Sacre cœur

9. Lui (dialogo)

Lo percorse un brivido.
Precedette di un istante uno squillo e il tempo si fermò, sospeso.
Ancora uno squillo.
I Brichardi nell'acquario, con i loro occhi celesti, lo fissarono.
Un altro squillo, ancora.

"Sì..."
I De bois tornarono a smuovere la sabbia, i Brichardi ripresero a ondeggiare le loro bianche appendici.
"No... non ci vado..."
La sirena di un'ambulanza sfrecciò sul lungo lago.
"Perché no. Tu, perché non smetti di chiedermelo?"
Spinse sul tallone con l'altra punta e si tolse le scarpe.
"Lo so..."
Silenzio.
"Sì, lo so, ti ho detto. Ma non cambio idea."
Uno dei Brichardi aveva preso a giocare con una lumaca e la trasportava in alto e poi la sbatteva addosso al vetro.
"Ma lei lo sa già che non ci andrò. E poi, non ha certo bisogno del 'vecchio', attorno. Dài, sii seria."
Silenzio.
"Ok. Va bene. Sì. Ci vediamo domani mattina per colazione, certo. Ciao. Buona notte"

Mise giù la cornetta.

Era il 1989, Louise Veronica Ciccone cantava Like a Virgin mentre il mondo correva verso un nuovo secolo senza aver capito niente di quello trascorso, tutti come dei verginelli poco verginali, apprendisti stregoni, con internet che diventava Pop, con un nuovo presidente molto poco rassicurante, dal Texas, che prendeva il posto di quello che ci aveva fatto vincere la Guerra Fredda - o così dicevano i più... - mentre i Sovietici lasciavano Kabul. Una donna era appena diventata arcivescovo, qui negli Stati Uniti, mentre in Iran scrivevano una Fatwa contro Salman Rushdie. E appena pochi giorni prima una bomba nascosta dentro un mangianastri aveva aperto un buco in un Pan Am. Un amico di lunga data avrebbe dovuto essere ai comandi di quel volo e solo per una coincidenza non era a bordo quel giorno. Un'altra bomba era nascosta nella bombolette spray di mezzo mondo e stava aprendo una voragine nell'ozono sopra l'Artico!

Il mondo era troppo difficile, per lui. Più del solito, diciamo.
Sentì che non ce la faceva a complicarselo ulteriormente.