Capitolo 3 - Ho paura che venga a sapere tutto

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«Bene, piccola sorellina mia, devi sapere che io, tuo amatissimo fratello, è capo di una delle gang più forti di Los Angeles, nella quale ci sono tutti i presenti.» passai a rassegna con lo sguardo il gruppo di ragazzi di fronte a me «E come tutte le forti gang abbiamo dei rivali, ovvero i Weed, nella quale il capo è la persona che ti ha chiamato pochi minuti fa, Michael Jefferson, grande spacciatore di armi e droga come suo padre. Sei una bellissima ragazza, e questo lo sa anche lui, ha la fama di aver portato a letto tutto il genere femminile e nessuna ragazza lo ha mai rifiutato. Quelli che sono venuti a casa nostra la settimana scorsa erano i suoi scagnozzi; Michael sa che non riuscirà a mettere le mani sul tuo corpo se non con la forza. Non voglio che tu sia in quel posto, per il semplice motivo che anche lui è lì per essere un bravo pilota.» si fermò prendendo fiato «Sei la persona più importante per me e non voglia che ti succeda qualcosa.» concluse e d'istinto lo abbracciai.

«Ringrazio per la preoccupazione ma sai benissimo che sono una testa calda e non permetterò mai a nessuno di farmi fare qualcosa contro la mia volontà e per di più vietarmi la mia libertà.» lo rassicurai e lui annuii titubante. «Però mi aspettavo che foste stati sinceri e mi avreste raccontato tutto molto prima.» dissi con tono deluso e triste.

Daniel sentendosi chiamato in causa scattò.
«Possiamo parlare?» chiese ed annuii prima che tutti uscirono dal soggiorno.

Mi sedetti al suo fianco e aspettai che iniziasse il suo discorso guardandolo negli occhi.

«Allora piccola mia, mi spiace molto ma tuo fratello mi vietò di poterti raccontare tutto perché, conoscendoti, sapevamo che se avessi saputo non ti saresti fatta aiutare. Ho sempre avuto paura che possa accaderti qualcosa, che un giorno qualcosa o qualcuno avrebbe potuto portarmi via da me. Sei diventata dipendenza, routine della mia vita, di ogni singolo millesimo di secondo che vivo. Ti amo piccola peste.» disse lui con gli occhi lucidi, non aveva mai confessato queste cose.

«Un fidanzato non sarà mai alla tua altezza. Ti amo.» gli risposi semplicemente diventando un koala.

Lui mi strinse a sé e mi lasció un bacio sulla mascella.

«Daniel Jorge Smith stai sorpassando il limite, tra poco ti ritroverai senza i tuoi genitali se continui a toccare mia sorella.» disse Matt in tono ammonitorio entrando in cucina seguito dagli altri.

Risero tutti e mi posizionai meglio sulle gambe del mio migliore amico, mentre Daniel mostrava il dito medio a mio fratello.
Alla fine optammo per guardare un film e ingozzarci di cibo. Ero appoggiata sul petto di Daniel a godermi il film horror scelto da Luke, quando mi ritrovai a guardare di sottecchi a Dylan, non aveva proferito parola da quando avevamo iniziato questo discorso e mi lasciava solo degli sguardi fugaci.
Forse era ancora arrabbiato per aver perso il titolo di boss contro di me.
Quando il film finii andammo a dormire ognuno nelle proprie camere.
Stavo riflettendo su quanto accaduto oggi, mio dio quante rivelazione, cercavo di assorbirle tutte finché qualcosa non rompe la mia finestra e cade sulle lenzuola stropicciate con un tonfo.
Alzai il busto di scatto e prima che i ragazzi, entrati subito dopo aver sentito il rumore, potessero prendere il sasso su cui era legato un bigliettino lo presi al volo e ne lessi il contenuto.

«Sarai mia, ho un record da battere e non sarai di certo tu a farmelo perdere. Buonanotte piccola bonazza.» lessi ai presenti con voce tremante.
«Giuro che lo ammazzo.» ringhiò Matt furioso prima di prendere il biglietto fra le mie mani e rassicurarmi con un bacio fra i capelli.

Mi rimasero con Dylan che mi portò in camera sua siccome nella mia c'era la finestra rotta e vetri dappertutto, mentre gli altri andarono chissà dove a fare ricerche.

«Ei piccola tranquilla, ci sarò sempre io con te mai nessuno ti torcerà neanche un capello.» mi rassicurò Dylan stringendomi fra le sue braccia e lasciando dolci baci sulla fronte.
Mi addormentai così, cullata dal battito regolare di Dylan e i suoi baci seguiti da dolci sussurri, tra le sue braccia possenti che erano diventante improvvisamente il mio scudo.



La mattina seguente mi ritrovai in cucina per fare colazione e nel tragitto da camera di Dylan alla cucina migliaia di domande mi tormentavano.

Perché Dylan è stato così gentile con me?
Perché ha dormito con me e non ne ha approfittato?
Perché mi ha stretto a lui sussurrando quelle parole?
Insomma un gruppo di perché senza risposta.

Mentre le mie domande fanno guerra tra quella che mi tormenta di più, fuori dalla mia testa ci sono quei tre idioti di Will, Tyler e Luke che litigano per uno stupido pasticcino. Stanca delle loro urla che mi hanno fatto svegliare e che vanno avanti da circa mezz'ora, mi sporgo in avanti e afferro il pasticcino mangiandolo.

Tra i tre litiganti il quarto gode, giusto no?

Dietro di me sento delle risate e dopo qualche minuto i tre idioti si accorgono del gesto commesso quando Luke voleva bleffare.

Appena mi guardano io scoppio in una fragorosa risata, seguita da quella dei tre ragazzi dietro di me, se uno sguardo potesse uccidere sarei già morta.
Dispiaciuta mi avvicino a loro e lascio un bacio sulla guancia ad ognuno di loro sussurandogli un «era davvero buono.».

Mentre mi allontano uno dei tre stronzi, ovvero Luke, mi prende a mo' di sacco e mi porta fuori. Non collego bene cosa sta per succedere finchè non mi trovo in acqua.

«LUUUUUKE» urlai poiché l'acqua era gelata ed io indossavo una misera maglia di Daniel.

«Dimmi piccola.» disse lui soffocando una risata.

«Puoi avvicinarti?» chiesi civettuola mentre i ragazzi lo avvertivano di non farlo.

Si avvicinò ed io con la mano destra gli tirai un orecchio mentre con la sinistra gli tirai la maglia facendolo cadere in acqua.
«Oddio, che sbadata. Mi dispiace.» dissi fintamente dispiaciuta, lui mi guardò torvo.

«Te l'avevamo detto.» gli dissero all'unisono i ragazzi soffocando una risata.

La sera, sotto mio obbligo, convinsi mio fratello ad andare sulla Est Ride River.
Indossai una canotta blu cobalto che lascia un po' di pancia scoperta, degli shorts e ankle boots nere.
Il make-up fu come al solito: eyeliner e mascara nero, rossetto bordeaux. Aggiunsi qualche goccia di Chanel N5 e scesi in soggiorno dove mi aspettavano i ragazzi.

«Vai subito a cambiarti.» disse Matt in tono severo.

«Ma anche no.» dissi io sorridendo.

«Allora non andiamo.» disse lui come se avesse vinto.

«Sono io che decido, ho vinto contro il boss ricordi?» gli dissi fiera rivolgendo uno sguardo fugace a Dylan.

Alla fine dopo continui battibecchi non mi sono cambiata, siamo andiati sulla ERR ma ho dovuto subirmi un Matthew attaccato a me ovunque andassi.

La sera non era delle migliori così dopo qualche ora tornammo a casa e mi precipitai ad indossare qualcosa di più comodo ovvero divisa di basket di Daniel.
Stavo scendendo le scale quando la voce di Matt mi fa fermare.

«Ho paura che venga a sapere tutto.» disse con tono preoccupato.

«Non scoprirà nulla se continueremo a stare attenti.» lo rassicurò Dylan.

«Ma è un suo diritto saperlo. Non posso nascondergli anche questo.» ribattè Daniel.

«Ho paura che potrebbe commettere qualcosa.» continuò Matthew.

«Glielo direte insieme, Alexis capirà.» si intromise Dylan. «Daniel ha ragione. Ha il diritto di sapere che è vivo s-» il campanello suonò facendolo bloccare.

Maledii mentalmente chiunque fosse alla porta.

«Le pizze.» urlò Daniel e corsi in cucina.

Mentre mangiavano guardavo Daniel, Matthew e Dylan che si rivolgevano sguardi indecifrabili con i quali dovrò lavorare molto prima di capirli.

Un amore a 200 km/h [IN REVISIONE.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora