MISSIVA

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Stavi bevendo una bottiglia, la quinta. Ultimamente, facevamo sempre le stesse cose anche se eravamo in vacanza, tutti i sabati finivamo in un bar. Non sentivo più niente e la passione che c'era prima era andata. Avevi fermato i miei pensieri, invitandomi a ballare in mezzo alla pista di un locale del posto. Era molto ampio e c'era molta gente. Le luci davano un momento di attenzione alle persone presenti che si divertivano così per tutta la serata. Molte facce mi erano note, giravano tra un locale e l'altro, e mi dispiaceva per loro.

Avevamo cominciato a ballare verso le 2 di notte. Tra un ballo e l'altro riuscivo a guardare quanto eri ubriaca quella sera come d'altronde in ogni sabato. Non riuscivo a capirti perché avevi sempre preferito le certezze, le sicurezze nella vita e invece amavi così tanto il brivido; eri sempre pronta nella vita e  sapevi già che università avresti fatto. Avevamo litigato molto quando decisi di fare letteratura, dicevi sempre che non avrei avuto sbocchi. Sembravamo quasi una coppia sposata anche perché ci conoscevamo fin dal liceo e solo Dio sa quante gesta ho fatto per averti. Eri una delle più contese a scuola e penso che se non avessi mai avuto la poesia dalla mia, non sarei mai riuscito a conquistarti.

Finita la serata, ti portai in macchina per tornare a casa.
Mi ero perso nei miei pensieri visto che il tragitto era lungo e aveva appena iniziato a piovere. Rivivevo tutte le cose passate insieme e solo le più belle. Dal ballo a casa di Andrea dove sicuramente avevi fatto breccia nel mio cuore. Ricordo ancora che portavi un vestito rosso, attillato e avevi i capelli che scendevano dolcemente dietro la schiena. Avevi una grazia indescrivibile nelle movenze accompagnato da un sorriso timido e perfetto. Mi ero ricordato anche di quel pomeriggio dove ci eravamo baciati per la prima volta, in quella pachina, nascosta tra gli alberi con i fogli marroni che  portavano il peso leggero dell'autunno. Faceva freddo e tirava molto vento. Aveva cominciato a piovere forte e così ti avevo prestato la mia felpa. Sembrava quasi di stare in un'orchestra, dove a dirigere era il tempo e noi i strumenti. Sì, perché proprio quando l'acqua cominciò a scendere forte e il sole uscendo sembrava volesse assistere alla scena, le nostre labbra si toccarono.

Mi ero ricordato anche quando ti avevo portato al mare per il primo appuntamento. In quei giorni difendevo la mia scelta con gli altri, dicendo sempre " se lei fosse quella giusta perché dovrei portala a cena, al McDonald, a prendere un gelato o cose varie? Se è quella giusta va portata al mare". E così eravamo andati al mare, viaggiando in un pullman a noleggio insieme a diversi amici. Il viaggio intero lo avevamo passato ascoltando la musica e scambiandoci  continuamente baci. Dopo circa due ore di viaggio, avevamo piantato l'ombrellone e ci eravamo affrettati ad entrare in acqua per il forte caldo di quel giorno . Eri bellissima senza nessun trucco o roba del genere.
Verso le 5, dopo esserci riposati eravamo a pedalare sopra le biciclette con l'intento di girare per il molo. Sullo sfondo c'era il tramonto ed eravamo felici. Ogni tanto guardavo dietro per vedere come andavi e non saprei, forse era il vento che ti trasportava quello che provavo, ma ti ho vista ridere e ho pensato che nessuno avesse riso mai così tanto. Forse anche io ero felice come te.

La vita ci sottopone a prove che non osiamo immaginare. Non avevo mai visto la morte e mai avevo pensato che fosse paragonabile a una macchina che  ci investe, ma quella sera le cose andarono così. Mi ero distratto troppo e non ricordo quasi nulla.
L'unica cosa che mi è rimasta in mente è la paura che avevo provato in quel momento e quanto avevo stretto forte il volante, convito che ci potesse salvare. Non ebbi neanche il tempo di nominare Dio, che ci ritrovammo capovolti e poi il buio totale. Pensavo di essere morto.

Mi risvegliai intontito e dolorante. Ero disteso su un letto
e dal vestito che portavo, senza dubbio ero in ospedale. Avevo visto mia madre che mi guardava e che era piombata tra le mie braccia. Mi aveva posto domande su domande fino a quando l'avevo interrotta - dove è lei?-. Non aveva risposto e dato nessun segnale. La sua assenza in quel momento mi aveva fatto capire quale era stata la tua fine. Lo avevo percepito sin dal risveglio che qualcosa era cambiato e che le cose erano più come prima. Non avevo neanche il coraggio di versare​ una lacrima e non sapevo che fare o dove andare. Provavo un immenso dolore per averti persa in quella notte di settembre.

IL SANGUE DELLE ROSEWhere stories live. Discover now