5. Lui (in interni)

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Accese la luce, e spostare il vecchio interruttore era il gesto simbolico che rappresentava il suo ritorno a casa, alla sua Itaca. Il sole stava calando e lui ammise a se stesso che quella luce aveva un che di affascinante - "le ombre del tramonto sono il momento perfetto per le foto migliori" ripeteva John a ognuno dei molti tramonti che vedevano dalla cabina - e con questo pensiero si diresse al sofà di pelle bianca di fronte al grande acquario tropicale che era la sua televisione.
Alcuni di quei pesci li aveva portati lui stesso dal lago Tanganica, ad alimentare la sua passione per un biotopo che - inspiegabilmente, per i più - trovava più interessante dei classici "acquari di barriera corallina" o i "prestigiosi Discus". Quei pesci, tutti per lo più vegetariani, capaci di riempire tutti gli spazi, dagli anfratti tra le rocce agli ampi spazi aperti del suo acquario da oltre 180 galloni e di vivere in comunità complesse con simbiosi ancora più complesse assorbiva interamente il suo bisogno di un essere animale in casa. E comunque, con il suo lavoro un gatto non avrebbe potuto tenerlo, un cane meno che mai, e gente in casa non ne voleva.

Si tolse la giacca mentre apriva il barattolo del cibo liofilizzato e seminò due o tre bocconcini per il piccolo branco affamato; ovviamente aveva un sistema automatico, che copriva i bisogni di luce e di alimentazione, e un sistema di filtraggio sovradimensionato di oltre tre volte che suscitava l'ammirazione di qualche estimatore e l'invidia di qualche negoziante, ma il gesto del nutrire quei piccoli animali gli era caro dai tempi del college.
Si calò sul sofà e dedicò qualche decina di minuti a quello spettacolo. La ninfea stava di nuovo fiorendo, una coppia di Brichardi portava a spasso una nuvola di cuccioli, mentre un'altra stava areando le uova sulla parete del nido. I De bois erano in giro per l'acquario e i Compressiceps, a coppie, facevano dentro e fuori dalle loro tane per mangiare. Lui aspettava che i Furcifer iniziassero la muta, non vedeva l'ora di veder gli sgargianti colori del maschio!
Si stirò la schiena, si lasciò cadere sullo schienale e godette in silenzio del silenzio del suo appartamento.
...
Quanto tempo!
Quanto tempo dal tempo in cui una voce dalla cucina chiamava per la cena, dalla sua bambina che lo chiamava per fargli vedere i disegni. Abiti su abiti, e ancora abiti per le sue bambole. Come non avrebbe potuto diventare una stilista?
Allungò un braccio a raggiungere la giacca, cercò nella tasca e ne tirò fuori la busta.
L'invito.

"Alice's mirror".
"A timeless collection". Parigi. Il mese prossimo.k

Sacre cœurWhere stories live. Discover now