53. Sof: Caos e ordine naturale

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Dopo aver letto la lettera di mia madre, ero confusa, ma allo stesso tempo più determinata ad affrontare e battere Susan. Non avevo idea di come fare, il mio istinto mi diceva di ucciderla, ma, allo stesso tempo, non volevo che la sua vita terminasse per mano mia.
Mentre James andava a recuperare sua sorella, io mi diressi nell'ufficio di Max per dargli la lettera.
«Ah, Theresa, Theresa...» mormorò quando ebbe terminato. Lasciò la lettera sul tavolo e si passò le mani sul volto.
«Tua madre si dava molto da fare.» disse. «Lei e Amber hanno salvato così tante vite... Rese migliori... Ma il primo pensiero di Theresa sei sempre stata tu, Sophie.» sospirò incrociando le dita sulla nuca mentre abbassava la testa e appoggiava i gomiti sul tavolo. Sembrava esausto.
Mi schiarii la voce è cercai di lasciarmi da parte il tumulto di emozioni verso le ultime parole di mia madre per me.
«Mia madre credeva in Michael McEwan.» dissi con tono fermo. Max mi guardò. «Ma io no.» dissi gelida. «Se c'è una cosa stupida che trovo nei libri è che il protagonista si fida sempre ciecamente di un'altra persona solamente perché chi ama si fida.» affermai. Max iniziò a ridere. Aspettai confusa che la sua ridarella terminasse.
«Ragazzina, tu sei incredibile.» affermò. «Ma continua e ti chiedo di perdonarmi se ho riso tanto, mi ci voleva. L'ultima volta che ho visto riso così era stata per una barzelletta sugli atomi.» disse ricomponendosi. Non sapevo cosa ci fosse di divertente sugli atomi, ne tanto meno su quello che avevo detto. «Sono sicuro che stavi cercando di dire una cosa seria, non volevo ridere.» aggiunse rimettendosi composto. «Ti ascolto» mi incitò a continuare con un cenno della mano.
«Stavo dicendo che non posso fidarmi di McEwan solo perché me lo dice mia madre. Anche lei era umana, si poteva sbagliare. Non sto dicendo che ignorerò il suo consiglio, lo terrò sicuramente in considerazione, però voglio vincere la mia battagli senza rischiare che qualcuno mi pugnali alle spalle.» dichiarai professionalmente. Max mi guardava interessato, con il mento appoggiato sulle dita intrecciate.
«Tua madre non era una donna che si fidava della prima persona che le capitava a tiro.» disse. Feci per parlare ma lui alzò una mano per fermarmi.
«Però, c'è da dire che McEwan è veramente un uomo scaltro e ambiguo. Non starà mai dalla parte di qualcuno, solo di se stesso, quindi può benissimo rivoltarsi contro di noi, se questo giova a suo favore. Quindi potresti avere ragione, meglio non rischiare. Però, non scarterei subito la possibilità di avere McEwan come alleato.» Max si alzò dalla sedia e prese a camminare avanti e indietro con le braccia dietro la schiena.
«Però, mia cara Sophie, c'è un'altra cosa che vorrei prendessi in considerazione.» disse calmo. Un brivido mi colse impreparata; sentivo che mi avrebbe detto una cosa che non mi sarebbe piaciuta.
«Vorrei che prendessi in considerazione il momento in cui tua madre consigli l'aiuto di Christopher Barker.» Max soppesò le parole.
«Non se ne parla.» replicai freddamente, ancora più decisa rispetto all'affermazione su McEwan.
Max sospirò come se se lo aspettasse. Raccattò la sedia accanto a me e mi si sedette di fronte, in modo che non ci fosse la scrivania a separarci.
«Ascolta, so bene che tuo nonno ha commesso le più atroci azioni. Azioni ignobili che non possono essere scusate. Ma credo, anzi, ne sono sicuro, che abbiamo commesso un errore a richiuderlo e spodestarlo in questo delicato periodo.» affermò congiungendo le mani.
«E permettergli di far del male ad altri? Avrebbe sacrificato tutti noi pur di batterla! E poi avrebbe continuato il suo schifoso dominio imperiale dietro le quinte dopo! È uno sfruttatore!» esclami.
«Ma ragiona, Sophie. Christopher è uno stratega di prima classe, conosce Susan a fondo e sa giocarsi le sue carte. Per quanto io sia mentalmente brillante, non posso competere con lui. Non sono capace di elaborare strategie efficaci e lavoro sempre e solo per via ipotetica. Che poi le mie idee siano esatte e che funzionino è un'altra storia. Non sono un manipolatore, ma in questa situazione è proprio un manipolatore che ci serve, e tuo nonno è il migliore. E cosa più importante, lui tiene veramente a te.»
Max mi stordiva sempre. Parlava velocemente e diceva cose sensate, anche se difficilmente comprensibili.
«Vuoi liberarlo» non era una domanda la mia.
«Abbiamo lo stesso nemico, Sophie. La collaborazione con lui ci serve. E poi... Forse gli ho promesso che gli avrei permesso di parlare con te.»
«Forse?» chiesi, raggelata dall'idea di incontrare nuovamente quell'uomo. Mi misi le mani tra i capelli. «Dannazione! Quell'uomo ci schiaccerebbe tutti non appena sconfiggiamo quella donna! Sempre se ci riusciamo.»
«Sophie, sappiamo entrambi che è la persona più competente.» sussurrò.
Abbassai lo sguardo, combattuta. Stavo provando decisamente troppe emozioni nell'ultimo periodo e non riuscivo a distinguerle le une dalle altre.
«Ti prego, non fare quella faccia. Sei la terza generazione che guardo che fa quella faccia, anzi, la NON faccia.» disse con un sospiro.
«Quale faccia?» chiesi sinceramente stupita.
«La faccia congelata. Tuo nonno, Christopher, lui quando si mette a pensare fa la tua stessa faccia, questa impassibile e illeggibile espressione. Anche tua madre era identica. Dall'esterno sembrate statue inespressive, fredde e disinteressate, quando dentro di voi chissà cosa succede.» spiegò. «Non la sopporto, mi fa sentire stupido e io so di non esserlo.» mi avvertì puntandomi l'indice sotto il naso.
Max riuscì a strapparmi un sorriso.
«Ma la risposta è comunque no. Non parlerò con mio nonno, non gli voglio più parlare.» dissi.
Max sospirò e abbassò la testa prima di dire:«D'accordo, non ti posso certo obbligare. Gestirò le cose, cercherò di... Accordarmi in un altro modo.» disse alzandosi di nuovo per raggiungere la cornetta del telefono.
«Sophie, ho bisogno di fare una riunione, ne parleremo anche con gli altri dirigenti delle Basi.» affermò. Annuii.

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