Simona mi riveló la chimera: le donne sono attratte dagli uomini insicuri.
Carmela ci diceva spesso che eravamo anime gemelle,io fingevo di non sentirla, mentre Simona rideva o le diceva di smetterla a seconda dei casi.
Iniziavo a pensare che quelle due fossero in combutta,ma si dice che spesso la verità non conti.
Le persone vedono ciò che vogliono vedere,nel momento in cui lo vogliono vedere.
Trovammo nella buca delle lettere l'invito per un party al civico,un locale per giovani.
Lei mi chiese di ballare un lento,io accettai,e feci di tutto per evitare di rendere troppo romantica la situazione,avrei potuto baciarla se mi fossi distratto e non potevo in presenza del suo ragazzo.
Durò pochissimo fortunatamente visto che nessuno dei due era capace di ballare.
Quando toccó ad Antonello mesi zizzania fra loro due,punzecchiai il loro Eden.
Non sopportavo che mi trattasse nello stesso modo in cui trattava lui,e mi tocca ammettere che ultimamente c'era una strana tensione fra noi,se ne rese conto anche lei,ma ero il suo migliore amico,quindi non voleva che ci fosse.
Mi confessó che le capitava una cosa strana quando era con me: il resto del mondo perdeva di importanza.
La sera seguente ci trovammo tutti a casa di Andrea:io,lei,Carmela,Antonello,Irene e Paola (confidente di Simona con la bocca larga e decidemmo mio malgrado di giocare ad obbligo o verità.
Arrivato il turno di Simona,Paola le lanció un'occhiata superba e le chiese: "Allora,mi hanno detto che ti piace Roberto. Quindi,senti qualcosa per lui?
Che ci dici?
Siamo curiosi."
Lei si alzò,andó fuori in veranda,credo per fumare ed Irene la seguí all'istante.
Paola sghignazzava,ero incazzato nero,cosí le dissi:
"D'altronde non c'hai proprio un cazzo da fare tu,no?Ma fattela una vita invece di rompere."
Antonello aveva aria interrogativa,stava seduto in disparte e notai nel suo sguardo una sorta di insicurezza,ma lo ignorai anche se mi faceva pena.
Quando mi alzai per andare a cercare quelle due,fui assalito dai sensi di colpa. Mi guardó e disse:
"Vedi se sta bene,é compito tuo,non sono stato abbastanza se trovava più confortante te di me evidentemente. Dovró rassegnarmi."
Gli diedi una pacca sulla schiena e lo rassicurai.
Dopo averle trovate,chiesi ad Irene di lasciarci un attimo da soli,ma Simona negò la mia proposta.
Le chiesi perché aveva reagito così,e fece per bruciarmi con l'accendino; con lei non si poteva mai parlare,era troppo aggressiva.
Mi guardò e disse:
"Ció che sento per te mi distrugge perché in realtà io ti detesto.
Non posso permetterti di far crollare ogni mia certezza,nemmeno tu puoi distruggermi.
Non ti permetteró mai di avere la soddisfazione di vedermi vulnerabile Roberto."
Irene non parlava,si limitava ad osservarci.
"Anch'io ti detesto,sei solo una stronza,e sei anche svitata.
Mi hai illuso facendomi credere che vi sareste potuti lasciare a causa mia,perché forse volevi me,e si é risolto senza neanche spiegarmi come.
Cazzo Simona,anch'io ho un cuore,non dimenticarlo.
Scusa se non sono un robot."
Si avvicinó a me,aveva una felpa col cappuccio che la faceva sembrare ancora più minuta e la faceva intravedere a malapena; mi guardó negli occhi,mi prese per il colletto del giubbino e mi bació.
Si allontanó subito dopo essersene resa conto,lo fece di colpo,mi guardó e balbettó qualcosa riguardo al fatto che avrei dovuto perdonarla.
Prima di avere il tempo di rispondere,la vidi correre via piangendo.
Irene cercava di consolarla,le diceva che non aveva sbagliato,che aveva fatto ció che le aveva suggerito il cuore,ma la conoscevo,si condannava sempre più del necessario per i suoi sbagli.
Paola venne a cercarci,si accese una sigaretta,quasi come fosse un uomo colto che caccia la sua pipa dal taschino,ci guardó,e disse:
"Tutto é bene,ció che finisce bene.
Roberto stai tranquillo,tornerà. Non ci si puó liberare di un incubo fatto ad occhi aperti."
Le lanciai un'occhiataccia,e me ne andai.
Non avrebbe avuto senso spiegarle dove si sbagliava.
Passai sotto casa di Simona,ero di strada,e mi misi ad aspettare,ma non la avvisai.
Cominció a piovere,ma qualcosa mi diceva che sarebbe uscita a breve,avevo un sesto senso.
Sentii il rumore del cassonetto dei rifiuti che si apriva,mi voltai e la vidi, capelli raccolti,al naturale,con un pigiama che le andava grande,e devo ammettere che era ancora più bella vestita di imperfezione.
L'avevo vista in ogni modo,ma mi ero innamorato di ció che aveva paura di mostrare agli altri,di ció che nascondeva.
Ascoltando i suoi problemi poi,mi sono distratto ed é successo e basta.
Mi fissava,ma non osava avvicinarsi,aveva paura delle conseguenze delle sue azioni.
Ero tutto bagnato,allora mi chiese se volevo entrare in casa ad asciugarmi,aggiunse che i suoi non c'erano ed io accettai.
Mi tolsi la maglia,la mise ad asciugare e me ne diede un'altra che dapprima era mia.
Cercavo di sdrammatizzare,ero in imbarazzo,credevo volesse questo anche lei,ma poi mi guardó intensamente.
Mi alzai,la abbracciai,e le diedi un bacio in fronte e le dissi di non farmi preoccupare più.
Non me lo promise.
Aveva le labbra screpolate,e quando la baciai di nuovo,lo feci piano per paura di farle male.
Avevamo perso troppi anni infondo,ed era normale che trovassimo divertente il cambiamento.
Decisi di dirle che era bellissima per ogni volta in cui non avevo potuto.
Quando lo feci,si mise a cavalcioni su di me, mi bació dolcemente il collo,e mi sfiló la maglia.
La afferrai per la vita,ero nervoso,non era la prima volta per nessuno dei due ma,era diverso.
Le misi le mani sotto al pezzo di sopra del pigiama,e piano,piano,le contai le costole.
Delicatamente le tolsi il pigiama e le diedi un bacio sulla spalla.
Aumentó la temperatura,cosí mi sfilai i pantaloni,e lei fece la stessa cosa.
Cercai di toglierle le mutande,quando,inizió a correre.
Decisi di seguirla.
Aprí il rubinetto,lasció riscaldare l'acqua e mi disse di mettermi sul piano doccia.
Le massaggiai il corpo con il sapone,e lei fece lo stesso a me,e fu diverso perché quello non fu scopare,ma fare l'amore.

"Ti chiedo solo di credere in me."Where stories live. Discover now