"Va bene allora" sorrise Mikey. Non aveva mai sorriso così tanto come in quel periodo, ma sperava che un ambiente sereno potesse aiutare Gerard almeno un po' e così si sforzava.

Il viaggio in treno fu lungo e noioso e per Gerard anche penoso, perché non riusciva a dimenticare che l'ultima volta che aveva fatto quel percorso si trovava in compagnia di Frank e al ritorno stavano così bene, erano così felici mentre ora invece... Stava iniziando a sentirsi male, di nuovo. Ma questa volta non poteva semplicemente uscire e incontrare i suoi amici, non poteva mettersi a studiare per occupare la mente, Mikey dormiva nel posto di fronte al suo e lui non aveva idea di cosa fare per evitare che il dolore avesse il sopravvento. Cercò di concentrarsi sul paesaggio che correva fuori dal finestrino tentando di riconoscere le città e i vari punti di riferimento in un estremo tentativo di calmarsi e di riacquistare il controllo, fino a quando, con la musica in cuffia, non si addormentò.

Si svegliò solo parecchie ore dopo, quando Mikey gli scosse un braccio avvisandolo che non mancava molto all'arrivo. Stanchi e con le ossa doloranti per il lungo viaggio passato sempre nella stessa posizione, cominciarono a tirare giù le valigie dal portapacchi.

"Ci sarà papà a prenderci in stazione" disse Mikey.

"Sì lo so, me l'ha detto ieri sera"

I due si avvicinarono alle porte del vagone mentre il treno rallentava e le prime abitazioni della periferia di Belleville prendevano il posto della campagna, e ben presto il binario fu loro visibile. Scendere dal treno carichi com'erano non fu facile ma alla fine, con qualche imprecazione e qualche risata, riuscirono a scaricare tutto e ad arrivare incolumi sulla banchina.

"Ragazzi!" li chiamò in quel momento la voce allegra di loro padre, e i due si voltarono in contemporanea sorridendo. "Finalmente" li accolse il signor Way con un abbraccio prendendo poi due valigie, una per mano, seguito dai figli. "Ho la macchina appena fuori; la mamma non vede l'ora di rivedervi, oggi ha cucinato per un reggimento"

"Ovviamente" commentò Mikey.

"Fa un caldo maledetto" borbottò invece Gerard.

"Sei sempre in guerra col sole vedo" rise il padre, e lui sbuffò buttandosi in auto. "A casa si sta molto meglio" lo tranquillizzò prendendo a guidare per le vie trafficate raccontando loro le ultime novità e chiedendo pettegolezzi dalla grande città.

Anche Donna accolse i figli con un abbraccio caloroso, e in quel momento Gerard fu davvero contento di essere a casa. Sicuramente stare in famiglia sarebbe stato meglio che rimanersene tutto il tempo a New York depresso e al caldo, e mangiando pure male. Cioè, non che Mikey non sapesse cucinare, ma di certo non sarebbe mai arrivato al livello della madre e dei suoi piatti italiani.

"È pronto il pranzo" annunciò la donna proprio in quel momento. "Tutti a tavola!"

I giorni a casa passavano tranquilli e tutto sommato piacevoli. Certo, Gerard doveva fingere e anche parecchio perché la prima notte era stata un casino dato che non aveva fatto altro che ricordare quelle passate con Frank nel suo letto, e poi ogni cosa gli faceva tornare in mente Frank e cercare di non far notare niente ai suoi era molto difficile. Spesso avrebbe solo voluto chiudersi in camera e piangere in santa pace ma non poteva, e quindi finiva per fare lunghi giri solitari in città dicendo che usciva con questo e quell'amico.

Si prospettava per lui una lunga, lunghissima estate e in tutto questo erano già passati un paio di mesi da quando aveva visto Frank l'ultima volta, da quando lui se n'era andato, ma ancora Gerard non si era rassegnato e ancora non gli era passata. Stava male quanto all'inizio se non di più, anche perché ormai tutti si aspettavano che lui fosse andato avanti e avesse superato tutta la storia ma la verità era che non poteva, che non ce la faceva e che nemmeno voleva farlo. Voleva tornare indietro nel tempo, ecco cosa voleva: poter tornare indietro e cambiare tutto il passato, poter avere una seconda occasione, ma sapeva bene che non era possibile, non nella vita vera. Si doveva rassegnare anche se il solo pensiero lo uccideva e non lo faceva dormire la notte.

Face It - (completa)Where stories live. Discover now