Capitolo 4

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Il Respite for beings è un locale alquanto singolare: alterna musica metal, dubstep e house music. A seconda del tipo, il gioco di luci cambia ritmo e intensità in un connubio di effetti psichedelici che sicuramente non fanno sentire la necessità di assumere allucinogeni di sorta, già solo quelli mandano in pappa il cervello.

Più mi guardo intorno, più non comprendo la presenza di Grant qui.

Il posto è piccolo, caldo, mal tenuto e sporco, insomma niente a che vedere con le solite discoteche che frequentiamo e di certo quest'odore non è profumo o colonia.

Allarmata dalla quantità eccessiva e variegata di chiazze visibili, chiedo: «Lexy, cosa c'è per terra?»

Mi stringe la mano e mi conduce verso i tavoli a lato della pista.

«Se fossi in te, non mi interrogherei sulla provenienza delle macchie presenti sul pavimento. Dubito lo lavino spesso. Probabilmente pensano che la macchina per la schiuma serva a quello.»

Nonostante la drammaticità della situazione, non riesco a trattenere una risata, mentre lei, imperterrita, scandaglia i tavolini e le sedie, cercandone qualcuno abbastanza pulito. Alla fine, ci accomodiamo su uno che giudica accettabile.

A parte il nostro, gli altri sono tutti vuoti; la console e tutta la strumentazione sono posizionati in un angolo buio e in pista due ragazzi, sui vent'anni, sfoggiano passi di danza complicati, il genere che si è soliti vedere nei film.

All'improvviso, capisco cosa non torna: non c'è il bar e nemmeno i camerieri. Il locale pare abbandonato a se stesso, senza nessun tipo di controllo.

«Questo posto è...» Lexy si interrompe scuotendo la testa.

«Uno schifo» completo per lei.

«Non capisco.»

Siede con la borsa sulle gambe, una mano sull'altra, impegnata a giocare con le cuticole di un'unghia, il labbro inferiore stretto tra i denti per la tensione.

Guardandola, mi rendo conto di essermi persa nella contemplazione del locale e di essermi dimenticata, anche se solo per qualche istante, del perché siamo qui.

Giusto qualche giorno fa, Grant è stato qui per due ore.

Non riesco a immaginare neanche un buon motivo per stare qui altri cinque minuti, figurarsi delle ore. Cosa cercava il mio impegnato, responsabile, educato, amico al Respite for beings?

«Raya?»

«Sì?»

«Non c'è niente, e soprattutto nessuno, se non si contano i due ragazzi in pista e i motociclisti fuori. Possiamo andare, ora?» L'espressione di Lexy è un misto di sollievo e speranza.

Ha ragione, questo posto è una delusione su tutta la linea. Per di più, la sua reputazione è del tutto immeritata. Qui, l'unica cosa equivoca è come abbiano superato le ispezioni sanitarie.

«Hai ragione, andiamo.»

Lexy si alza di scatto, quasi travolgendomi per la fretta di andarsene, i lunghi boccoli biondi formano un'onda dietro di lei; mi distanzia di poco, ma, proprio in quel momento, la musica cambia di nuovo.

Stronger di Kanye West è la prima canzone che riconosco da quando sono entrata. Lo sguardo viene calamitato dai due ballerini e appena dietro di loro... il Dj è in console.

«Lexy!»

Scocciata, mi raggiunge. «Che c'è ora?»

Il cuore mi batte all'impazzata. Tremando, le indico il forse venticinquenne con i lunghi rasta ossigenati.

Deadly Night ShadowsWhere stories live. Discover now