Mors et vita

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Capitolo 13
"Mors et vita"

La prima settimana di Dicembre non ci mise molto ad arrivare, portando con se la solita aria natalizia, che rende questo periodo dell'anno uno dei più belli in assoluto.
Tuttavia già dagli ultimi giorni di Novembre, per i lunghi corridoi di Hogwarts si potevano osservare le magiche decorazioni che ornavano le pareti spesse e umide del Castello, accompagnate dall'odore acre di abete fresco.
Quell'anno Hagrid si era impegnato ancora di più rispetto a quegli precedenti, e con l'aiuto di Silente aveva decorato i famosi alberi di Natale che riempivano la Sala Grande con delle piccole palline magiche, in cui venivano raffigurate esperienza o avvenimenti che avevano contribuito a rendere gli anni passati i più belli e i più brutti per ciascuno studente di Hogwarts.
L'idea non era passata inosservata, e molti ragazzi si fermavano ad osservare l'interno delle piccole palline, rivivendo con tristezza momenti che avevano preferito dimenticare, e con gioia momenti che avevano contribuito - e contribuivano - a rendere il loro soggiorno ad Hogwarts nel miglior modo possibile.

Nonostante il piccolo aumento di temperatura che c'era stato qualche settimana prima, in quegli ultimi giorni la situazione stava tornando come alla fine del mese di Ottobre, e il freddo - da ottimo amico qual'era - si faceva sentire ancora di più.

Il cielo era costantemente cupo. E minacciava neve, molta di più di quella che era caduta nelle notti scorse.
Le montagne che facevano da corona alle mura spesse del Castello
erano imbiancate, e ricordavano tanto grosse fette di torta al cioccolato ricoperte di zucchero a velo.
Il lago nero era coperto da una spessa lastra di ghiaccio, ai cui bordi si addensavano piccoli grumi di neve.
I rami spogli del famoso Platano Picchiatore - il quale copriva l'ingresso del passaggio segreto che portava alla Stamberga Strillante, e contro il quale Harry Potter e Ronald Weasley si schiantarono con la Ford Anglia volante del padre di quest'ultimo - si tendevano al cielo avvolti da fiocchi di neve e rivestiti da piccoli diamantini di ghiaccio.

Era Giovedì 4, del dodicesimo e ultimo mese dell'anno quando la bellissima ibrida Ada attraversò furiosa, e fregandosene del fatto che qualche studente avrebbe potuto vederla - anche se fortunatamente non successe - l'infinito corridoio del secondo piano, raggiungendo l'ufficio del preside.
Quando Silente la vide, non si meravigliò di trovarla in quello stato. Al contrario, dentro di sé sorrise compiaciuto, poiché sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato.
«Sono stanca!»urlò Ada, camminando freneticamente per l'ufficio.
«Anche io lo sono, mia cara» cercò di sdrammatizzare la situazione il vecchio mago, senza successo, guadagnandosi in risposta soltanto un'occhiataccia.
«Sono stanca di tutto questo!-continuò quella-sono stanca di essere quel che sono... Un mostro»sussurrò, con voce debole.
A quelle parole Silente si alzò, raggiungendola. Poggiò le proprie mani sulle sue spalle, e la fissò da sopra gli occhiali a mezzaluna.
«Non dirlo mai più-mormorò con tono duro-tu non sei un mostro, Ada... I veri mostri sono là fuori»continuò, puntando gli occhi fuori dalle enormi vetrate che ornavano le pareti dell'ufficio.
Per qualche secondo regnò il silenzio.
Un silenzio carico di tensione, rancore, odio verso se stessi.

«Mi nutro di sangue, Albus...-sospirò-mi nutro di sangue di animali innocenti, degli stessi animali di cui un tempo si nutriva Voldemort, e di cui ora mi nutro io-fece una pausa-Sono stata creata. Sono stata creata da streghe che si concedevano al diavolo. Non sono stata concepita con amore, io. Sono stata creata per il semplice scopo che nessun'altra strega venisse uccisa in futuro. E io mi sento un mostro, Albus, perché questa non è la vita che avrei voluto avere... Se mai ne avrei voluto avere una. Non mi posso osservare allo specchio, perché un pezzo di vetro non può riflettere l'immagine di una persona morta. Ed io è questo che sono. Sono morta e sono risorta dagli inferi più bui»concluse.

Ogni scommessa, ha le sue conseguenzeWhere stories live. Discover now