"Te lo avevo detto che ci saremo visti stasera, non ricordi?" Mi avvicinai a lui ancora perplessa, per poi sedermi sul letto, accanto a Dylan.
"Con "ci vedevamo stasera" non pensavo che ti avrei ritrovato nel mio armadio, da quanto tempo eri lì?" Lui sorrise befferdamente, ridacchiando sotto i baffi.
"Da 10 minuti, mentre stavi cenando."
Sospirai, non riuscivo ancora a credere che lo avesse davvero fatto.
"Dammi la tua mano, non essere spaventata." Mi porse la sua mano e non me lo feci ripetere due volte, la afferrai perché non ero spaventata, lui non mi spaventava affatto, mi confondeva le idee e rendeva le mie emozioni instabili.
"Tu non mi spaventi..." Sussurrai, sperando che non mi sentisse, cosa che non successe.
"Alla maggior parte delle persone con cui sono me stesso si." Fece intrecciare le nostre dita e a quel gesto mi venne la pelle d'oca, i brividi sfioravano ogni parte del mio corpo.
"E tu sei l'1% delle persone a cui non spavento." Ridacchiai a quell'affermazione da parte del moro, aveva un modo di esprimersi che nessuno possedeva.
"Potremmo essere amici, Dylan." Lo guardai nei suoi occhi, color nocciola, unici come pochi.
"Lo siamo già." Si alzò e di scatto sollevai il mio corpo, le nostre mani erano ancora intrecciate.
Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò con tono sicuro: "Vieni con me." Sorrisi, e a quel momento fece sciogliere le nostre dita, sentii un vuoto quando lo fece, una morsa allo stomaco, mai provata prima d'ora.
Andò alla finestra e si buttò sul tettuccio che c'era di sotto, mi affaccia per controllare se fosse ancora vivo.
"Dai Lydia, vieni." Non mi aveva chiamato Jessica, era un miracolo.
"Non mi hai chiamato Jessica. Miracolo." Lo presi in giro sorridendo, lui scosse la testa ridendo.
"Jessica carissima, vuole scendere dalla finestra e non rimanere lì impalata come un palo?" Finse di essere un uomo di corte e io scoppiai in una fragorosa risata.
Feci un salto e per poco non rotolavo sul tetto.
"Non ci posso credere, hai fatto un salto di un metro e stavi per cadere." Mi derise venendomi incontro, gli diedi un pugnetto sulla spalla e mi finsi offesa, mettendo su un broncio adorabile.
"Non mi fai tenerezza, tranquilla." Sorrise, le sue fossette erano qualcosa di indescrivibile, mi veniva una voglia matta di prenderle a pizzicotti.
"E non pensare di stuprare le mie povere guanciotte." Replicò facendo un altro salto per arrivare a terra, era bello alto e io avevo paura.
"Stai tranquillo, non stavo progettando di farti choppi choppi." Urlai per farmi sentire. Mi sedetti sul bordo del tetto e non riuscii a buttarmi giù, non ce la facevo.
Chiusi gli occhi e per un attimo mi è sembrato di non respirare più, poi qualcosa riuscii a farmi riprendere: la sua voce.
"Respira, non preoccuparti dell'altezza, pensa che sia bassissimo." Sussurrò al mio orecchio, era vicino a me e non capivo come aveva fatto in così poco tempo a ritornare sul tetto per tranquillizzarmi.
Mi buttai, con tutta il coraggio che avevo atterrai sulle punte e non successe niente, poi mi ritrovai Dylan che mi sorpassava con un salto dal tetto.
"Visto?"
Sorrisi, mentre lo seguii incamminandosi da qualche parte a me sconosciuta.
"Dove stiamo andando?"
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Unsteady ||•Dylan O'Brien•||
FanfictionLui era là, con le mani in tasca, appoggiato al muro. Mi stava sorridendo e io sapevo che se mi avrebbe rivolto parola sarei stata fottuta. "Vedo che il sottoscritto fa colpo anche il primo giorno di scuola." Ghignò lui venendo accanto a me. Da quel...
