezza, e ha continuato a farlo finché non è caduto.
Ti sei mai chiesto perché proprio a James? Perché proprio al tuo amore?
Forse, avrai pensato, è stata la punizione che meritava il vostro peccato; due uomini, due sessi uguali che sfociano in atti e sentimenti fatti per le anime gemelle.
Forse eravate proprio questo voi due, anime che combaciavano in un mondo che le aveva create sbagliate.
Oh capitano, senti ancora la tiepida frescura della tempera inumidita che ti scorre lungo i gomiti, mentre tracciavi con attenzione le punte di una stella sul braccio sinistro di James.
Forse sapevi già qual era il suo destino, forse non avevi nemmeno bisogno di saper leggere il futuro, e quell'innocente disegno sulla sua pelle ti tormenta ancora oggi.
Ti fa venire la pelle d'oca, ti soffoca con violenza e ti riempie gli occhi di dolore salato.
Hai fatto un mantello con tutte le tue lacrime che sembrano polvere di comete; le hai messe da parte, una ad una, ogni volta che pensavi a James, e che lo ricordavi perduto per sempre.
Con quelle scintille liquide hai tessuto i bordi creati con il sangue delle tue battaglie, che ti ricordava il rosso di quella stella.
Milioni di giorni ti hanno separato da lui, milioni di silenzi e ricordi sono riusciti a tenerlo stretto al tuo petto.
Conosci a memoria l'increspatura del suo mento, la ruvida carezza delle sue dita sul tuo collo, e il sapore umido delle sue labbra sulle tue.
Lo ricordi dentro di te la notte, quando non vuoi piangere, ma dopo aver chiamato il suo nome nel tuo solitario piacere riesci solo a fissare il buio, capendo che non ti fa star meglio, e che forse sarebbe mille volte meglio piangere.
Oh capitano, cosa hai provato davvero quando hai rivisto James su quel ponte? Bagnato di nero e vuoto di sentimenti.
Te lo saresti mai immaginato?
Era per caso speranza quella che ti ha torturato per quasi due anni?
Era lì, ti ha poggiato la mano sul petto mentre ti faceva male, ma anche bene. Si è ricordato di te, anche se quella stella di sangue faceva di tutto per portartelo via ancora.
Oh capitano, la guerra è finita, come ieri anche oggi ci sono stati vincitori e vinti.
James è stato vinto un'altra volta.
Lo guardi attraverso la brina gelida che lo graffia oltre il vetro lucido, per ore e ore.
Immagini ancora quel disegno cremoso che gli fasciò il busto adolescente, che lo fece sorridere grazie alle tue qualità originali e singolari.
Immagini, caro capitano, che quelle stesse curve armoniose potrebbero colorarlo ancora, e mormori qualcosa di incomprensibile all'idea di vedere James, molto più diverso da come lo ricordavi, sorriderti ancora.
Oh capitano, il buio è freddo e incute timore, ma tu adesso non ne sei spaventato, perché sai che tra quel gelo infinito ritroverai James, con in dosso il mantello di lacrime tessuto da te per lui.

One shots StuckyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora