Capitolo 8 - Avevo sette anni.

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Stavo finalmente per uscire da quel posto, ero così stufa di tornarci ogni tre per due, a questo punto avrei potuto affittarmi una stanza. Sentivo ancora i rumori delle macchine e i fili che mi collegavano a esse, mi toccai le braccia per essere sicura che me li avessero tolti. Il freddo gelido di quella stanza si era insediato nelle mie ossa e ci vollero tre felpe per riprendere la mia temperatura corporea.

Per i tre giorni di permanenza in ospedale tutti si sono preoccupati di tenermi compagnia e si davano il cambio tre volte al giorno: Luke la mattina, Daniel il primo pomeriggio e Dylan fino a tarda sera. Capitava che a volte si scambiassero di posto per problemi relativi la scuola o la Est Ride River, ma non mi mancava mai la compagnia, molto spesso, soprattutto nel primo pomeriggio, veniva anche Michael insieme a Daniel e iniziavano a farfugliare novità sulla scuola.

La notte non poteva restare nessuno ma Dylan non è il tipo che rispetta le regole che gli vengono imposte, di fatti rimaneva con me fino al mattino successivo e anche se le infermiere o i dottori lo vedevano non lo cacciavano mai, avevo paura di sapere cosa aveva combinato.

«Sei pronta piccola?» la voce di Dylan mi risvegliò dai miei pensieri.

«Certo.» gli sorrisi prima di prendergli la mano e uscire insieme da quel posto infernale.

L'impatto con l'aria fresca mi fece rabbrividire scuotendomi violentemente, non dovrebbe essere normale no?! Ma ero così felice di poter respirare aria pulita, di poter tornare nella mia casa, nel mio letto e stare fra le braccia del mio ragazzo senza che qualche infermiera invadente si soffermi a guardare il mio Dyl.

«A cosa stai pensando piccola?» mi chiese Dylan mentre mi apriva la portiera per farmi entrare in auto.

«A quanto siano antipatiche le infermiere.» aspettai che entrasse anche lui per proferire parola.

«Oh ma qui qualcuna è un po' gelosa.» si protese verso di me e solleticò il mio naso con il suo.

«Mh come se fosse una cosa senza senso da fare..» lasciai la frase sospesa e lui annuì come se fosse tutto inutile essere gelosa di lui. «Sei un gran figo e so che ora il tuo ego sta crescendo a dismisura, e inoltre..» mi fermai, sapevo che gli dava fastidio quando mi mettevo in discussione.

Di fatti si allontanò da me come se avesse intuito già cosa stessi per dire, così sorrisi soltanto e lo vidi sciogliersi. «Io non so come tu faccia a metterti in discussione. Non so neanche come fai a non notare quanto tu sia magnifica e non parlo solo di fisico. Hai tutte le carte in regola per far impazzire chiunque perché ti metti in discussione?» mi chiese e stavolta si aspettava una risposta perché mi guardava con attesa.

«Perché so che c'è di meglio là fuori, diresti le stesse parole anche se fossi fidanzato con un'altra..» abbassai lo sguardo e mi voltai dalla parte opposta facendo finta di guardare fuori dal finestrino.

Non lo sentì proferire parola, c'era solo un silenzio imbarazzante che venne interrotto dal rumore di una portiera che sbatteva violentemente e di scatto mi voltai di nuovo verso di lui ma non c'era, era sceso dall'auto e aveva aperto la mia, di portiera.

Mi prese per le mani sollecitandomi ad uscire e mi incastrò fra il suo corpo e la portiera posteriore lasciando aperta quella anteriore.

«Non puoi dire così perché l'unica ragazza che io abbia mai voluto sei sempre stata tu. Non regalo complimenti a destra e a manca senza un criterio proprio perché so che poi qualcuna si fa certe teorie assurde. Sei l'unica che reputo mozzafiato, l'unica che abbia un equilibrio con il suo corpo e la sua mente. C'è sempre chi ha troppo culo, poche tette e niente cervello. Oppure chi non ha culo, troppe tette e un minimo di cervello. O ancora chi non ha un fisico equilibrato ma ha un gran cervello. Non si trova mai una via di mezzo e invece con te l'ho trovata questa via di mezzo. Hai le giuste forme, arrotondata nei punti giusti, un viso angelico, due occhi verde smeraldo, una mascella pronunciata, due labbra carnose ma non troppo da sembrare il culo di una gallina come quelle pazze che si riempiono di punture. E hai un cervello, cazzo, un cervello che probabilmente neanche Einstein si immaginava di avere. Sei intelligente, determinata, matura. E vogliamo parlare del carattere? Hai così tante qualità che potrei iniziare adesso a elencarle senza sapere quando finirò.» avevo le lacrime agli occhi e i suoi, di occhi, immersi nei miei, non li avevo mai visti così determinati «Quindi, piccola mia, smettila di sminuirti perché se c'è qualcuno che deve sentirsi inferiore quello sono io. Sono un ragazzo talmente ebete che non so come tu faccia a stare con me ma non ti chiederei mai di trovare di meglio. So che può sembrare egoista ma io solo con te riesco ad essere migliore e darti quel meglio di cui hai bisogno. Adesso finiamola con i discorsi perché le tue labbra mi stanno chiedendo di essere divorate.» non mi lasciò neanche il tempo di replicare, di dire che lo amo immensamente che scoprì da solo quanto amore ho da dargli quando posò le sue labbra sulle mie e mi innamorai ancora un po' di più.

Un amore a 200 km/h [IN REVISIONE.]Where stories live. Discover now