Cap.49.

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GIORGIA POV'S:
Siamo in ospedale, io e Marco. I due ricercati sono stati messi in una stanza a parte (la 113.), anche perché Marco non gli ha voluti vicino a noi. Probabilmente faranno un'operazione al padre di Marco e all'assistente per vedere se il proiettile è effettivamente entrato e rimasto incastrato oppure no.
Ma parlando di me, cavolo, mi benderanno di nuovo!
Sono nella stanza 119, e la trovo veramente accogliente come stanza, ma si tratta pur sempre di un ospedale!
Marco mi chiede continuamente (e insistentemente!) Se sto bene, ed io rispondo di sì, anche se non è completamente vero. Giuro, mi brucia tutto, ho gli arti atrofizzati, i lividi mi causano un forte dolore, respiro non proprio in modo regolare, forse per la corda che era legata in modo troppo stretto. Però a Marco non l'ho detto.
Perché dovrebbe farsi colpe che non ha?
Completamente d'accordo con te, per la prima volta! Facciamo progressi, eh cervello?
Sei tu che mi usi in modo inappropriato...
Wow, che termini! Dove gli hai imparati? Non mi dire che ascoltavi la lezione dell'ultima volta...!
Oh, ehm, beh, diciamo di si...
Ah, ma allora facciamo veramente progressi!
È COME SE IL MIO LATO DA ANGELO E QUELLO DA DIAVOLO VENISSERO FUORI, E SI SCONTRASSERO CONTEMPORANEAMENTE.
"Ehi, amo?"
Mi chiede Marco svegliandomi dal mio stato di trance.
"Amo, ehm, scusami. Dimmi tutto."
Rispondo.
"Va tutto bene? Cosa ti fa male? Hai bisogno di un massaggio?"
No, va tutto male. Mi fa male tutto! Ovviamente ho bisogno di un massaggio, per rilassarmi un po'.
"Sisi, va tutto a meraviglia. Non mi fa male nulla, davvero, e non c'è bisogno di un massaggio."
Dico sforzando un sorriso, rispondendo in modo completamente opposto in confronto al mio pensiero.
"Okay..."
Risponde alzandosi dalla sedia su cui era seduto.
Marco è nervosissimo, si vede lontano un miglio, che se avesse in mano qualcosa, tipo un vaso di ceramica o porcellana, lo scaraventerebbe per terra e lo farebbe frantumare in mille pezzi.
Tiene i pugni serrati, e cammina da una parte all'altra del corridoio, sinonimo di ansia e nervosismo, e i suoi occhi sono persi.
"Mi lascerai, non è vero?"
Mi chiede sull'orlo di una crisi.
"E perché dovrei?"
Dico accigliandomi.
"Perché con me non sarai mai al sicuro."
Dice facendo una breve pausa, poi continua:
"Magari quei due torneranno in galera e poi evaderanno nuovamente, e ci daranno la caccia fin quando non ci troveranno, e ti faranno del male; te l'hanno già fatto, ma sarebbero capaci di peggio. Non potrai mai stare tranquilla con me! È per questo che la mia prima ragazza, nonché la più seria, mi lasciò!"
Urla.
"Ehi, guardami e sta calmo."
Sussurro. Solitamente quando sussurro si calma e torna ad essere il solito Marco, ma oggi no.
"?"
Dico alzando la voce.
"Se non mi lasci tu ti lascio io, per il tuo bene."
Dice continuando a non pensare a ciò che dico, continuando a restare della sua idea.
"OH MARCO E GUARDAMI!! SE NON LE RISOLVIAMO INSIEME LE COSE, SARANNO LE COSE A FARCI FUORI!"
Urlo.
"Si, si, hai ragione. Mi calmo."
Dice riprendendo a respirare, serrando sempre meno la mascella, lasciando che le nocche tornino del colore naturale e che i muscoli si rilassino.
"È che ho troppa paura di perderti."
Dice tenendo lo sguardo basso.
"Appunto, parliamone. Non puoi fare il cocciuto che mantiene le sue idee come fossero la bandiera della propria patria! Ti ho detto che le cose si risolveranno, che non ti lascerò e che saremo più uniti di prima. OKAY?"
Dico alzando la voce all'ultima parola.
"Ma tu non li conosc-... Okay."
Dice rassegnandosi.

Dopo circa un ora di tranquillità, entra una giovane donna (avrà tipo 25 anni...) con i capelli biondi piastrati, labbra sottili, occhi verdi, magra, formosa, truccata in modo marcato, rossetto rosso acceso, tacco a spillo, camice stretto. Marco deglutisce.
"Cosa ti deglutisci?!"
Dico a Marco nell'orecchio.
"LEI CHI È?"
Dico squadrandola dalla testa ai piedi, sapendo ovviamente chi può essere, essendo in un ospedale.
"L'infermiera Elena. Lei?"
Risponde alzando un sopracciglio.
"Una paziente, non vede?"
Dico indicando la gamba tagliata.
"E comunque non mi da di infermiera. Perché non se ne va su un'isola deserta ad intervistare delle scimmie e ad aprire cocchi? La vedo molto di più in quei panni."
Borbotto.
"E insomma Giò..."
Dice lanciandomi un'occhiata assassina. Rispondo rimandando l'occhiataccia a Marco.
"Lei è?"
Dice poi rivolgendosi a Marco.
"Il mio ragazzo!"
Rispondo io, calcando la voce alla parola MIO.
"Non mi dia del lei, solo Marco."
Risponde Marco.
"Oh, bene. Marco, l'uomo in stanza 113 è tuo padre e il ragazzo tuo fratello?"
Chiede l'infermiera, e Marco alza le spalle.
"Storia lunga che magari le spiegheranno i carabinieri... Però sì, li conosco. Ha notizie?"
Chiede Marco.
Il mio cuore mi galoppa in gola senza un motivo vero e proprio. Parlare di quei due mi mette in soggezione, mi viene l'ansia.
"Si, beh... l'uomo è morto, il ragazzo è sopravvissuto."
Dice lei, e per poco la mia bocca non arriva a terra.
"Cosa?"
Chiede Marco, avendo bisogno di risentire quelle parole.
"Sì, il signore è morto."
Dice l'infermiera.
"E... e cosa è successo? Cioè, come? È stato solo un colpo ai piedi!"
Dice Marco scuotendo la testa.
HA UCCISO SUO PADRE?!
"Non, non... oddio, è tutto così incasinato. Odiavo quell'uomo, ma non al punto di volerlo vedere morto. Oh, aveva fatto tanto male alla mamma, e io, io... nonostante l'odio, avrei preferito non ucciderlo. Se proprio doveva morire non doveva essere per colpa mia! Sono un assassino!"
Dice sbattendo i pugni sul letto.
"Oh, Marco."
Sussurro abbracciandolo forte.
"Giò..."
Dice abbracciandomi.
"L'assassino non sei tu, non è tutta colpa tua."
Dice la finta bionda interrompendo il nostro momento.
"E chi è allora?"
Chiede Marco tirandosi su.
"Beh, diciamo che il tuo colpo non è stato mortale, nonostante avesse perso non poco sangue. Dopo essersi ripreso ha avuto una crisi respiratoria, e così... beh, avete capito...
Ora, se volete seguirmi in stanza 113, perché c'è un ragazzo che vorrebbe parlarvi."
Dice l'infermiera.
PARLARE CON QUELL'ESSERE?
Guardo Marco, che mi fa un cenno.
Entriamo nella stanza 113 e troviamo l'aiutante del padre di Marco steso a terra a piangere.
Appena ci vede si mette sul letto.
Cavolo, che tristezza. Mi fa quasi pen-. Oh ma stiamo scherzando? Voleva ammazzarmi!
"Perché siete qui?"
Ci chiede.
"Ma sei scemo o cosa? Ci hai fatto chiamare tu!"
Dice Marco con tanta rabbia.
"Perché siete qui nonostante tutto? Non mi odiate? Ti stavo per ammazzare..."
Dice abbracciandosi alle sue gambe, formando quasi una pallina.
"Questo non vuol dire che non ti odiamo!"
Dico cercando di assumere un espressione non penosa nei suoi confronti.
"Okay, avete ragione... sono qui per chiedervi scusa. Cioè, voi siete qui, ma è uguale..."
Dice, e quasi scoppio a ridere.
"E perché dovremmo accettare le tue scuse? Mi hai quasi uccisa! Cos'è, pentimento perché ora è finita la tua carriera da boss?!"
Sbotto, ricevendo un 'brava' da Marco.
"No, sono sincero... io, io non volevo ammazzarti, per carità, sei una bella ragazz-..."
Dice, ma Marco lo interrompe.
"Ehi, vacci piano, è la mia ragazza!"
"Okay, scusa. Non volevo farle del male, ma tuo padre mi costringeva. Mi promise dei soldi che ora non avrò."
Dice con le lacrime agli occhi l'ex assistente dell'assassino assassinato, diciamo così.
"Oh, che bello! Hai fatto tutto questo solo per dei luridi soldi?! Ti sputerei addosso!"
Dice Marco.
"I soldi non mi servivano per due sfizi miei! Mia madre è malata e ha bisogno di cure che non può, che non possiamo comprare!"
Dice piangendo lacrime amare.
"Oddio..."
Dico portando le mani alla bocca.

SPAZIO AUTRICE:
EHIII. OVVIAMENTE QUESTO CAPITOLO CONTINUA, NON FINISCE QUII. L'HO SPEZZETTATO IN DUE PARTI PER LASCIARE UN PO' DI SUSPENSE E PER NON FARE UN CAPITOLO TROPPO LUNGO... AMATEMI, AHAH!🙌💕
E NULLA, VOLEVO SPOILERARVI UNA COSA MA...
NO OKAY, VE LO DICO...
...BEH, SCRIVERÒ UN'ALTRA STORIAAA!✍
PERÒ VI POSSO DIRE SOLAMENTE CHE PARLERÀ D'AMORE, E POI NIENT'ALTRO, SENNÒ VA A FINIRE CHE POI VI DICO TUTTA LA TRAMA, AHAH.
UN BACIONEE.
1352 parole.

"Sono Un Disastro, Ma Tu Amami."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora