CAPITOLO 6

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"Quello di prima, chi é?"mi chiede Cameron.
Capisco subito che si riferisce a David.
"Un mio amico"rispondo.

"Se lo dici tu"si limita a dire.
Andiamo al parco vicino casa mia, dove ci dovevamo vedere quando mi scrisse il messaggio.

"Pensavo che mi avresti riaccompagnato a casa" sbuffo incrociando le braccia al petto.

"Non ti lamentare Jones"si limita a dire Cameron.

Si siede su una panchina e aspetta che mi sieda.
Ma cosa ci faccio qui con lui ?
Ammetto di essere lunatica, ma non posso passare dall'odiare un ragazzo al farmi dare un passaggio a casa, uno a scuola..
É troppo anche per me.
Ma non mi pento di essere venuta al parco con lui.

Mi siedo e lo guardo per una frazione di secondi, ha la mascella tesa, gli occhi fissi su una persona.
Mi giro nella direzione in cui sta guardando Cameron.
La tranquillità é destinata a durare ancora per poco tempo.

C'é il ragazzo dell'altra volta.
Mi irrigidisco.

"Andiamocene"
Sbotta Cameron prendendomi per mano.

In quel momento non riesco a sentire il calore della sua mano, ho solo in testa la scena di quella sera.

"Dallas" sento in lontananza.
Mi giro per prima e cerco di allontanare la mano, ma Cameron la stringe ancora di più.

"La ragazza dell'altra sera.. Sai, alla luce del giorno sei ancora più bella"
Faccio un passo indietro tirando Cameron, o almeno ci provo, lui non si muove nemmeno di un centimetro.
Fino a quando non lascia la mia mano e a passo svelto raggiunge il ragazzo.

Ho un brutto presentimento.

Il pugno di Cameron entra in contatto con la guancia del ragazzo, che si limita semplicemente a sorridermi. Ma non come fa Cameron. Il suo sorriso é malizioso,e capisco che la sua intenzione é solo quella di far arrabbiare Cameron.

Mi avvicino ai due.
Prendo Cameron per il braccio e provo a trascinarlo via.
"Cameron, lascialo perdere. "
"Andiamo" con voce supplicante gli chiedo di andarcene.
"Ti prego"

Lui si limita a stringere le mani fino a formare dei pugni, osservo le sue nocche bianche, bianchissime. Il suo sguardo omicida.

Mi fa paura.
É incredibile come i ragazzi riescano a comunicare con certi sguardi.

Sento le voci di alcuni bambini, mi giro e li vedo giocare poco lontano da noi.
"Ci sono dei bambini, ti prego Cameron. Andiamocene. "
Lo supplico.

Lancia un'ultima occhiata al ragazzo e mi prende la mano, di nuovo.

Tiro un respiro di sollievo e guardo le nostre mani.
Non ho il coraggio di girarmi per guardare il ragazzo dietro.
Non ho mai provato una sensazione del genere.
E forse, é proprio questo che mi fotte.

Arriviamo vicino alla macchina e mi dice "ti riaccompagno a casa"
"Non voglio andare a casa"protesto per poi stupirmi della risposta data.

Mi guarda sorpreso e si avvicina abbassando lo sguardo su di me, data la nostra differenza di altezza.

I suoi occhi non smettono di osservare attentamente le mie labbra.
Non mi sposto, non mi muovo.
Stranamente non ho nessun piano di fuga stavolta.

Non ho idea di cosa mi prenda,non mi riconosco.

Si avvicina lentamente e sfiora le mie labbra.
Il suo telefono squilla e lo vedo sorridere per poi rispondere nervoso alla chiamata.

"Porca puttana Matt"
Sorrido per il suo modo di rispondere a quello che probabilmente é il fratello.

"Ah, già. Beh OK"si limita a dire come se non volessere parlare davanti a me.

"Matt, conta su di me" dice per poi chiudere la chiamata.

Che razza di conversazione era?


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