23.Due destini separati

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Casa Vigorelli non era mai stata così ospitale, eravamo tutti nel salotto di casa di Jake e la situazione stava lentamente degenerando.
Eravamo tutti mezzi ubriachi e lo stereo non era mai stato spento.
Jake era seduto sul divano e stava lentamente buttando fuori il fumo, un po' di gente era in giardino a ballare ed altri ancora erano a bere dentro casa.
Insieme ad Emi ed Enzo aveva organizzato una specie di festa di compleanno per Cosimo, tutto a base di alcool e fumo.
Ovviamente non c'erano solo quelle, c'era un po' di tutto ma ci stavamo alla dovuta distanza.
Io non avevo mai provato altre sostanze, mentre Cosimo le aveva provate tutte, e voleva starci il più lontano possibile.
Andò tutto bene fino a quando non decidemmo di tornare a casa, ma ubriachi com'eravamo era impossibile guidare senza fare incidenti.
"Cosa facciamo?" Chiese Cosimo ridendo.
"Non lo so" risposi con lo stesso tono scherzoso, eravamo completamente andati.
"Andiamo a dormire da Federica, tanto abita qui vicino" suggerii.
"La tua amica figa?"
"Sì, lei"
"Va benissimo"
Ci avviammo barcollando verso la via dove abitava Federica.
Speravo solo che fosse in casa.
Quando arrivammo, citofonai a Federica e le spiegai velocemente cosa era successo, dopodiché ci aprì le porte di casa sua.
Salimmo le scale con una lentezza disumana, ma almeno non ci facemmo male.
Eravamo troppo ubriachi per renderci conto di dove fossimo e di cosa stessimo facendo.
Una volta a casa, Federica ci trascinò in camera e ci diede qualcosa da metterci addosso.
Ci addormentammo subito, eravamo troppo stanchi per fare qualcosa di diverso.

Naturalmente mi svegliai con un mal di testa allucinante, i raggi fiochi del sole filtravano dai buchi della tapparella, finendo sulla mia faccia.
Ero girata di fianco ed avevo una mano appoggiata sulla mia pancia.
Ci feci una carezza, ma c'era qualcosa che non mi era chiaro.
Aprii bene gli occhi e guardai meglio, quella mano non era tatuata.
Quella mano non era di Cosimo.
Mi agitai abbastanza, ero nel letto di un perfetto sconosciuto con addosso un paio di mutande e una maglietta un po' più lunga.
Tolsi la mano sconosciuta dalla mia pancia e mi sedetti, cercando di capire che cosa fosse successo.
Il tipo affianco a me era lì lì per svegliarsi, mi soffermai un po' a fissarlo per capire chi fosse, ma non mi veniva in mente nessuno.
Forse era a causa del mal di testa.
Mi massaggiai le tempie e cercai di trovare una soluzione al più presto.
"Buongiorno" sentii una voce roca rivolgersi a me.
"Saresti?" Chiesi fissandolo.
"Daniele, il cugino di Federica...Non ti ricordi niente di stanotte?" Chiese alzandosi.
Aveva addosso solamente un paio di boxer.
A livello di fisico non era niente male, ma continuavo a non capire nulla.
"Cos'é successo?"
"Oh, beh, questo dovresti chiederlo al tuo fidanzato" disse mettendosi addosso prima la felpa e poi i pantaloni, per poi infilarsi le scarpe ed uscire dalla stanza.
"Stammi bene, ho l'impressione che ci rivedremo presto" disse poco prima di appoggiare la porta ed uscire di casa dalla porta principale.
Aspettai due minuti e mi alzai.
Non riuscivo a ricordare cosa fosse accaduto, se mai fosse accaduto qualcosa, e che cosa ci facessi lì.
Con passo felpato uscii dalla stanza e mi diressi in cucina, dove c'erano Federica e Cosimo.
Entrambi stavano aspettando il caffé, Cosimo aveva gli occhi ancora rossi dalla sera prima.
Mi avvicinai e feci per lasciargli un bacio a stampo, lui invece di cingermi i fianchi e ricambiare, come faceva di solito, mi respinse.
"Cosimo?" Chiesi cercando il suo sguardo.
"Ne parliamo a casa" tagliò corto senza degnarmi di uno sguardo.
Guardai Federica, che in cambio mi seppe solo fare una smorfia incerta.
"Okay..."
Mi infilai in bagno e mi feci una doccia veloce, mi stava salendo l'ansia.
Insomma, non era possibile che Cosimo fosse incazzato per qualcosa che non sapevo nemmeno io.
Feci il tutto più velocemente possibile, tanto che dopo nemmeno un'ora eravamo già per strada.
Cosimo continuava ad ignorarmi, non mi dava neanche il modo di capire che cosa avesse.
Eravamo seduti vicini nel vagone della metro, lui aveva un'espressione seria, la mascella serrata e gli occhi che non trasparivano alcuna emozione.
Aveva le mani appoggiate alle ginocchia, provai a stringergliela ma me la spostò malamente.
"Cosimo..."
Nessuna risposta.
Provavo a ricordare, ma non mi veniva in mente nulla.
Ero sicura di essermi addormentata accanto a lui, eravamo ubriachi ma qualcosa, anche se poco, ricordavo.
Non mi sembrava di essermi alzata dal letto.
Alla nostra fermata, scendemmo e continuammo silenziosamente verso casa nostra.
Sembravamo due perfetti estranei.
Lui era avanti a me di qualche metro, continuava a camminare a passo svelto verso casa.
Attesi silenziosamente fino a casa, capii che era veramente incazzato quando lo vidi scagliare le chiavi di casa contro il tavolino.
Mi avvicinai, dovevamo chiarire.
Mi bloccai per un polso e mi ci piazzai davanti.
Lui mi rivolse uno sguardo pieno d'odio.
"Cosimo, si può sapere che cazzo hai? É da stamattina che mi continui ad ignorare!" Sbottai.
"Ah e me lo chiedi pure? Prima mi porto a casa di chi ci vuole morti e poi te lo scopi pure!"
"Secondo te me lo immagino che Daniele vive con Federica? E poi non ho scopato proprio con nessuno!"
"No, giusto, Daniele é uscito dalla stanza mezzo nudo proprio perché aveva caldo, ovvio" disse sarcastico.
"Cosimo, non so manco come cazzo ci sono finita là dentro"
"Certo, perché quando una scopa poi magicamente non se ne ricorda più" sputò acido.
"Co..." Tentai di ribattere.
"No Giulia, basta cazzate"
"Non sono cazzate, non puoi essere incazzato con me per qualcosa che non ho fatto!" Cercai di mantenere la calma e di non far notare la mia voce traballante.
Lui non mi rispose, si scostò e si diresse verso la camera, per poi chiudercisi dentro.

Scarface || Gué PequenoWhere stories live. Discover now