Twelve:

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Sono le cinque del pomeriggio e Camille dovrebbe arrivare a minuti. Ho bisogno di parlare con lei, di sapere che mi appoggia e che sta dalla mia parte. Il tempo di sistemare la mia camera e sento il campanello suonare, segno che è arrivata. Mi precipito giù per le scale e le apro immediatamente la porta. Le salto addosso e trattengo le lacrime «Mai come ora ho avuto bisogno di te.» le sussurro contro la guancia «Tu hai sempre bisogno di me.» scherza lei, facendomi sorridere. La faccio accomodare in casa e chiudo la porta «Allora, vuoi dirmi che ti sei inventata per stare al suo gioco?» mi chiede schiettamente, dopo averle riassunto quello che è successo oggi a scuola per telefono «Verso l'ora di pranzo mi ha chiamata Eric.» inizio, e vedo il suo sguardo un po' perso «Eric, l'amico di Zayn che ci ha provato con me alla festa.» preciso e Camille schiocca le dita «Ok ci sono, continua.» mi incita e io prendo un bel respiro «Mi ha detto che dopo essermene andata, a quanto pare Zayn non si è rattristato troppo.» mi devo fermare a causa del groppo che ho in gola «Che intendi?» mi chiede ingenuamente e per farle capire mi basta pronunciare un nome «Sophie.» Camille mi guarda con gli occhi sgranati e la bocca aperta «Quella lì? Proprio lei? Che gran figlio di-» la interrompo subito, prima che possa dire altro «Ecco e io, in un momento di rabbia e desiderio di vendetta, ho chiesto ad Eric se sta sera aveva voglia di andare a ballare.» Cami mi guarda attentamente, cercando di capire come mi sento riguardo a questa situazione «Se lui ti ha tradito e non si sente in colpa, non vedo perché tu non possa fare lo stesso.» alza le spalle, con una strana espressione «Però, Aly, dev'essere una cosa di cui sei completamente certa. Non sentirti obbligata dal desiderio di vendicarti.» mi prende la mano, con tenerezza «Mi dispiacerebbe solo illudere Eric, del resto non mi importa.» dico fermamente, ma una lacrima mi tradisce solcandomi la guancia.

Dopo cena, Ed accompagna me e Cami alla discoteca dove ci aspettano Eric e Thomas. Durante il tragitto io sto per la maggior parte del tempo in silenzio, mentre Ed e Camille parlano del più e del meno, Ed ormai sa anche della relazione di Cami con il sig. Payne. Dopo qualche minuto, arriviamo fuori dalla discoteca e salutiamo Ed. Ci dirigiamo verso i due ragazzi che ci aspettano all'entrata. Mostriamo i documenti ai buttafuori ed entriamo, andando diretti al bancone. Thomas e Camille vanno in pista a ballare e io rimango con Eric. Al quarto drink, la serata prende la piega che volevo «Sei bellissima sta sera.» mi sussurra lui all'orecchio «Non sai quanto mi piacerebbe stare con te.» continua e io gli do corda «Che ne diresti se per sta sera ti dicessi che possiamo?» gli chiedo appoggiando il bicchiere vuoto sul tavolo e guardandolo dritto negli occhi. Eric non se lo fa ripetere due volte e mi prende il viso tra le mani. È questione di attimi, qualcuno che non è Zayn mi sta baciando, le sue mani esplorano il mio corpo con meno sensualità rispetto alle sue. Mi avvicina a sé e sento l'erezione che ha nei pantaloni. Mi affretto a staccarmi per portarlo in uno dei bagni. Sarà squallido, ma al momento non mi importa. Se Zayn preferisce stare con le sgualdrine, io preferisco scopare nei bagni delle discoteche. Eric mi fa agganciare le gambe al suo bacino. Si cala in fretta i pantaloni e mi alza la gonna. Le sue labbra si muovono sul mio collo facendomi eccitare «Ti voglio.» gli sussurro e sento la sua reazione appena mi stringe le cosce con le mani ed entra in me. Butto la testa all'indietro e gemo forte «Ah, sì.» Eric inizia a muoversi con un ritmo costante, ma sento che c'è qualcosa che non va. Non è come al solito. Scuoto la testa e lo bacio appassionatamente «Oh, Alyssa.» aumenta la velocità e finalmente sento il piacere invadermi il corpo «Più veloce, ah sì così!» ansimo ad alta voce. Lui non cessa e sento che sto per raggiungere l'orgasmo. Quando arriva il momento, accade la cosa peggiore che una ragazza possa fare in un momento come questo «Oh Dio, Zayn!» e urlando il nome sbagliato, o meglio il nome di colui che voglio davvero, raggiungiamo entrambi l'apice. Eric riprende fiato e mi guarda negli occhi, un po' lucidi per via del sesso e dell'alcol «Mi hai chiamato Zayn?» mi chiede sul punto di ridere «Mi dispiace, io-» mi interrompe baciandomi «Non preoccuparti, non mi aspettavo che tu facessi sul serio con me. Sono contento però, che tu abbia scelto me per vendicarti di Zayn.» scoppia a ridere e mi unisco a lui. Mi fa scendere e ci rivestiamo. Prima di uscire dal bagno, lo fermo per un braccio e poso le mie labbra sulle sue «Scusami ancora.» gli dico e poi torniamo dai nostri amici, ormai completamente ubriachi.
Camille e io fermiamo un taxi appena fuori dalla discoteca e saliamo velocemente. Sono le quattro e mezzo del mattino e Camille sembra essersi un po' ripresa dalla sbornia per chiedermi di Eric «È stato...» mentre cerco di formulare le parole, mi tornano alla mente tutti i paragoni che ho fatto tra lui e Zayn, al fatto che lui e Sophie siano stati insieme e forse per l'alcol, forse per il rimpianto o solo per tristezza, scoppio a piangere. Camille mi abbraccia e sento il mio corpo farsi sempre più pesante. Ho la forza appena di scendere dall'auto e buttarmi sul divano appena entrata in casa.

Non mi serve la sveglia per alzarmi, perché ho passato il resto della notte a piangere, guardare film e fumare sul balcone di casa. Ed è rientrato prima di me e quando sono tornata stava già dormendo. Scendo le scale di malavoglia e lo abbraccio da dietro «Buongiorno, te la senti di andare a scuola?» mi chiede affettuosamente «Certo, non sono mica malata.» rispondo ovvia «Sai che non è a questo che mi riferisco.» si gira e mi guarda a lungo. Gli ho raccontato della lite tra me e Zayn, ovviamente non troppo dettagliatamente «Sì, ho capito e la mia risposta non cambia.» dico un po' più fredda. Ed annuisce e mi da un bacio sulla fronte «Ci vediamo a pranzo allora.» ed esce di casa. Mi affretto a fare lo stesso, anche se la prima ora ho proprio lui. Prendo l'autobus e scendo davanti a scuola. Camille è davanti al cancello che mi aspetta e saliamo a braccetto le scale. Chiacchierando un po', mi raccomanda di non perdere il controllo durante l'ora di storia dell'arte e io la rassicuro «Stai tranquilla, farò finta di niente.» alzo gli occhi al cielo ed entriamo in classe. Zayn, anzi il sig. Malik è davanti alla cattedra con le braccia incrociate. Sento il suo sguardo su di me mentre vado a sedermi al mio banco, ma non mi giro per ricambiare. Sento il rumore della sedia che si muove e capisco che si è seduto «Oggi starò con voi anche la seconda ora, perché la professoressa Wise ha l'influenza. Adesso finiamo il lavoro che abbiamo cominciato settimana scorsa sull'arte moderna.» sento la sua inconfondibile voce distante, ho lo sguardo perso verso l'orizzonte visto dalla finestra. Rabbrividisco al ricordo che quella voce un tempo gemeva solo per me, mi sussurrava parole dolci e diceva di amarmi. Ora quella voce è rivolta a Sophie, i suoi ansimi e le sue dolcezze sono solo per lei «Signorina Sheeran.» sento all'improvviso. Impiego un paio di secondi per staccare gli occhi dal vetro e guardare Zayn. Mi sta fissando attentamente, con un'espressione indecifrabile sul volto «Sì?» chiedo mantenendo il contatto visivo «Le ho chiesto di leggere il terzo paragrafo, ma vedo che è più presa da ciò che c'è fuori dalla finestra.» mi guarda con aria di sfida e questo vuol dire che non mi conosce ancora bene «In effetti è più interessante di Matisse.» alzo le spalle, rimanendo impassibile. Lui non distoglie lo sguardo anche se ora sta parlando alla classe «Leggete tutto il primo capitolo e nell'ora di supplenza ne farete una schematizzazione in punti chiave. Lei invece, signorina Sheeran, verrà fuori con me a fare due chiacchiere.» e finalmente mi toglie lo sguardo di dosso, cominciando a digitare sul computer. Camille mi guarda e mi prende la mano «Tutto bene?» mi sussurra. Le sorrido nel modo più forzato in cui l'abbia mai fatto «Sì.» riesco solo a dire.

Appena suona la campanella, il sig. Malik si alza dalla sedia e, mentre tutti i miei compagni sono intenti a scrivere, mi fa un cenno e lo raggiungo con riluttanza fuori dalla porta. «Ti sembra un comportamento accettabile?» comincia lui avvicinandosi. Io faccio un passo indietro «E cosa vuoi fare a proposito? Punirmi? Vendicarti? Andare a letto con un'altra?» parlo senza pensare e la sua espressione cambia, sembra sorpreso «Ti stai comportando come una bambina.» ribatte lasciando le braccia lungo i fianchi «Mettiamo in chiaro una cosa: tu sei il mio professore e in quanto tale sei autorizzato a riprendermi solo per il mio andamento e comportamento scolastico. Non hai nessun diritto di trascinarmi fuori e cominciare a darmi contro per quanto successo sabato.» alzo le braccia al cielo, esasperata «Sei tu che hai menzionato Sophie.» afferma lui e mi ribolliste il sangue nelle vene a sentir pronunciare quel nome da lui «Beh, almeno ora ho la conferma che sia vero.» Zayn mi guarda intensamente e mi viene la pelle d'oca. Dopo un lungo momento di silenzio, fa per avvicinarsi ancora, ma io mi sposto in fretta «Per quanto andrà avanti questa storia?» ha il coraggio di farmi questa domanda? «Ah beh, certo quando si tratta dei tuoi errori bisogna lasciar perdere e far finta di nulla. Io non ho fatto altro che piangere mentre tu te la spassavi con Sophie sabato sera. Sono tornata a casa da sola a piedi e non ti sei degnato nemmeno di chiedermi se stavo bene. Ieri mi hai completamente ignorata, però sono io la bambina cocciuta che non vuole chiarire vero?» chiedo sarcastica e rendendomi conto di non poter urlare. Zayn sbuffa e si passa una mano tra i capelli «Io me la "spassavo" con Sophie perché tu non eri più lì con me! Volevo stare con te, ma abbiamo iniziato a litigare come succede sempre nell'ultimo periodo e tu te ne sei andata.» questo è davvero troppo «Sai che ti dico? Pensala come vuoi, io ci rinuncio. Quando avrai intenzione di ragionare ne riparleremo, anzi no non parliamone più. Sono stanca di litigare.» detto questo, il suono della seconda campanella interrompe la nostra discussione e mi affretto ad andarmene. Sono sempre stata alle sue regole, ma ora è il momento di giocare con le mie.

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