36 ~Tutto in una notte~ ✔

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Quando tornai nella mia camera d'albergo ero stravolta, la medaglia d'oro appesa al collo oscillava seguendo ogni mio movimento, più la guardavo e più non credevo ai miei occhi. Era mia, ero l'atleta più forte nel corpo libero di tutto il mondo. Cercavo di capacitarmi di questo successo ma non ci riuscivo, io mi sentivo sempre e soltanto Giusy, un'adolescente con la sfrenata passione per uno sport, una che quando indossava il suo body si trasformava e riusciva a mostrare se stessa per quella che era.

Ora anche il mondo mi aveva visto senza barriere, la mia anima si era liberata buttando giù quel muro che spesso ergevo per difesa alla mia fragilità, e il fatto che mi avessero apprezzata, mi rendeva felice come mai mi era successo.

Erano quasi le sette, Lia era sgattaiolata via dalla stanza portandosi dietro un borsone con dentro chissà cosa, rammentandomi di non fare tardi. Io l'avevo lasciata andare senza cercare di scoprire cosa avesse in mente, la curiosità mi dilaniava ma, l'idea di passare un'ora da sola, non mi dispiaceva affatto.

Dovevo vestirmi elegante il che, vista la mia smodata preferenza per gli abiti comodi e sportivi, implicava indossare l'unico abito che mi ero portata da Roma e che, mia madre, mi aveva obbligato a comprare per la serata di chiusura delle Olimpiadi.

Lo tirai fuori dalla valigia, era intonso e odorava di nuovo, mi piaceva il fatto che fosse mono spalla con una lunga gonna scivolata che mi accarezzava le poche curve, delineandole nei punti giusti.

Ero assolutamente indecisa per il tipo di scarpa, saremmo andate in spiaggia? A cena fuori? In centro città? Alla fine optai per delle semplici ballerine bianche con un leggerissimo tacco, giusto il necessario per arrivare al metro e sessanta.

Questa volta non c'era Lia e, per questo, non avevo chi mi truccasse e pettinasse come se fossi un'attrice famosa, era la serata giusta per essere semplicemente me stessa. Mi allisciai i capelli con la piastra, mi misi degli orecchini a forma di perla e mi truccai con solo matita nera e mascara. L'abito color Tiffany, così lo aveva definito mia madre, completava la mise e mi dava un tocco di classe che raramente avevo avuto in altre occasioni.

A quel punto fu il momento di raggiungere il luogo dell'appuntamento, incespicai più volte nell'abito lungo ma poi imparai come domarlo, era solo questione di pratica. Mi immaginavo già il vestito favoloso che avrebbe indossato Lia e quanto io avrei sfigurato in sua presenza soprattutto se, anche lei, avesse indossato quello che aveva comprato per la serata di gala delle Olimpiadi e che, con la sua gonna voluminosa, l'avrebbe fatta sembrare una principessa.

La hall dell'hotel era enorme, impreziosita da tende imperiali color panna che, insieme ai divani rossi di pelle, conferivano lusso ed eleganza. C'erano tante persone in quel momento, la maggior parte di esse si dirigevano nella sala da pranzo pronti per gustare una cena internazionale. Mi sentii in imbarazzo con quel vestito da sera, soprattutto perché, chiunque passasse lì vicino, mi rivolgeva un'occhiata interrogativa o di ammirazione, inoltre ricevetti molti sorrisi che mi fecero arrossire tanto da costringermi a sventolarmi il viso.

Cercavo Lia con lo sguardo ma di lei non c'era traccia, sembrava essere in ritardo.

A un certo punto udii il rumore delle porte a scorrimento dell'hotel aprirsi e, davanti a me, comparve un Samuele in un elegante completo nero, con una camicia bianca sulla quale spiccava una cravatta lucida e delle scarpe in vernice che avevano l'aria di essere appena uscite da un negozio costoso. Quando si accorse di me sorrise e si fermò un attimo al centro della sala, i capelli tirati indietro con il gel lo facevano sembrare un fotomodello pronto per un servizio pubblicitario. Poi a passo svelto si avvicinò e mi baciò delicatamente: «sorpresa?», mi chiese notando il mio sguardo inebetito.

A un passo dal sogno - Let's Make It -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora