2 - Uomini delle lande

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Le parole del pescatore si persero nel momento di calma che precede la tempesta: poi il capraio spalancò gli occhiacci e sbatté il tacco sull'impiantito.

"Vattene te se vuoi, cagùn, bërlùn, badòlu e piciumòl!! Io son nato qua e qua crepo!".

"Crist'è² pa mac ti! Il mangiapesci coniglia! Fafioché!".

"Tasi mona, tasi! Te vuoi mandarci alla morte!!!".

La donna scosse il capo assalita da pensieri di disperazione e voci rabbiose.

"Con che vorresti combattere poi, sentiamo! Con le armi spuntate della milizia?".

"Sapete bene che noi possiamo forgiare le armi!" disse Elias Loveson, detto 'Gambemorte', e il borgomastro guardò un altro degli uomini che era stato - ed era ancora - fra i notabili.
Anche lui aveva ragione. Anche lui era vecchio, e storpio per giunta.

"Sarà un mataròn mio figlio, ma il bocia lavora bene, così io dico e così voi sapete! Se voi tutti aiutate a trovare il materiale noi possiamo...".
La voce del fabbro morì nel momento in cui sua moglie gli appoggiò in spalla una mano piccola e storta.

"Possiamo cosa marito? Per cosa vuoi privarci del ferro degli strumenti e della vita?".

"Già una volta vou Loves' provaste a lottare!" rincarò Conor Ryeman, di Camposfiato, proprietario delle ultime quindici vacche della comunità nonché padre della famiglia più numerosa della stessa: tutti i suoi sette figli già grandi erano famosi per essere teste calde, degni eredi del carattere di un uomo che pur andando per i sessanta era ancora solido e vigoroso...nonché più attaccato alla sua terra di una patella allo scoglio.

"E che ci cavammo? Morti magnati ci cavammo! E i miei figli e i miei nipoti magari loro ci stanno, a lottare, io ti dico...ma me vègna'n cancher se mi lu permèttu!". Il fabbro sbatté la mano sul bracciolo della seggiola, fece per alzarsi, ricadde con un'imprecazione; una voce contraria si levò inghiottendola, un'altra fischiò opposta.
Stanca, Ingrid Crowley sollevò il mazzuolo, lo calò e la ridda si smorzò all'istante.

-*_~'

"Noi non possiamo combattere" scandì. "Forza non abbiamo per farlo, e le storie degli eroi e delle loro cerche sono neve nel vento; possiamo barricare l'istmo per guadagnare tempo, questo noi possiamo fare prima che si svegli di nuovo. Rifugiarci al Castello, questo noi potremo e faremo...invece non perderemo tempo ad azzuffarci poiché i giorni sono prossimi".

Ma l'ovvio albergava nelle menti di tutti da anni, da quando la bestia aveva iniziato le sue calate: andare via, mollare tutto, lasciarsi dietro quella fossa morta col suo carico di rovina...

...ma per fare cosa? Per morire uno dopo l'altro nelle steppe andando a leccare le mani al sire di Rivogelato? E se nemmeno la capitale più esiste?
Sono passati cent'anni dall'ultima carovana che percorse la Via Marina, e anche la città sarà divenuta polvere di ghiaccio...

"Cosa dice l'osservatore borgomastro?". La voce di Tessa Orchard, moglie del Gambemorte, fu la prima a rompere il silenzio prevenendo forse domande più spiacevoli.

"Nulla si muove nella Malabrughiera, nulla si aggira presso l'istmo" rispose con una formula che era diventata un'àncora: ma era una sorveglianza fallace, c'erano mille altre vie attraverso cui il pericolo avrebbe potuto piombargli addosso, lungo le propaggini paludose dellaForesta di Seta che arrivavano fino a un quarto dell'istmo, di nascosto agli occhi di Torreferro.

"Né io né voi abbiamo udito la sirena...e forse neppure la udremo questa volta!" disse alzando la voce col solo intento di trovarsi una speranza: ma da quindici anni a quella parte, ogni trenta nuove lune l'equinozio di primavera marcava l'inizio della sofferenza...e l'equinozio era venuto cinque giorni prima.

Maragogg Ventregonfio e il Cavaliere ElettricoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora